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Appunti di Viaggio

La  Polonia è uno stato dell'Europa Cantrale confinante ad ovest con la Germania ed ad est con i paesidell’ex Unione Sovietica. La sua posizione geografica l’ha resa sempre un paese conteso dalle grandi potenze ed è, pertanto, testimone di una storia travagliata che l’ha vista sotto la dominazione di vari regimi. Dalle dinastie monarchiche, che vanno dal medio evo fino ai dintorni del 1700, alla continua spartizione tra gli stati confinanti (Germania, Russia, Austria) fino al 1989 quando conquistò la sua piena libertà dal dominio sovietico con la vittoria del partito di Solidarność. Solo da allora la Polonia è riuscita a migliorare il suo standard di vita con il pieno sviluppo di un’economia avanzata tutt’ora in crescita grazie anche al suo ingresso nell’Unione Europea.
Pur tuttavia, le dominazioni che si sono succedute, soprattutto le dinastie reali, hanno arricchito la Polonia di bellezze artistiche per cui vanta anche un crescente sviluppo del turismo incrementato dai pellegrinaggi religiosi. Da secoli, infatti, la Polonia è una nazione a stragrande maggioranza cattolica e molti polacchi considera
no il cattolicesimo come parte dell'identità nazionale polacca. L’edificazione di innumerevoli chiese e santuari ne sono la testimonianza. L’elezione del cardinale Karol Wojtyla a pontefice nel 1978 fu davvero un evento accolto da tutta la Polonia con grande entusiasmo. È facile che, girando per le città, ci si trovi di fronte a statue che lo rappresentano. A lui è stato dedicato il Santuario della Divina Provvidenza, nei pressi di Kalvaria, non a caso, vicino ad un altro santuario, quello di Suor Faustina che Papa Giovanni Paolo II venerava molto


Il nostro viaggio comincia a Breslavia. Ridente e pittoresca cittadina. Sviluppatasi sul fiume Oder, la città di Breslavia si estende su una serie di isole di varia grandezza che le è valso l’appellativo di “Venezia del nord”. Conta circa 600.000 abitanti. La sua storia risale al medioevo quando fu dominata dalla dinastia dei Piast, che viene riconosciuta come la fondatrice della Polonia.
Breslavia conta numerose Chiese tra le quali la Chiesa di San Martino, costruita in mattoni e pietra. Nel medio evo era la cappella del castello dei Piast e durante la dominazione tedesca rimase l’unica chiesa di Breslavia in cui era permesso di celebrare la messa in lingua polacca. Per questo è sempre stata una tra le chiese più amate e frequentate dai cittadini di Breslavia.
La Chiesa di S. Egidio è il più vecchio edificio sacro della città in cui, ogni Domenica, si celebra la messa dedicate ai bambini in età prescolare ed una volta al mese, la messa per gli artigiani.
la Chiesa del Santo Nome di Gesù, che sorgendo accanto all’Università è meglio conosciuta come Chiesa Universitaria. Risale alla metà del 1600 e la sua costruzione venne affidata ad un architetto italiano, Teodoro Moretti, che si ispirò alla Chiesa del Gesù di Roma.
La Chiesa di Santa Maria in Arena, sorge su una delle isole più caratteristiche isole di Breslavia, l’Isola di sabbia, una porzione di terra circondata dal fiume Oder collegata al resto della città da bellissimi ponti con parapetti lavorati in ferro carichi di centinaia e centinaia di lucchetti lasciati come pegno d’amore. La chiesa è un bell’esemplare di stile romanico, posizionata vicino al fiume, si rispecchia nelle sue acque diventando un elemento doppiamente decorativo dell’isola.
Tra tutte le chiese, quella di maggior importanza è il Duomo di San Giovanni Battista la cui prima costruzione, in stile romanico, risale all’anno 1000 sotto la dominazione dei Piast che la riconobbero sede del vescovado. La sua esistenza è stata caratterizzata da una serie di distruzioni e ricostruzioni fino alla seconda guerra mondiale quando i bombardamenti lo danneggiarono per circa il 70% della sua struttura, ma di nuovo ricostruita.

