logo forumlive I concorsi di Forumlive
favoliamo insieme
Concorso riservato ad alunni della scuola Primaria e Secondaria di I grado.
Questa fiaba è stata scritta da Giacomo Ferrera e mai terminata....
..... vediamo come l'hanno completata i ragazzi che hanno partecipato al concorso....
L’ORDINE ALFABETICO (storia incompiuta)
1 – La storia comincia con il Merlo dal becco Giallo
Il Merlo dal Becco Giallo se ne stava posato, serio e dignitoso, sopra un rametto della Quercia Gigante, vicino al suo nido Era molto adirato con il Re e pensava come fargli passare la voglia di venire a caccia nella foresta e di spaventare gli animali.
In quel mentre, ecco capitare sotto la Quercia Gigante, proprio a proposito, il Lupo e la Volpe, uno più affamato dell’altra. Il Lupo levò il muso in alto, verso il nido del Merlo, e con bel garbo e con voce chiara cominciò a parlare così:
Merlo mio dal Becco Giallo,
dalle zampe di corallo,
ci vuoi dir per cortesia
quale modo ancor ci sia
per entrare quatti quatti
e vuotare tutti i piatti
nella mensa del sovrano,
ti che vedi da lontano?
Se un favor ti chiedo, fallo,
Merlo mio dal Becco Giallo!
Ciò detto, il Lupo si voltò e con la coda fece prima il punto interrogativo e poi quello esclamativo.
Al Merlo, in quel momento, non parve neanche vero di profittare del Lupo e della Volpe per fare un cattivo servizio al Re, e perciò si affrettò a rispondere così:
Nel giardino del Palazzo
C’è Gervasio il giardiniere:
ogni giorno parte a razzo
per andare fuori a bere.
Se ne va con la carretta
E trasporta l’erbe e i fior;
con la solita sbornietta
torna poi di buon umor.
Quindi, come nascondiglio,
la carretta vi consiglio:
vi trasporta dentro e fuori
ben nascosti in mezzo ai fiori.
Avuta questa bella risposta, il Lupo e la Volpe fecero un bell’inchino al Merlo e si allontanarono con discrezione.

2 – La Volpe studia il suo piano

Il Lupo aveva una grande forza, una bella voce e sapeva fare le poesie, ma non capiva niente. Perciò si rivolse alla Volpe e disse:
-Il Merlo ha parlato di giardiniere che va fuori a bere, ma io ho fame.
- Cerca di capire, una volta tanto! – gli rispose la Volpe - Il giardiniere Gervasio entra ed esce con la carretta dei fiori. Nessuno lo controlla. Noi ci nascondiamo nella carretta, entriamo inosservati nel giardino del palazzo, al momento opportuno saltiamo fuori, entriamo quatti quatti, portiamo via tutto quello che c’è di buono nella cucina e nella dispensa del Re, carichiamo tutto sulla carretta, ci nascondiamo dentro un’altra volta e aspettiamo che Gervasio ci porti fuori senza farcene accorgere, e allora è fatta.
- Ma io non li mangio i fiori – disse il Lupo.
- Senti, piantala! – rispose la Volpe – lascia fare a me ed esegui miei ordini. Neanche la fame ti aguzza l’ingegno. Adesso andiamo subito alla Taverna del Rospo Volante, dove a quest’ora troveremo certamente il giardiniere.
Così i due lasciarono la foresta e si incamminarono a grandi balzi verso la taverna.

