Radiografia e sinossi di una poesia: | ||
La sera del dì di festa di Giacomo Leopardi |
TEMA | TESTO | CONFRONTI |
IL NOTTURNO ROMANTICO LUNARE Immagine di Lucia Maria Izzo |
Dolce e chiara è la notte e senza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna. O donna mia, Già tace ogni sentiero, e pei balconi Rara traluce la notturna lampa: |
Placida
notte, e verecondo
raggio Della cadente luna (Ultimo canto di Saffo, 1-2) E tu pendevi allor su quella selva Siccome or fai, che tutta la rischiari. (Alla Luna 4-5) Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, Contemplando i deserti; indi ti posi. (Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, 1-4) Già tutta l'aria imbruna, Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre Giù da' colli e da' tetti, Al biancheggiar della recente luna. (Il sabato del villaggio, 16-19) |
Elementi comuni da notare: in giallo l'aggettivazione che insiste sulla staticità silenziosa dei paesaggi; in rosa le notazioni coloristiche e di luce; in bianco i verbi, anch'essi indicanti la stasi; in grassetto e sottolineati i termini-chiave dei brani presentati; infine, in corsivo sottolineato, i termini che indicano l'ambientazione naturale. |
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LA SOFFERENZA D'AMORE
Immagine di Lucia Maria Izzo |
Tu
dormi, che t’accolse agevol sonno Nelle tue chete stanze; e non ti morde Cura nessuna; e già non sai nè pensi Quanta piaga m’apristi in mezzo al petto. |
Nè
tu finor giammai quel che tu stessa |
Elementi comuni da notare:
in giallo i verbi - preceduti da negazione -
riferiti alla donna ignara; in bianco le
espressioni che indicano più propriamente la
sofferenza d'amore del poeta, in forma di
proposizione interrogativa indiretta. |
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IL SENSO DELL'ESCLUSIONE
Immagine di Lucia Maria Izzo |
Tu dormi:
io questo ciel, che sì benigno |
Io solitario in
questa |
Elementi comuni da notare: in grassetto sottolineata l'immagine del poeta che solitario si affaccia sul mondo; evidenziata in bianco la negatività e l'esclusione del poeta da parte della sorte-natura; in giallo il focus sugli occhi, veicoli di uno stato doloroso. | ||
IL GIORNO DI FESTA
Immagine di Lucia Maria Izzo |
Questo
dì fu solenne: or da’ trastulli Prendi riposo; e forse ti rimembra In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti Piacquero a te: |
Questo giorno
ch’omai cede alla sera, |
Elementi comuni da notare: in grassetto sottolineata la dichiarazione del giorno di festa, in un caso già trascorso, nell'altro ancora in corso. E' una festa che coinvolge la gente comune ed esclude il poeta. Da notare, evidenziata in bianco, la reciprocità espressa dai verbi. | ||
LA SOFFERENZA D'AMORE
Immagine di Gisella Malagodi |
non io, non già ch’io speri, Al pensier ti ricorro. |
Dispera |
Elementi comuni da notare: la sofferenza d'amore esclude la speranza (in grassetto sottolineato). | ||
LA GIOVINEZZA PERDUTA
Immagine di Lucia Maria Izzo |
Intanto io chieggo Quanto a viver mi resti, e qui per terra Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi In così verde etate! |
A me, se di vecchiezza |
Elementi comuni da notare: il pensiero negativo del futuro, che conduce a una visione negativa anche del presente. | ||
GENTE E SUONI DI RECANATI Immagine di Lucia Maria Izzo |
Ahi,
per la via |
E intanto riede alla sua parca mensa, Fischiando, il zappatore, E seco pensa al dì del suo riposo. Poi quando intorno è spenta ogni altra face, E tutto l'altro tace, Odi il martel picchiare, odi la sega Del legnaiuol, che veglia Nella chiusa bottega alla lucerna, E s'affretta, e s'adopra Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba. (Il sabato del villaggio, 28-37) L'artigiano a mirar l'umido cielo, Con l'opra in man, cantando, Fassi in su l'uscio; a prova Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua Della novella piova; E l'erbaiuol rinnova Di sentiero in sentiero Il grido giornaliero. (La quiete dopo la tempesta, 11-18) |
Elementi comuni da notare: il parco umano di Recanati, costituito da personaggi umili ritratti nella loro dimensione quotidiana, i quali spesso accompagnano laloro attività, di lavoro o di riposo, col suono (sia esso un canto, un fischio, un grido o semplicemente il rumore legato al mestiere) | ||
IL POTERE DISTRUTTIVO DEL TEMPO Immagine di Lucia Maria Izzo |
E fieramente mi si stringe il core, A pensar come tutto al mondo passa, E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito Il dì festivo, ed al festivo il giorno Volgar succede, e se ne porta il tempo Ogni umano accidente. Or dov’è il suono Di que’ popoli antichi? or dov’è il grido De’ nostri avi famosi, e il grande impero Di quella Roma, e l’armi, e il fragorìo Che n’andò per la terra e l’oceàno? Tutto è pace e silenzio, e tutto posa Il mondo, e più di lor non si ragiona. |
Onde su quelle or pasce La capra, e città nove Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello Son le sepolte, e le prostrate mura L'arduo monte al suo piè quasi calpesta. (La ginestra, 226-230) Questo di sette è il più gradito giorno, Pien di speme e di gioia: Diman tristezza e noia Recheran l'ore, ed al travaglio usato Ciascuno in suo pensier farà ritorno. (Il sabato del villaggio, 38-42) A popoli che un'onda Di mar commosso, un fiato D'aura maligna, un sotterraneo crollo Distrugge sì che avanza A gran pena di lor la rimembranza. (La ginestra 106-110) |
Elementi comuni da notare: l'opera distruttrice e annichilante del tempo che tutto travolge (evidenziata in bianco) è tanto più significativa in quanto è riferita a grandi civiltà storiche, e in particolare a quella dell'antica Roma (Ercolano e Pompei nella Ginestra; le espressioni sono in grassetto sottolineato). In questa riflessione, più generale, si inserisce quella sul tempo ciclico e inutile dell'uomo, evidenziata in giallo. | ||
LA FINE DELLA
SPERANZA
Immagine di Lucia Maria Izzo | Nella mia prima età, quando s’aspetta Bramosamente il dì festivo, or poscia Ch’egli era spento, io doloroso, in veglia, Premea le piume; |
Quando sovviemmi di
cotanta speme, |
Elementi comuni da notare: in grassetto sottolineato, l'intensità della speranza coltivata durante la giovinezza (le espressioni relative sono evidenziate in giallo); le parole evidenziate in bianco esprimono invece la sofferenza che accompagna la fine della speranza. | ||
IL SUONO CHE SI PROPAGA
Immagine di Lucia Maria Izzo |
ed alla tarda notte Un canto che s’udia per li sentieri Lontanando morire a poco a poco, Già similmente mi stringeva il core. |
D’in su la vetta della torre antica, |
Elementi comuni da notare: il suono protagonista - canto o rumore che sia, in grassetto sottolineato - si propaga attraverso un ambiente spaziale indeterminato : significativi la presenza ricorrente della preposizione per, l'uso dell'onomatopea (lontanando, rimbomba) e la reduplicazione (a poco a poco, di villa in villa) |