 Il cuore di Breslavia è rappresentato dalla Piazza del Mercato. Una grande piazza la cui parte centrale è occupata dal palazzo del Municipio, un imponente costruzione iniziata intorno al 1300. Sottoposto a varie ricostruzioni ed abbellimenti è un misto di vari stili architettonici: dal gotico medievale al rinascimentale, ma ben armonizzati. Notevole la torre civica sulla cui guglia spicca un bellissimo orologio astronomico. Tutt'intorno chiudono la piazza le case borghesi dei ricchi mercanti: palazzetti colorati in varie tinte pastello con tetti rossi e spioventi dove si aprono deliziosi abbaini in legno. Davanti al municipio, si erge una fontana in vetro in stile moderno con molti zampilli d’acqua che, infrangendosi sulle pareti di vetro della fontana, danno l’illusione che anche le pareti siano liquide.
La piazza, rigorosamente isola pedonale, ha tutto l’aspetto del “salotto buono” della città.

Ma l’attrazione più amata dai turisti e dai bambini sono gli Gnomi di Breslavia.
 
Piccoli ometti di bronzo dislocati negli angoli più impensati della città. Se ne contano circa 400 e sono destinati ad aumentare. Tutti diversi gli uni dagli altri. Per trovarli bisogna guardare attentamente non solo a terra, ma anche sui davanzali delle finestre, ai piedi di una colonna o addirittura sui lampioni e perfino sull’argine del fiume. Questa tradizione è piuttosto recente e prende spunto dal movimento anti-comunista degli anni ’80, definito “Alternativa Arancione”.
I componenti di questo movimento politico erano soliti contestare il regime scrivendo sui muri frasi di denuncia che puntualmente venivano cancellate dalle autorità con vernice bianca. Ma il movimento non si arrendeva e su ogni cancellatura tornava a disegnare immagini di gnomi con il cappuccio arancione, per continuare la contestazione in modo pacifico ma molto satirico mettendo in ridicolo il governo. Dalla caduta del comunismo, però, nessuno più si ricordò degli gnomi. Solo nel 2001 cominciarono ad apparire le prime statuine di gnomo che ricordavano il movimento e la sua attività. Da allora gli gnomi aumentano in continuazione. Tutti diversi gli uni dagli altri: lo gnomo chirurgo, carcerato, sognatore, rock, giardiniere, rettore e…chi più ne ha, più ne metta. Infatti ancora oggi è possibile piazzare nuovi gnomi, previa autorizzazione, così da farne un vero e proprio simbolo di Breslavia.


      


 
Da Breslavia ci spostiamo a Cracovia.
La città sorge sulle rive del fiume Vistola, in una valle ai piedi dei monti Carpazi. In passato è stata a lungo la capitale del paese e a tutt'oggi rimane il principale centro culturale, artistico e universitario. E’ sede, infatti, della più antica Università del paese ed una delle più antiche d'Europa.
 La città, una delle principali mete turistiche della Polonia, è iscritta nella lista UNESCO
come patrimonio dell'umanità.
Il cuore pulsa nella Piazza del Mercato. Essa rappresenta il principale punto d’incontro dei cittadini e dei turisti con i suoi bar e ristorantini che le fanno da corona e che offrono ai passanti la possibilità di sedersi ai tavolini per la degustazione e per godere delle bellezze della piazza stessa. È facile incontrare carrozze bianche trainate da una coppia di cavalli che accompagnano i turisti nel giro della città, ma il servizio non è affatto economico.
Al centro della piazza del mercato si erge il Mercato dei tessuti, una costruzione inaugurata nel XIII secolo come una sorta di "centro commerciale
”. Oggi al di sotto di esso si apre un grande corridoio bazar con ai lati due file di piccole botteghe di souvenir. Tra i tanti spiccano quelli tipici dell’artigianato del legno, della ceramica e dei gioielli con pietre in ambra.
Su un lato della piazza si erge la Basilica di Santa Maria la cui facciata è fiancheggiata da due torri di differente altezza. La torre più alta, decorata con una corona dorata, è conosciuta come “Hejnalica” (Tromba) il cui suono, in passato, indicava l'apertura e la chiusura delle porte della città oppure il pericolo in caso d’incendio o d'invasione nemica. Ancora oggi la “hejnal” suona, in cima alla torre, ma solo per scandire le ore del giorno e della notte: ad ogni ora si affaccia un trombettiere che riproduce la melodia del “hejnal”, ed alla fine del motivo musicale, agita la mano in segno di saluto così da ricevere l’applauso cordiale dei turisti.
La piazza è circondata
dai palazzi di origine medievale, con le loro tipiche facciate dai colori pastello ed affrescate con motivi allegorici e floreali.

