Il bambino guardava incuriosito con il naso all’insù svettare dal grande
grappolo un Palloncino bianco. Fu grato al volto amico che glielo porse e
ricambiò la gentilezza con un largo sorriso.
Ma la sua manina era ancora troppo piccola e inesperta e dal suo pugno
chiuso sfuggì il filo di cotone.
Incredulo rimase a guardare con la manina vuota e lo sguardo ansioso.
Rapito da un alito di vento il Palloncino bianco cominciò a volteggiare
nell’aria in balìa di qualche dispettosa folata.
Volava in quell’immenso spazio e vedeva rimpicciolire sempre di più quello
che, sebbene per pochi istanti, era stato il suo piccolo amico. Chissà quale
strano destino lo portava lassù in quella corsa sfrenata in balìa del vento.
Un po’ preoccupato per la sua sorte si sentì quasi scoppiare quando vide una
nuvola nera, ma così nera da sembrare una strega, che correva verso di lui.
In un battibaleno lo avvolse completamente togliendogli il respiro. Con un
colpo di tosse il Palloncino chiese:
- Chi sei tu? Non mi fai respirare!
- Sono un accumulo di ossido di carbonio sparato dalle auto che viaggiano
laggiù. Non solo tolgo il respiro, ma guarda come ti ho conciato!! - E lo
oltrepassò, ridendo sadicamente.
Il Palloncino con gli occhi pieni di lacrime per l’affannoso respiro, si
accorse di aver perso il suo candore. Si ritrovò tutto nero come un tizzo di
carbone e ne fu molto sconsolato. –Oh povero me come mi ha ridotto!!! Ho
perso per sempre il mio candore!!- E continuava a salire veloce in quella
immensità.
Ad un tratto, sentì uno strano fragore, un inconsueto rimbombo che si
avvicinava sempre di più fino a distinguere alcune voci che battibeccavano:
- Fatti più in là , non vedi che ci sono anch’io?- Ed ancora:- Questo è il
mio posto, togliti di mezzo -. Un cumulo di nuvole si stavano scatenando in
un temporale . Non appena si scontravano producevano saette luminose seguìte
da tuoni fragorosi. Ogni nuvola, di propria iniziativa, spruzzava, in ogni
dove, getti di acqua così fredda da far venire i brividi. Il Palloncino al
colmo del terrore chiuse gli occhi e le orecchie aspettandosi, rassegnato,
il peggio.
Ma nooooo! Non era arrivata la sua fine. I tuoni e i lampi ormai esausti
cessarono lo scontro. La quiete tornò a dominare quell’infinito spazio. Il
sole tornò a risplendere più generoso che mai. Con un magico raggio riuscì
ad asciugare il Palloncino senza bruciarlo. Il Palloncino riaprì pian piano
gli occhi e……che stupore!!! Era di nuovo bianco come la neve e risaltava
nell’azzurro turchino del cielo.
–Oh che meraviglia!!!! La pioggia mi ha lavato. Evviva sono di nuovo
bianco!!- Esclamò il Palloncino.
Si guardò intorno in cerca di quelle nuvole litigiose ma provvidenziali per
ringraziarle, ma erano sparite: sciolte in quell’acqua prodigiosa.
Al loro posto si stagliava in alto un grande arco di sette colori come un
ponte infinito tra la realtà e la fantasia. Il vento suggerì al Palloncino
di percorrere il ponte e man mano che procedeva quei colori iridescenti
rimanevano attaccati al suo corpo di gomma: rosso, arancione, giallo, verde,
azzurro, indaco e violetto; passo dopo passo, il Palloncino si tinse di
tutti i colori dell’arcobaleno. Era felice dei colori acquistati e non
faceva altro che compiacersene. Si lasciava volteggiare nell’aria come una
ballerina provetta in preda alla più sfrenata soddisfazione.
A poco a poco, però, i suoi colori persero di nuovo smalto, sembravano
sbiadire e perdere di luminosità ed anche il cielo perdeva il suo colore
intenso: l’azzurro turchino si tingeva di un blu sempre più fitto e scuro.
Il suo cuore di gas riprese a palpitare: - Ma ora cosa succede? Non vedo più
nulla, eppure ho gli occhi aperti! Tutto sta sparendo intorno a me, ho di
nuovo perso i miei colori!!! Erano così belli!!! Ma dove andrò ora che non
riesco a vedere nulla?!?-
Ecco che di lontano apparve una piccola luce sfavillante, poi tre…. e poi
cinque… dieci…venti….cento. In un fondale nero si erano animate mille e
ancor di più luci tremule.
- Non aver paura Palloncino, ti faremo luce noi questa notte- dissero le
cortesi stelle. Il Palloncino rinfrancato da tanta gentilezza si aggrappò
alla punta di una stellina e sospirò: - Grazie amiche stelle!! Ho volato
tutto il giorno e sono stanco ormai, sapreste indicarmi un luogo dove
riposare ? -
La stellina sorridendo gli rispose: - Ecco, vedi quella grande sfera bianca?
E’ la Luna, la regina della notte. E’ da lei che vanno tutti i palloncini
sfuggiti di mano ai bambini. Vedrai , ti accoglierà come una mamma e tu
troverai tanti fratellini -.
- Grazie ancora stellina premurosa- rispose il Palloncino congedandosi con
un balzo. E tra saluti, auguri e benedizioni da parte di tutte le altre
stelline, il Palloncino si avviò dalla Luna.
- Finalmente sei arrivato!! - lo accolse la Luna con un sorriso luminoso
- Ti stavamo aspettando! Ora riposa e poi ci racconterai il desiderio di cui
sei messaggero e il tuo amico bambino sarà felice di averti lasciato andare
-.
Come per incanto il Palloncino capì quale fosse la sua missione e ritrovò il
senso di quel lungo viaggio.
Si adagiò in un cratere confortevole e caldo che la Luna aveva preparato per
lui. Ormai sfinito chiuse gli occhi e sognò quel visino lontano che gli
tendeva la mano.
(Teresa Ducci)
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