La presenza di un
muro costituisce sempre una barriera e un elemento di separazione: da una
parte un "al di qua", dove ci troviamo noi, dall'altra un "al di là" che
percepiamo di volta in volta come irraggiungibile, inesplorato, estraneo,
ignoto, diverso. E' il muro metafora del limite umano, o dell'ostacolo che
si frappone ai rapporti interpersonali, o dell'insieme di convenzioni e di
pregiudizi che innalziamo intorno a noi, spesso per autoescluderci da una
realtà scomoda... oppure, più semplicemente, è il muro che separa la nostra
proprietà da quella altrui. E spesso i nostri pensieri si infrangono contro
quel muro, a volte nel desiderio mai appagato di superarlo, a volte
nell'impossibilità frustrante di abbatterlo, altre ancora nella percezione
di una barriera che è sì escludente, ma che può anche rivelarsi rassicurante
e protettiva.
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GIOVANNI PASCOLI,
Nebbia, Canti di Castelvecchio, 1903
Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l'alba,
da' lampi notturni e da' crolli,
d'aeree frane!
Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch'è morto!
Ch'io veda soltanto la siepe
dell'orto,
la mura ch'ha piene le crepe
di valerïane.
Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch'io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che danno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane
Che vogliono ch'ami e che vada!
Ch'io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane...
Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch'io veda il cipresso
là, solo,
qui, quest'orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.
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Una vita sul muro, fotografia di Giovanni Ruvolo |
EUGENIO MONTALE, Meriggiare pallido e assorto, Ossi di seppia, 1925
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
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GIOVANNI PASCOLI
- La nebbia e un muro oggettivano la
condizione di esclusione e di “vita strozzata” vissuta dal Pascoli: la
nebbia, che limita l’orizzonte visivo, potrebbe anche stendere un velo
d’oblio sull’angoscia di un passato drammatico; il muro recinge l’orto della
casa del poeta e lo rende un luogo protetto. Il poeta, nel rifiuto della
socialità, si rinchiude in questo “nido” sicuro, in cui gli è possibile
trovare conforto nelle piccole e semplici cose familiari e mantenere un
colloquio con i propri cari morti.
EUGENIO MONTALE -
La grande immagine finale della poesia montaliana si impone con evidenza e
trascende la fisicità dell’aspro paesaggio ligure per caricarsi di un
significato esistenziale. La vita desolata come un rovente muro d’orto
non permette di soddisfare la tensione conoscitiva dell’uomo, che,
percependo l’inautenticità delle cose e l’assurdità del vivere, non riesce a
superare l’invalicabile barriera (la muraglia/che ha in cima cocci aguzzi)
del mistero per attingere la verità. |
IVANO FOSSATI, La musica
che gira intorno, Canzoni a raccolta, 1998
Per niente facili
uomini così poco allineati
li puoi chiamare ai numeri di ieri
se nella notte non li avranno cambiati
Per niente facili
uomini sempre poco allineati
li puoi pensare nelle strade di ieri
se non saranno rientrati
Sarà possibile sì
incontrarli in aereo
avranno mani e avranno faccia di chi
non fa per niente sul serio
Perché l'America cosí come Roma
gli fa paura
e il Medio-Oriente che qui da noi
non riscuote nessuna fortuna
Sarà la musica che gira intorno
quella che non ha futuro
Sarà la musica che gira intorno
saremo noi che abbiamo nella testa
un maledetto muro.
Ma uno che tiene i suoi anni al guinzaglio
e che si ferma ancora ad ogni lampione
o fa una musica senza futuro o
non ha capito mai nessuna lezione
Sarà che l'anima della gente
funziona dappertutto come qui
Sarà che l'anima della gente
Non ha imparato a dire ancora un solo sì
Sarà la musica che gira intorno
quella che non ha futuro
Sarà la musica che gira intorno
saremo noi che abbiamo nella testa
un maledetto muro.
Per niente facili
uomini così poco allineati
li puoi chiamare ai numeri di ieri
se nella notte non li avranno cambiati
Per niente facili
uomini sempre poco affezionati
li puoi tenere fra i pensieri di ieri
se non ci avranno scordati
Sarà la musica che gira intorno
quella che non ha futuro
Sarà la musica che gira intorno
saremo noi che abbiamo nella testa
un maledetto muro.