Cracovia è sovrastata dalla Collina Wawel che sorge sulla riva sinistra del fiume Vistola
. Luogo molto simbolico per gli abitanti perché alcuni resti archeologici la indicano come luogo di primo insediamento umano. Sulla collina sorge il Castello Reale e la Cattedrale.

Il Castello di Wawel
fu residenza reale e luogo in cui i reali di Polonia governarono lo Stato per cinque secoli, dal 1038 al 1596 . Dal 2012 a maggio 2017 ha ospitato il dipinto di Leonardo Da Vinci “La dama con l’ermellino”, ora ubicato al museo nazionale di Cracovia. Il castello conserva ben 155 arazzi di fattura fiamminga, ordinati da re Sigismondo Augusto, tra il 1520e il 1572, che scelse personalmente le illustrazioni e le dimensioni così da renderli adatti alle determinate stanze del castello waweliano. Un grandissimo cortile si apre all’interno del castello, con tre ordini di loggiate opera di due architetti rinascimentali italiani, Francesco Della Lora e Bartolomeo Berecci.
Il castello di Wawel è legato anche al simbolo della città di Cracovia, il drago. Infatti la leggenda racconta che nei tunnel del castello si fosse annidato un terribile drago e che ogni settimana il popolo di Cracovia dovesse privarsi, a turno, di un capo di bestiame, in genere un bovino, per darlo in pasto all’abominevole creatura. Grakch, l’allora sovrano del castello, chiese ai suoi figli di porre fine a questa ingiustizia. I due giovani ebbero l’idea di riempire di zolfo lo stomaco del bovino, prima di darlo in pasto al mostro. Quando il drago inghiottì il bovino morì all’istante, perché la combustione dello zolfo lo fece esplodere. E fu così che il drago divenne il simbolo della città di Cracovia.

 La Cattedrale dei Santi Stanislao e Venceslao è stata la cattedrale di rappresentanza dei re in cui si celebravano le incoronazioni dei sovrani polacchi
, ed inoltre fu nominata chiesa madre dell'arcidiocesi di Cracovia. All’interno della cattedrale, la cappella di Sigismondo è uno dei monumenti architettonici di maggior pregio di tutta Cracovia. E’ stata definita «il più bell'esempio del Rinascimento toscano a nord delle Alpi ». Si può accedere alla sommità del campanile della Cattedrale per ammirare il panorama della città.







