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GLI SPAZI URBANI
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"La città tradizionale dell’Europa mediterranea, che viene generalmente presa come modello…, è un organismo a tre elementi attorno ai quali si ripartiscono le sue attività e si definisce il suo ruolo. Il primo è l’elemento sacro, che simbolizza la protezione degli dei e impone dei doveri collettivi, generatori di disciplina. Il secondo è l’elemento militare, o della sovranità, rappresentativo del potere e del possesso dello spazio dominato dalla città…Il terzo è il mercato con i suoi annessi artigianali, luoghi dove si realizza l’economia specificamente cittadina…"
Dalla voce Città, curata da P. GEORGE, nella
“Enciclopedia delle scienze sociali”, E accanto agli spazi pubblici, quelli privati della realtà domestica: gli spazi abitativi delle case. |
La casa | La strada | La piazza |
LA CASA | ||||||||
Il primo segno della presenza dell’uomo nell’ambiente è la sua abitazione, dalle prime palafitte fino ai più avveniristici palazzi contemporanei. L’uomo lascia la sua impronta, crea nuovi paesaggi... "Per gli esseri umani, l'istinto di "marcare il territorio" non ha solo una funzione difensiva (tenere fuori gli estranei), ma serve anche a riconoscere quei luoghi come i nostri. Per questo decoriamo la casa secondo i nostri gusti, disponiamo in un certo modo i mobili, mettiamo sui mobili degli oggetti che ci piacciono. La casa dice così chi siamo noi, quali sono le nostre preferenze, e sovente vedendo la casa di una persona si capisce il carattere di chi ci abita". (dal sito www.tolerance.it) |
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Uno dei più antichi trattati di architettura è l'opera di Vitruvio, che fornisce le misure della casa patrizia romana in modo che risulti armonica e ordinata nelle sue parti. Nelle varie epoche sono state studiate per le case le soluzioni architettoniche più disparate, il linea con gli stili del tempo e le esigenze urbanistiche. I poeti e gli artisti vedono nella casa qualcosa di magico, che li riporta all'infanzia o al loro mondo interiore. «Vous n'avez pas remarqué qu'il y avait dans Les Fleurs du Mal deux pièces vous concernant, ou du moins allusionnelles à des détails intimes de notre ancienne vie», écrit Baudelaire à sa mère le 11 janvier 1858. L’une de ces pièces est «Je n’ai pas oublié, voisine de la ville»: dans ce poème sans titre, faisant partie des «Tableaux Parisiens», Baudelaire évoque la maison de son enfance et la figure de sa mère. |
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Charles Baudelaire, Les fleurs du mal, XCIX
Je n'ai pas oublié, voisine de la ville, Notre blanche maison, petite mais
tranquille; Sa Pomone de plâtre
et sa vieille Vénus Dans un bosquet chétif cachant
leurs membres nus, Et le soleil, le soir, ruisselant
et superbe, Qui, derrière la vitre où se
brisait sa gerbe, Semblait, grand oeil ouvert dans
le ciel curieux, Contempler nos dîners longs et
silencieux, Répandant largement ses beaux
reflets de cierge Sur la nappe frugale et les
rideaux de serge.
Grazia Deledda, Il paese del vento
Ed ecco che tutto il resto, il mio fidanzamento, il mio
matrimonio, il trovarmi io in quel posto ed in quella situazione, tutto
diventava davvero un sogno fra il tragico e il ridicolo. La realtà era
un'altra. Io stavo ancora nella mia casa paterna, al limite tra la valle e
un paese che, per quanto capoluogo di provincia, conservava tutti gli
aspetti, il colore e il clima di un villaggio dell'epoca del ferro. |
Vitruvio, De Architectura VI,3,5 Alis dextra ac sinistra latitudinis, cum sit atrii longitudo ab XXX pedibus ad pedes XL, ex tertia parte eius constituatur. Ab XL ad pedes L longitudo dividatur in partes tres semissemque, ex his una pars alis detur. Cum autem erit longitudo ab quinquaginta pedibus ad sexaginta, quarta pars longitudinis alis tribuatur. […] Tablinum, si latitudo atrii erit pedum viginti, dempta tertia eius spatio reliquum tribuatur. Si erit ab pedibus XXX ad XL, ex atrii latitudine tablino dimidium tribuatur. Oeci […] conlocantur spectantes ad septentrionem et maxime viridia prospicientes, valvasque habent in medio. Ipsi autem sunt ita longi et lati, uti duo triclinia cum circumitionibus inter se spectantia possint esse conlocata, habentque dextra ac sinistra lumina fenestrarum valvata, uti de lectis per spatia fenestrarum viridia prospiciantur.