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IVANO FOSSATI - E' una "musica senza futuro" quella
che gira intorno all'uomo moderno, chiuso nei suoi pregiudizi segnati dal
"muro" mentale che lui stesso si costruisce nella sua testa. E finché quel
muro resta in piedi, non si può capire la "lezione" della vita .
LUCA BARBAROSSA - Un muro rassicurante e protettivo
tiene gli uomini chiusi in se stessi, nella propria dimensione privata,
senza mai mettersi in gioco per vivere e comunicare. Al di qua del muro si è
protetti dall'ignoto, ma anche dai sentimenti; ci si sente sicuri, ma si è
irrimediabilmente aridi e soli. |
LUCA BARBAROSSA, Al di là del muro, Al di là del muro, 1989
Come siamo bravi
come siamo bravi
che la sera non usciamo mai
come siamo bravi
come siamo bravi
che neanche ci tocchiamo più
evitiamo malattie
inutili bugie
rapporti senza futuro
come siamo bravi noi
al di qua del muro
come siamo seri
come siamo seri
davanti alla televisione
c'è tutto anche la droga nei documentari
AIDS e trasgressione
eppure era diverso
a volte ti sentivi perso
sempre meglio che sicuro
come siamo buoni adesso
al di qua del muro
Vivere, vivere
qui non si usa più
piangere, ridere
qui non si sbaglia più
questa paura d'amare
spiegamela tu
questa paura di andare
al di là del muro,
al di là del muro,
al di là del muro
non se ne può più
Come siamo bravi
come siamo bravi
evitiamo le paure
come siamo bravi
come siamo bravi
allacciamo le cinture
ci metteremo il casco
anche per andare a piedi
viaggiare sul sicuro
come siamo bravi noi
al di qua del muro
al di qua del muro
al di qua del muro
Vivere, vivere
qui non si usa più
piangere, ridere
qui non si sbaglia più
questa paura d'amare
spiegamela tu
questa paura di andare
al di là del muro,
al di là del muro
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René Magritte, L'aimable verité |
RENE MAGRITTE - Paradossale e provocatoria come
al solito, la pittura di Magritte ci propone una sovrapposizione
impossibile: sullo sfondo di un muro solido e antico, con tanto di
modanature in prospettiva, si staglia, a mezz'aria, una tavola sobriamente
apparecchiata. Le gambe del tavolo sospese nel vuoto, le giunture del muro
che continuano sulla tovaglia immacolata, creano un effetto sorprendente e
straordinario. |
GIORGIO CAPRONI, Il murato, Il muro
della terra, 1970
“M’avete fucilato
la bocca,” disse. “Ho tanto
amato (idest cercato
amore) ch’ora
io mi trovo murato
in questa torre. Fuori,
è il deserto del sole
e delle ortiche – il gelo
abbagliato del giorno
sul ghiacciaio. Dentro,
rimato tutt’intero
col mio egoismo, il forno
cieco del mio sgomentato,
illacrimato altruismo.”
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GIORGIO CAPRONI - La disperazione di chi
intorno a sé non vede altro che un mondo desolato e freddo trova espressione
nelle parole del “murato”, l’uomo che, incapace di aprirsi al dialogo con
gli altri uomini - anch’essi chiusi nel loro isolamento -, si è imprigionato
nell’egoismo e nel deserto dell’incomunicabilità. |
ANNA OXA - Più che abbattuto, il muro va "scalato",
oltrepassato, per potersi affacciare sul mondo e vedere dall'alto quello che c'è al di
là. PINK FLOYD -
In the last song of the album, the wall lies in
pieces: nothing terrible outside, just loving, happy people walking up and
down... and artists. |
PINK FLOYD, Outside the wall
,The wall, 1979
All alone, or in twos,
The ones who really love you,
Walk up and down outside the wall.
Some hand in hand,
Some gathered together in bands,
The bleeding hearts and artists,
Make their stand.
And when they've given you their all,
Some stagger and fall.