                                                    


                 
Foto Breslavia
                           
Foto Cracovia













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Auschwitz e Birknau. Non è certo facile, in un viaggio di piacere, affrontare un’atroce realtà storica, non molto lontana nel tempo.
Auschwitz e Birknau, oggi musei dell’atroce genocidio che fu perpetrato durante gli anni della seconda guerra mondiale e dove furono massacrati e torturati più di 1.300.000 persone tra ebrei, zingari, omosessuali ed asociali, termine generico che comprendeva i delinquenti abituali, le prostitute, gli alcolizzati, i vagabondi senza fissa dimora e i renitenti al lavoro.
All’entrata del campo di concentramento di Auschwitz la scritta sul cancello  “ARBEIT MACHT FREI” che significa “ Il lavoro rende liberi” suona alquanto beffardo e menzognero nel descrivere quel campo nel quale i lavori forzati e la condizione disumana di privazione dei prigionieri prevedeva già  un finale tragico. Il campo è diviso in 19 blocchi dove sono raccolti in grandi vetrine i reperti dello sterminio. Mucchi di occhiali, capelli, scarpe, rasoi, pettini e tutto ciò che era parte della quotidianità. Quegli ammassi informi diventano testimonianza di un’atroce destino.
Subito all’arrivo, i prigionieri venivano selezionati tra abili al lavoro e non abili. Alcuni prigionieri, spesso tra i criminali comuni, venivano nominati supervisori per gli altri detenuti. Tali supervisori, chiamati Kapo, commettevano, nella maggior parte dei casi, orrendi crimini abusando del proprio potere e divenendo così complici dei propri carnefici.

Auschwitz I, durante il periodo dell'Olocausto, venne ampliato con altri complessi. Birkenau (detto anche Auschwitz II) fu il principale campo di sterminio del complesso di Auschwitz. Qui furono imprigionate parecchie centinaia di migliaia di deportati. Il campo fu installato presso la località di Birkenau, che significa "campo di betulle", a circa 3 km dal campo di Auschwitz I. Il luogo fu selezionato per la vicinanza della linea ferroviaria che semplificava il trasporto dei deportati. La vita di stenti e sofferenze dei deportati nel campo è testimoniata dai blocchi di baracche che non erano altro che stalle in legno per gli animali, ma fungevano da dormitori. All’interno solo file di larghe brande in legno a castello da 5-6 posti l’una: una raccapricciante situazione di promiscuità e putridume. I servizi igienici erano completamente assenti, nei primi tempi, sostituiti da fosse scavate a cielo aperto usate anche d’inverno quando le temperature si abbassavano di diversi gradi sotto lo zero. Solo più tardi si costruirono dei capannoni con latrine sistemate su due file, ma sempre comuni senza un minimo di apparato per la privacy.
Anche un terzo campo faceva parte del complesso di Auschwitz: Monowitz, dove soggiornò e lavorò Primo Levi. A
questo link la sua descrizione del campo tratto dal libro “Se questo è un uomo”.  
Di questo terzo campo non ci sono resti visibili perché i tedeschi, alla fine della guerra, nell’ansia di nascondere le prove dei loro crimini, hanno distrutto la maggior parte delle strutture del campo tranne lo storico complesso di Buna Werke, la fabbrica di materiali metallici, gomma sintetica e lattice che continua ancora oggi a funzionare.


