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Il ponte come via di salvezza |
Congiungendo due sponde opposte, spesso il ponte congiunge anche due condizioni opposte, il pericolo e la salvezza. Attraversare il ponte e guardare oltre, o al contrario tagliarne l'accesso al nemico può dunque essere una questione di vitale importanza. |
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ORAZIO COCLITE E IL PONTE SUBLICIO (Tito Livio II, 10) Dopo la cacciata dell’ultimo re Tarquinio il Superbo (509 a.C.), Porsenna, signore di Chiusi, tentò di conquistare Roma per riportarla sotto il controllo degli Etruschi restaurandovi l’ordinamento monarchico. I Romani allora difesero ad ogni costo la libertà appena conquistata offrendo esempi straordinari di coraggio e di eroismo. Uno di questi fu Orazio Coclite. Di lui non conosciamo nulla se non il nome e l’episodio narrato da Livio. Orazio Coclite si trovava a guardia del ponte Sublicio, l’unica via che avrebbe potuto consentire ai soldati di Porsenna di attraversare il Tevere e di giungere direttamente a Roma, dove il popolo, in fuga dalle campagne, si era rifugiato per paura dell’attacco. All’avvicinarsi dell’esercito etrusco, Orazio costrinse i suoi a mettersi in salvo in città e sostenne da solo il combattimento in un serrato corpo a corpo contro un nugolo di avversari; nel frattempo, dietro suo incitamento, i Romani distrussero il ponte, tagliando così ai nemici la via di accesso alla città. Solo allora l’eroe, miracolosamente incolume, trovò scampo gettandosi nelle acque del Tevere e raggiungendo i suoi. |
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Pons Sublicius iter paene hostibus dedit, ni unus vir fuisset, Horatius Cocles; id munimentum illo die fortuna urbis Romanae habuit. Qui positus forte in statione pontis cum captum repentino impetu Ianiculum atque inde citatos decurrere hostes vidisset trepidamque turbam suorum arma ordinesque relinquere, reprehensans singulos, obsistens obtestansque deum et hominum fidem testabatur nequiquam deserto praesidio eos fugere; si transitum pontem a tergo reliquissent, iam plus hostium in Palatio Capitolioque quam in Ianiculo fore. Itaque monere, praedicere ut pontem ferro, igni, quacumque vi possint, interrumpant: se impetum hostium, quantum corpore uno posset obsisti, excepturum. Vadit inde in primum aditum pontis, insignisque inter conspecta cedentium pugna terga obversis comminus ad ineundum proelium armis, ipso miraculo audaciae obstupefecit hostes. […] Quae cum in obiecto cuncta scuto haesissent, neque ille minus obstinatus ingenti pontem obtineret gradu, iam impetu conabantur detrudere virum, cum simul fragor rupti pontis, simul clamor Romanorum, alacritate perfecti operis sublatus, pavore subito impetum sustinuit. Tum Cocles “Tiberine pater”, inquit, “te sancte precor, haec arma et hunc militem propitio flumine accipias”. Ita sic armatus in Tiberim desiluit multisque superincidentibus telis incolumis ad suos tranavit, rem ausus plus famae habituram ad posteros quam fidei. Luzio Luzi e aiuti, Orazio Coclite sul Ponte Sublicio, |
Per poco, invece, il ponte Sublicio non
consentiva il passaggio ai nemici, se non fosse stato per un uomo solo,
Orazio Coclite. Tale sostegno ebbe quel giorno la fortuna di Roma. Costui,
che per caso si trovava di guardia sul ponte, avendo visto occupare il
Gianicolo con un assalto improvviso e i nemici scendere di lassù a
precipizio, mentre i suoi, sgomenti, abbandonavano tumultuosamente le armi e
le file, trattenendoli a uno a uno, parandosi innanzi a loro e chiamando a
testimoni gli dèi e gli uomini, gridava che era inutile ch’essi fuggissero
dopo aver abbandonato il posto; se avessero passato il ponte e se lo fossero
lasciato alle spalle, ben presto ci sarebbero stati più nemici sul Palatino