Traduzione Se la lunghezza dell'atrio è fra i 30 e i 40 piedi, lo spazio per la larghezza a destra e a sinistra sia fissato in base alla terza parte di esso. Se invece è fra i 40 e i 50 la lunghezza si divida in tre parti e mezza, e una parte di queste venga riservata alle ali. Se poi la lunghezza sarà fra i 50 e i 60, venga assegnato alle ali un quarto della lunghezza. Quanto al tablino (la sala di rappresentanza), se la larghezza dell'atrio sarà di 20 piedi, se ne tolga un terzo e gli si lasci la parte rimanente. Se invece la larghezza sarà fra i 30 e i 50 piedi, si riservi al tablino la metà dello spazio. I saloni sono disposti in modo che guardino a nord e soprattutto che si affaccino verso il verde, e hanno le porte nel mezzo. Essi sono larghi e lunghi in modo tale che possano esserci collocati due triclini con i loro disimpegni uno di fronte all'altro, e hanno a destra e a sinistra delle finestre con battenti, in modo che dai divani attraverso le aperture delle finestre si veda il verde.
Gaudì, casa Batllò, Barcellona 1904-1906 Gaudì elabora una soluzione progettuale originale e bizzarra per Casa Batllò , trasformando con la sua straordinaria immaginazione la facciata in un combattimento simbolico tra San Giorgio e il drago Il tetto è come se fosse modellato in una forma di drago con le squame multicolori, a fianco la torretta con la croce distintiva di Gaudì. La facciata rivestita da un mosaico di pasta vitrea e da dischi multicolori, riflette la luce come una specie di pelle sensibile.
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F.L.Wright, La casa sulla cascata "In una magnifica foresta, uno sprone di solida roccia che sorge a fianco di una cascata... la soluzione naturale apparve quella di sospendere in aggetto la casa al suo sostegno roccioso, sopra la cascata. La prima, tra le case da me costruite, eseguita in cemento armato: e perciò la sua forma si modellò sulla grammatica di questo tipo di costruzione" (F.L. Wright)
V. Van Gogh, La casa gialla, 1888 Era stato pensato come un nido caldo e pieno di luce quella "casa gialla" dove Van Gogh intendeva ospitare i suoi amici artisti, e in particolare Gauguin. Il giallo intenso, che fa macchia nel quadro, esprime la vitalità dell'idea, la speranza che si era accesa nel cuore dell'artista. All'interno Van Gogh aveva appeso i suoi girasoli. Il pittore Paul Signac, dopo aver visitato la casa, scrisse: «Immaginatevi lo splendore di quei muri imbiancati a calce su cui spiccavano i suoi colori. Non dimenticherò quella stanza coperta di paesaggi deliranti di luce»
V. Van Gogh, Camera da letto di Van Gogh ad Arles, 1889 La stanza è semplice e ordinata: il letto rifatto, il tavolo con gli oggetti della toilette, l’asciugamano appeso, la finestra accostata, i ritratti degli amici alla parete e quelle due sedie vuote. Van Gogh aspetta qualcuno? La stanza esprime la sua solitudine interiore e suggerisce una sensazione di riposo. I contorni neri semplificano le forme ed esaltano la stesura piuttosto omogenea data dai colori complementari. “Invece di provare a riprodurre esattamente ciò che vedo, uso il colore in modo arbitrario, in modo da esprimere il mio mondo interiore con più forza” così Van Gogh scrive al fratello Theo. “... è semplicemente la mia camera da letto, solo che qui il colore deve fare tutto, e poiché con il suo effetto semplificante conferisce maggiore stile alle cose, esso dovrà suggerire riposo o sonno in generale. In una parola, guardare il quadro deve far riposare il cervello, o piuttosto l'immaginazione ... Questo come una sorta di vendetta per il riposo forzato al quale sono stato obbligato.” (lettera 554 al fratello Theo) |