Il nostro viaggio procede verso Wieliczka per visitare la Miniera di Sale
Wieliczka è una delle più antiche miniere di sale al mondo, ma non più in funzione dal 1996 ed oggi è adibita a museo.
La miniera, complessivamente, raggiunge una profondità di 327 metri e presenta gallerie e cunicoli per un'estensione totale di 287 km. Più limitato è il percorso turistico che prevede 800 scalini per raggiungere una profondità di 135 metri e solo 3 Km di percorso dove si snodano cunicoli, grotte e laghi.
Lungo il percorso ci si imbatte in  varie scenografie, alcune anche meccanizzate, che ricreano momenti del lavoro di estrazione del sale spiegando e dando esempio dell’uso degli attrezzi che venivano utilizzati dai minatori. Molto suggestiva l’illuminazione che, percorrendo tutta la scala di discesa, crea dei giochi di luce tali da mettere in evidenza la profondità della miniera stessa. Una volta arrivati alla profondità massima, si cammina lungo le rotaie dei carrelli che trasportavano il sale, e si attraversano una serie di stanze decorate con sculture di sale che rappresentano figure umane o sacre. Addirittura, in un angolo di una di queste stanze, si vede spuntare la scultura di un grandissimo drago.
 Durante il percorso si incontrano anche alcune cappelle adibite per la preghiera dei minatori che passavano l’intera giornata senza mai vedere la luce del giorno. Ma alla fine del percorso ci si apre dinanzi una vera e propria meraviglia, il capolavoro dell’architettura 
mineraria: la Cappella  di Santa Kinga. Una vista mozzafiato. L’interno di una vera e propria cattedrale scolpita interamente nel sale. Sulle pareti laterali sono scolpiti diversi bassorilievi, tra cui anche riproduzione di quadri d’autore come l’Ultima cena di Leonardo. Dal soffitto pendono una serie di lampadari di cristalli di sale allineati lungo tutta la navata. Persino il pavimento è scolpito in mattoni ottagonali e quadrilateri. È la perla della miniera per la quale vale la pena scendere così tanti gradini per ammirare e godere un vero e proprio capolavoro. 
Prima di uscire si attraversano ampi spazi adibiti per il conforto dei turisti con bar, ristoranti e negozietti di souvenir per poi risalire in superficie con un ascensore velocissimo che in meno di 40 secondi rimonta la profondità di 135 metri aggiungendo un ulteriore esperienza emozionale alla visita.

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Il nostro viaggio volge al termine e ci dirigiamo a Varsavia, capitale della Polonia, da dove ripartiremo per l’Italia, ma non prima di averla visitata.
Varsavia è situata sul medio corso del fiume Vistola
. In realtà la capitale polacca è l’unione di due città divise dallo stesso fiume. Se i quartieri della sponda occidentale della Vistola comprendono i principali monumenti del potere civile, politico e religioso e sono chiamati propriamente Varsavia, a est del fiume si trova Praga che non ha nulla a che vedere con la capitale Ceca. Probabilmente i primi insediamenti urbani furono proprio a Praga, ma per molto tempo rimase la parte considerata peggiore della città come zona malfamata. A differenza di Varsavia, Praga è fortunatamente scampata ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e oggi sta avendo una riqualificazione grazie alla presenza di numerose botteghe di artisti, gallerie, teatri e locali alternativi.
Varsavia, invece, fu distrutta quasi completamente dalla seconda guerra mondiale, ma ricostruita sulle sue macerie mantenendo lo stile e la struttura originarie degli edifici. La ricostruzione infatti si è basata su documenti storici o dipinti e foto che raffiguravano la città prima della guerra. Uno dei più preziosi pittori per la sua ricostruzione è stato Bernardo Bellotto, italiano, nipote del Canaletto che dipinse molti scorci di piazze e vie della città. Là dove è stato possibile, nella ricostruzione, sono stati inseriti i resti in mattoni dei vecchi edifici con l’intento di recuperare il più possibile la vecchia città distrutta. A Varsavia non manca di certo l’architettura moderna. Sono notevoli i grattacieli che svettano con le pareti a specchio, dove si riflettono l’uno l’altro intrecciandosi armoniosamente ai più sobri ed eleganti edifici dalle tinte pastello e dai tetti spioventi.
L’edificio più noto ed ancora mai superato in altezza dai più moderni grattacieli è il
Palazzo della Cultura e della Scienza. Un mastodontico palazzo di epoca sovietica, risalente al 1952-1955 situato accanto alla stazione centrale e che rappresenta ancora il centro commerciale, finanziario ed economico di Varsavia.