3 – Qui facciamo conoscenza con Gervasio e con i suoi amici

La taverna del Rospo Volante aveva un’insegna ormai scolorita dal tempo. Tuttavia, si potevano ancora leggere queste parole:
Su, venite, gente mia!
Meglio qui che in farmacia.
Una tabella applicata alla porta recava scritto: oggi trippe, baccalà in umido, zuppa di rane, lumache al forno.
Il Lupo e la Volpe si avvicinarono pian piano alla finestra e videro, seduto al tavolo, il giardiniere Gervasio tutto intento a mangiare lumache e a vuotare boccali di vino in compagnia di tre guardie del re, libere dal servizio. Fuori, nel prato, c’era la carretta piena di piante e di fiori. Il cavallo Gelsomino, attaccato alle stanghe, era tutto intento a mangiare le margherite e l’erbetta tenera, di cui era ghiottissimo.
Il momento era favorevole; il Lupo e la Volpe saltarono dentro la carretta e si nascosero. Ma le loro lunghe code rimanevano sempre fuori, e non c’era verso di nasconderle. Come fare? La Volpe allora decise di tenerle ferme e dritte verso l’alto, come se fossero piante ornamentali.
In quel momento Gervasio uscì barcollando dalla taverna e salì sulla carretta. Incitò con la voce il cavallo Gelsomino e prese la via del ritorno verso il palazzo reale, cantando a squarciagola una canzone che diceva così:
Vieni fuori mia bella Miranda
Fatti un poco vedere al balcone,
vieni fuori a sentire la banda
che ti suona una bella canzone
mentre tutti i soldati del Re
passan fieri sfilando per tre.
Così cantando, arrivò al cancello del giardino. Una guardia aprì e Gervasio fece il suo ingresso trionfale mentre il Lupo e la Volpe, ben nascosti, continuavano a tenere le loro code ben dritte, a guisa di piante ornamentali.
Il guaio cominciò quando Gervasio si fermò davanti alla serra. Sciolto il cavallo Gelsomino, che se ne andò nella scuderia per conto suo, il giardiniere, brillo e barcollante, cominciò a scaricare la sua carretta. Afferrò prima la coda del Lupo credendo che fosse una pianta, se la sentì muovere e sussultare tra le mani, e allora esclamò:
- Oggi devo avere bevuto troppo: la terra ondeggia mentre cammino e le piante da vaso si muovono. Meglio che io vada subito a dormire.
Ciò detto, lasciò andare la coda del Lupo e si ritirò in un capanno, nell’angolo del guardino, si gettò su di un bel letto di foglie e poco dopo, pieno di vino e di lumache, cominciò a russare come un trombone.
Il Lupo e la Volpe, quatti quatti, scesero dalla carretta e si nascosero in una grande aiuola di ortensie, in attesa del momento propizio per entrare nel palazzo reale a fare man bassa nella dispensa del re.

4 - Il Re perde la pazienza con la servitù e impartisce ordini severi

Nel palazzo reale, il Re gridava così forte che il Lupo e la Volpe, che se ne stavano zitti zitti e ben nascosti nel giardino, potevano sentire ogni parola. Gridava con la cuoca Filomena, perché aveva adoperato lo scettro per mescolare la polenta; con il Regio Portiere, perché aveva lasciato entrare le galline nella sala del trono, con il maggiordomo Bernardo perché gli aveva messo in testa uno scolapasta invece della corona.
- Questa non è una reggia – egli gridava – ma una gabbia di matti! Qui non regno io: regna sempre il massimo disordine! E ora basta! Venite tutti nella sala del trono e mandate via le galline!
Quando il maggiordomo Bernardo, la cuoca Filomena, il Regio Portiere, il Ministro degli Interni, gli uomini di fiducia Saltarello e Gambalesta si radunarono tutti, il Re salì sul trono e solennemente cominciò a parlare così:
Da oggi, ogni cosa deve essere sistemata in ordine alfabetico. Per esempio, in questa Sala, mettiamo tutti gli oggetti che cominciano per S, come le sedie, il sofà, lo scettro, la spada eccetera; invece quegli altri oggetti che cominciano per C come cucchiaio, cavoli, cannella, cicoria, cipolle, caramelle, camomilla eccetera vanno sistemati in Cucina; nell’Atrio mettiamo tutte le cose che cominciano per A e così via.
Saltò su la cuoca Filomena che osservò:
- Eccetera e così via non significano niente. Me, mi pare tutto sbagliato, perché mi troverò la cucina piena di cose che cominciano per C come cemento, catrame, tutta roba che non mi serve, mentre se ho bisogno per esempio di zucche, zucchero o zolfanello mi tocca di andare nella stanza che comincia per z che mica c’è in questo palazzo e allora non mangia nessuno.
Il ragionamento di Filomena era troppo convincente.

FIN QUI ARRIVAVA LA FAVOLA ORIGINALE. VEDIAMO COME L'HANNO CONTINUATA I NOSTRI PARTECIPANTI..............
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