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APPARATO DIDATTICO
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LA STRADA | ||||||||||
L’uomo allarga il suo dominio sul paesaggio attraverso la strada; essa è un prolungamento della città. Nei secoli egli crea una fitta rete di comunicazione. Tutte le strade portano a Roma? Oggi le strade portano ovunque. L’uomo supera tutti gli ostacoli servendosi di materiali e di tecniche sempre più nuove. |
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Avveniristica e provocatoria la "passeggiata" di Palazzeschi, che mescola ai discorsi con l'amico lungo la strada gli elementi esterni che incontra: numeri civici, insegne di negozi, manifesti pubblicitari, locandine di giornali... A De André interessa invece di più la presenza umana in una delle strade "malfamate" del centro storico di Genova; John Denver looks at the country roads as roads that take him back home. |
Miniquiz | |||||||||
Aldo Palazzeschi (1885-1974) - La passeggiata |
La via Appia Collegava Roma a Brindisi ed era una delle arterie dello stato romano fin dai tempi della repubblica. Oggi ne restano tratti in cui è possibile ammirare la pavimentazione originaria.
Una strada moderna Le strade di oggi accorciano le distanze... sono veloci, comode, sicure
G. Caillebotte, Passeggiando sotto la pioggia, 1877 Parigi fine ‘800. E’ una giornata piovosa, il cielo è grigio, la strada bagnata è ampia e rettilinea, i vecchi quartieri medievali sono da poco stati abbattuti e ora Parigi è una città moderna con i primi lampioni a gas. In primo piano una coppia sotto un ombrello nero avanza sul marciapiede, sono distratti da qualcosa che sta avvenendo dall’altra parte della strada, intorno il brulichio dei passanti con i loro ombrelli neri che si muovono in ogni direzione.
C. Monet, Boulevard des Capucins, 1873 E’ lo storico viale dove avvenne al n. 35 la prima Esposizione degli Impressionisti, nello studio fotografico dell’amico Nadar. La folla è il vero protagonista del quadro, Monet riprende i passanti, il traffico, le vetture, gli alberi e i palazzi con un’ampia veduta dall’alto, usa poche sintetiche macchie dove il colore si disgrega ottenendo così un effetto di straordinaria immediatezza.
C. Pissarro, Boulevard des Italiens Pissarro dipinge la Parigi che cambia, la città moderna dai grandi Boulevard affollati, con la frenesia delle carrozze e delle persone che passeggiano. L’immagine è fuggevole, le forme non avendo contorni definiti sembrano mutare in continuazione. L’impressione visiva è ottenuta con la sovrapposizione dei colori stesi con pennellate rapide e sicure. Tutto comunica il mutamento dello scorrere del tempo
W. Kandinskij, Strada a Tunisi Si respira un’atmosfera tranquilla nel vicolo dove si affacciano alcune botteghe artigianali, solo una figura avvolta nella sua veste bianca rompe timidamente il silenzio immobile della scena. E’ ancora un Kandiskij figurativo, l’artista che dipinge Strada a Tunisi, lontano dai colori accesi del futuro astrattismo, al contrario qui la scelta cromatica gioca sui toni deboli del verde, le forme semplificate sono definite dai contorni neri e dalle campiture a larghe zone.