 La città vecchia è il quartiere più turistico della capitale polacca. Il cuore è rappresentato dalla Piazza del Mercato con i suoi numerosi bar e ristoranti. Al centro della piazza si erge la statua della Sirenetta che è il simbolo della città. Alcune leggende la descrivono come la sorella della sirenetta di Copenaghen. Le case che si affacciano sulla piazza, anch’esse distrutte dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, sono ricostruite nel loro stile originale. Le facciate dai colori pastello, affrescate con decorazioni liberty, i tetti spioventi e di altezze diverse dai quali spuntano i tipici abbaini, rendono la piazza uno dei luoghi più suggestivi della città.
Percorrendo Via Cracovia definita il salotto di Varsavia per la sua eleganza e signorilità, si arriva a Piazza Castello che prende il nome dal castello reale. Un enorme costruzione rossa con al centro un’alta torre. Parzialmente distrutto dalle bombe tedesche
durante l'invasione della Polonia del settembre 1939 , fu pesantemente danneggiato dai bombardamenti tedeschi durante la rivolta di Varsavia . La sua ricostruzione iniziò intorno al 1970, l’orologio della torre fu restaurato e reso di nuovo funzionante, ma volutamente fermato all’ora esatta del bombardamento dell’aviazione tedesca.

Tra i personaggi più illustri di Varsavia non si può dimenticare il compositore e pianista Fédéric Chopin, nato e vissuto a Varsavia dalla quale ha tratto ispirazione per le sue canzoni polacche, mazurche, valzer e polonaises
. All’età di 21 anni, il destino lo portò a Parigi da dove non tornò più e dove morì ancora giovane. Si racconta che la sorella, che lo assistette nei suoi ultimi giorni, dette seguito al desiderio del compositore di riportare in patria almeno il cuore dopo la sua morte. Ella riuscì a trafugare il cuore del fratello per riportarlo a casa. Oggi è ancora custodito in un’urna dentro un pilastro della Chiesa di Santa Croce. Lungo le vie di Varsavia, nei luoghi legati al compositore polacco, sono state edificate alcune panchine multimediali in marmo per commemorare i 200 anni dalla nascita del grande compositore. Le panchine sono dotate di un pulsante che permette di scegliere un brano musicale di Chopin ed ascoltarlo avendo come sfondo i luoghi in cui visse l'autore.

La Cattedrale di Giovanni Battista costruita nel XIV secolo in stile gotico, è la chiesa più 
importante a Varsavia. Rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, la sua ricostruzione avvenne nel pieno rispetto del suo aspetto originale grazie all’utilizzo di disegni e fotografie. Su un lato esterno della cattedrale un cingolato di un carro armato è stato volutamente incastonato a ricordo della sua distruzione. L’interno della chiesa è interamente in stile gotico. Notevoli le vetrate che raccontano la storia millenaria della Polonia. Sull’altare maggiore una bella riproduzione della Madonna Nera di Częstochowa a cui i polacchi sono molto devoti.

 Il Quartiere Ebraico
 il quartiere Ebraico, Muranow, si trova ad ovest della Città Vecchia ed è stato realizzato nel XVII secolo dall’architetto veneziano Giuseppe Bellotti. Il suo nome si deve all’isola veneta di Murano e qui, prima della seconda guerra mondiale, abitava la più grande comunità ebraica d’Europa. Una comunità che interagiva ed era ben integrata con il resto della cittadinanza. Solo nel 1940 i nazisti vi stabilirono il Grande Ghetto, isolando il quartiere dal resto della città con un muro in mattoni alto 3 metri. Ciò rappresentò
il primo passo nel processo che avrebbe portato, nel giro di pochi anni, allo sterminio della quasi totalità dei suoi abitanti. Il 19 aprile del 1943 i sopravvissuti alle deportazioni imbracciarono le armi e diedero vita ad una rivolta. L’insurrezione andò avanti per 3 settimane fino a quando gli aeri tedeschi rasero al suolo il ghetto. Dopo la guerra il quartiere ebraico è stato ricostruito ma alcuni brandelli di muro del ghetto storico sono ancora visibili in alcuni cortili dei nuovi edifici.

FINE             

 
























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