LA VECCHIA QUERCIA

Ascolta la fiaba (6'03") - Montaggio audio: Ada Giammarinaro

Proposte didattiche: esercizi sul testo per i ragazzi

 

In un grande prato verde, con fiori di mille colori, con farfalle ed insetti che volavano operosi, era piantata una vecchia quercia con il tronco scuro e rugoso, ma una folta chioma ricca di foglie verdi. Chissà da quanto tempo era là, immobile? I fiori appassivano e ne sbocciavano di nuovi e lei sempre là. Né il vento, né la pioggia, né la neve riuscivano a spostarla... sempre là, ferma, immobile con le sue radici ben piantate nella terra.

Un giorno passò da quelle parti una mandria di mucche che camminavano lentamente, ruminando il loro cibo: - Come va vecchia quercia? Muuh! - disse una di loro.
- Come volete che vada!... Beate voi che potete muovervi e camminare per il prato verde in cerca dell’erbetta più fresca. Io, invece, sempre qui e quando ho sete devo solo sperare che piova - rispose la quercia.
- Coraggio! Coraggio! - dissero le mucche e se ne andarono con il loro passo lento, quasi affaticato.
Ecco di lontano un gruppetto di cagnolini avvicinarsi di corsa e raggiungere l’albero in un battibaleno scodinzolando vivacemente.
- Buongiorno vecchia quercia, come va? Bau bau - dissero festosi e affannati.
- Come volete che vada… beati voi che potete giocare a rincorrervi e ruzzolarvi sul prato. Io, invece... povera me, non posso neppure scappare quando qualcuno si arrampica sulla mia chioma e mi piega tutti i rami – rispose l’albero sempre più amareggiato del suo destino.
- Coraggio! Coraggio! - dissero i cagnolini riprendendo la loro corsa sfrenata.
Rimasta sola, la vecchia quercia pensava e si rattristava per la sua sorte. Assorta nella sua tristezza non si accorse neppure dell’arrivo di uno stormo di passerotti cinguettanti che cominciarono a svolazzarle intorno entrando ed uscendo in continuazione dalla sua chioma.
di Marisa GalianiAll’estremo della sopportazione, la vecchia quercia sbuffò:- Ma insomma, cosa volete? Basta! Basta!!! Sciò!!! - e scuoteva, per quanto poteva, i suoi rami per sbarazzarsi di loro.
– Cerchiamo casa, cip, cip – spiegò un passerotto.
- Le tue fronde sono folte e fresche e le tue foglie abbondanti, cip, cip – aggiunse un altro passerotto.
- Proprio da me cercate casa? Da me che sono così infelice. Non posso muovermi e non riesco neppure a vedere cosa c’è dietro di me – brontolò la vecchia quercia.
- Non devi essere infelice per questo. Se ci ospiterai nella frescura delle tue foglie, noi ti faremo compagnia e ti terremo al corrente di tutto ciò che accade. Sarai il nostro punto di riferimento, come un faro per le navi e quando torneremo la sera, ti racconteremo noi quel che succede in questo grande prato, saremo i tuoi occhi e le tue ali, non avrai più di cosa annoiarti e saremo allegri e felici insieme - replicarono gli uccellini.
Alla vecchia quercia non parve vera la possibilità di conoscere le avventure del prato. Dischiuse i suoi rami ed accolse lo stormo di uccellini che felici cominciarono a costruire i loro nidi provocando un po’ di solletico alla quercia che, bonariamente, si ritrovò a sorridere. E poiché i passerotti si sa che sono uccelli onesti, mantennero la promessa ed ogni sera, ancora oggi, raccontano le loro quotidiane avventure all’albero che li ospita.
Se vi capita di passare vicino ad una vecchia quercia, all’imbrunire, in quelle calde serate estive, potrete sentire un frastuono di cinguettii. Bene! Sono gli uccellini che raccontano le loro storie. E... se tendete bene l’orecchio, potrete anche riconoscere delle belle e grasse risate: è la vecchia quercia che si diverte un mondo ad ascoltare le buffe storie del grande prato verde e non ha più nulla di cui lamentarsi.
 

(Teresa Ducci)