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Andiamo?
All'arte del ricamo,
John Denver (1943-1997) - Take me home country roads Allmost heaven, West Virginia
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Luigi Cacace -
Torniamo indietro?
Fabrizio De André (1940-1999) Via del campo Via del Campo c'è una graziosa |
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APPARATO DIDATTICO
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LA PIAZZA | ||||
La nascita della città è legata alle prime forme di organizzazione, alle prime società. Fulcro di questo modo di organizzarsi è la piazza, centro di aggregazione politica, economica e religiosa. Luogo d'incontro per mercati, assemblee e cerimonie ufficiali, la piazza diventa col tempo simbolo del potere, e su di essa si affacciano gli edifici più importanti della città. La gente si raduna in piazza per assistere a manifestazioni, scende in piazza per protestare, usa la piazza come luogo di ritrovo. Le grandi piazze segnano gli spazi urbani con soluzioni architettoniche "importanti", nelle quali si cimentarono artisti di tutti i tempi. |
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Una piazza pervasa di luce e di magia quella di Pavese, in cui si immagina l'incontro desiderato con la donna; Dalla invece punta il dito sulla vita del clochard, per il quale la piazza è la casa, un mondo variegato da condividere e nel quale trovare la propria identità. |
Miniquiz | |||
C. Pavese (1908-1950) - Passerò per Piazza di Spagna
Sarà un cielo chiaro.
G. De Chirico, Piazza d'Italia, 1912 (falso d'autore, da http://www.fakemaster.it previa autorizzazione) Piazza silenziosa, desolata, un arco in primo piano incornicia sullo sfondo due palme, mentre l’ombra di un treno corre lasciando un fumo bianco. A destra in ombra un porticato, al centro della piazza, una scultura, in parte donna in parte statua, ricorda la Grecia dove il pittore è nato. Le lunghe ombre risaltano nella luce fissa e irreale. Ogni elemento sembra a sé stante al di là di ogni cosa concreta e tangibile, l’atmosfera è inquietante, misteriosa e di attesa. “Ogni cosa ha due aspetti: l’aspetto consueto che vediamo quasi sempre e che ciascuno vede, e quello spirituale e metafisico che pochi individui sono capaci di vedere in particolari momenti”.Per De Chirico la parola “metafisica” significa “qualcosa che oltrepassa la realtà quotidiana”
L'agorà di Atene
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Lucio Dalla (1943) - Piazza GrandeSanti
che pagano il mio pranzo non ce n'è
Piazza San Pietro, Città del Vaticano
I fedeli in piazza S. Pietro
Giovani in piazza del Plebiscito a Napoli |
Discorso di Mussolini in piazza Venezia, 10 giugno 1940
W. Rosenblum - Gioco del Mondo, 105th Street – 1952 – stampa in bianco e nero – Padova Galleria Civica La fotografia è stata scattata nel quartiere ebraico del Low East Side di Manhattan, dove è cresciuto Rosenblum. L’immagine è costruita sul rapporto luce-ombra: ogni figura presenta le sue zone di luce e di ombra e la sua ombra portata, nera che risalta sul tono grigio dell’asfalto. La prospettiva centrale mette in evidenza la figura di bambina con la gamba alzata, colta nell’attimo in cui raccoglie il segnaposto nel gioco più diffuso al mondo (da noi conosciuto come “mondo” o “campana”). In secondo piano a sinistra tre ragazzi giocano a baseball: uno è ripreso nell’atto di lanciare la palla, l’altro è in posizione per riceverla, nella sua mano destra è visibile il guantone, un terzo tenta di intercettare il lancio. A destra tre passanti si allontanano. La luce rischiara la parte alta di ogni figura: è mezzogiorno. Sullo sfondo l’arco prelude ad un’altra scena di strada…altri palazzi, altre figure
Piazza di Spagna e Trinità dei Monti, a Roma |
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APPARATO DIDATTICO
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