After all its not easy,
Banging your heart against some mad bugger's wall.
Muro, di Mattia Parlangeli, 2004 "Questa è
l'opera attuata da persone, esseri umani a me sconosciuti, previsti non più
come spettatori ma come uomini e donne protagonisti della creazione,
comunicatori di strada e di passioni discordi. E' una struttura muraria con
funzione portante, sostenitrice di passioni. Costruzione comunicativa,
collettiva, dove incidere il proprio vissuto. La tua è una passione:
esprimila, c'è un muro di fronte a te".
(Mattia Parlangeli) |
ANNA OXA, Il Muro, Ho un
sogno, 2003 (testo di Falagiani-Carnesecchi)
E poi chi l'ha detto che è contraddizione
avere un'idea poi dopo cambiarla
In fondo la vita è trasformazione
Lo vedi anche il bruco diventa farfalla
A volte succede col punto di vista
Ci basta un niente perché si arrovesci
Così da padrone ritorni apprendista
Cominci da capo e allora capisci che
il muro quello che abbiamo dentro
È uguale a quello che c'è fuori
Io credo nel suo superamento
Se è vero che siamo noi i mattoni
E poi quello che serve è destrutturazione
Una specie di viaggio che porta all'interno
A conoscere meglio le nostre paure
Che sembrano marmo e sussurrano...eh...iye
Il muro di gomma il muro del pianto
Un bimbo davanti che gioca al portiere
Il muro che prima è di ferro e cemento
Il muro che dopo diventa macerie
Il muro che cresce e pian piano ti chiude
Un po' per la guerra un po' per la pace
Il muro ne ha viste di cotte e di crude
Al muro gli manca soltanto la voce
Il muro quello davanti a scuola
Mattine a far castelli in aria
Ed io che mi sentivo sola e odiavo rileggere la storia
Ed è vero che siamo un po' tutti studenti
Ed abbiamo bisogno tutti di ripetizioni
Anche se oggi la regola è bruciare i tempi
E non si ha proprio voglia di inchini e di...eh...iye
Ed ora comincio con le mani avanti
Non servono appigli ma molto coraggio
Il muro ferisce ma non voglio guanti
Restare ai suoi piedi mi sentirei peggio
Invece io voglio ad ogni costo scalarlo
Lasciarmi alle spalle paure e incertezze
E uccidere adesso e per sempre quel tarlo
Che rode il carattere e da debolezza
E il muro è qui in alto. In piedi sul muro
Mi sento diversa mi sento più vera
Se guardo lontano ci vedo più chiaro
E poi come dire mi sento più intera sul muro
il muro...
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APPARATO DIDATTICO
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Indicare la funzione dei due oggetti (nebbia e
muro) con cui il Pascoli allude alla propria condizione di esclusione.
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La rappresentazione de la mura dell’orto
della casa di Castelvecchio si può definire realistica? E’ connotata
oggettivamente?
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Qual è il senso della vita che si deduce dalla
poesia montaliana?
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Il muro d’orto di Pascoli e di Montale:
porre a confronto la descrizione montaliana e quella pascoliana.
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Definire la condizione di vita del murato
di Caproni.
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Analizzare il contesto descrittivo entro il quale
si collocano la mura di Pascoli, la muraglia/che ha in cima
cocci aguzzi di bottiglia di Montale e i muri della prigione di
Caproni e mettere a confronto il significato esistenziale che questi
elementi dimessi della realtà assumono nei tre poeti.
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Che tipo di uomini sono quelli definiti da Ivano
Fossati? Che cosa indica il maledetto muro nominato nel testo della
canzone?
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Il testo di Luca Barbarossa allude ironicamente a
molti aspetti del cosiddetto perbenismo. Rintracciarli.
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Commentare brevemente la funzione del muro nelle
immagini presenti nella pagina.
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Which verbs, nouns and/or
adjectives in Pink Floyd's song have a positive meaning?
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Quale spettacolo offre il
muro di Anna Oxa, una volta scalato?
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Quale dei testi e delle
immagini presentati vi sembra offra una visione più pessimistica, e quale
sembra invece aprire maggiori spiragli?
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