e sul Campidoglio che non sul Gianicolo. Perciò li esortava, li incitava a
distruggere il ponte col ferro, col fuoco, con ogni mezzo possibile: lui
avrebbe sostenuto l’impeto dei nemici, per quanto poteva resistere una
persona sola. Si slancia quindi verso la testa del ponte e, chiaramente
riconoscibile, tra quelli che mostravano le spalle ritirandosi dal
combattimento, per aver volto le armi ad ingaggiare battaglia a corpo a
corpo, col suo stesso prodigioso coraggio stupì i nemici. […] |
OLTRE IL PONTE (Italo Calvino) La canzone, recentemente riproposta nell’album “Appunti partigiani”, si inserisce nella tradizione dei canti della Resistenza e nasce dall’esperienza diretta di lotta di Calvino in una formazione delle brigate comuniste Garibaldi. Lo scrittore rievoca la stagione dei suoi vent’anni, quando, presa la strada dei monti, tanti giovani avevano combattuto per costruire un’umanità più giusta per se stessi e per i loro figli. Il ponte… tenuto in mano nemica, forse al centro di un’azione militare, diventa metafora dell’arduo passaggio da una condizione che mortifica l’uomo privandolo della libertà ad un mondo più giusto e più lieto, dove si può amare e coltivare la speranza. Alla ragazza dalle guance di pesca, simbolo di una giovinezza splendente e inconsapevole, che non ha vissuto la storia di ieri, lo scrittore addita quel ponte di valori autentici che porta verso l’amore e il bene. Solo comunicando ai figli il significato vero della lotta, non andrà perduta quella spinta verso la redenzione umana che ha animato la Resistenza. |
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O ragazza dalle
guance di pesca o ragazza dalle guance d'aurora io spero che a narrarti riesca la mia vita all'età che tu hai ora. Coprifuoco, la truppa tedesca la città dominava, siam pronti: chi non vuole chinare la testa con noi prenda la strada dei monti. Avevamo vent'anni e oltre il ponte oltre il ponte ch'è in mano nemica vedevam l'altra riva, la vita tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte tutto il bene avevamo nel cuore a vent'anni la vita è oltre il ponte oltre il fuoco comincia l'amore. Silenziosa sugli aghi di pino su spinosi ricci di castagna una squadra nel buio mattino discendeva l'oscura montagna. La speranza era nostra compagna a assaltar caposaldi nemici conquistandoci l'armi in battaglia scalzi e laceri eppure felici. Avevamo vent'anni e oltre il ponte oltre il ponte ch'è in mano nemica vedevam l'altra riva, la vita tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte tutto il bene avevamo nel cuore a vent'anni la vita è oltre il ponte oltre il fuoco comincia l'amore. |
Non è detto che
fossimo santi l'eroismo non è sovrumano corri, abbassati, dai corri avanti! ogni passo che fai non è vano. Vedevamo a portata di mano oltre il tronco il cespuglio il canneto l'avvenire di un giorno più umano e più giusto più libero e lieto. Avevamo vent'anni e oltre il ponte oltre il ponte ch'è in mano nemica vedevam l'altra riva, la vita tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte tutto il bene avevamo nel cuore a vent'anni la vita è oltre il ponte oltre il fuoco comincia l'amore. Ormai tutti han famiglia hanno figli che non sanno la storia di ieri io son solo e passeggio fra i tigli con te cara che allora non c'eri. E vorrei che quei nostri pensieri quelle nostre speranze di allora rivivessero in quel che tu speri o ragazza color dell'aurora. Avevamo vent'anni e oltre il ponte oltre il ponte ch'è in mano nemica vedevam l'altra riva, la vita tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte tutto il bene avevamo nel cuore a vent'anni la vita è oltre il ponte oltre il fuoco comincia l'amore. |
APPARATO DIDATTICO
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