In un grande prato verde, con
fiori di mille colori, con farfalle ed insetti che volavano operosi, era
piantata una vecchia quercia con il tronco scuro e rugoso, ma una folta
chioma ricca di foglie verdi. Chissà da quanto tempo era là, immobile? I
fiori appassivano e ne sbocciavano di nuovi e lei sempre là. Né il vento, né
la pioggia, né la neve riuscivano a spostarla... sempre là, ferma, immobile
con le sue radici ben piantate nella terra.
Un giorno passò da quelle parti
una mandria di mucche che camminavano lentamente, ruminando il loro cibo: -
Come va vecchia quercia? Muuh! - disse una di loro.
- Come volete che vada!... Beate voi che potete muovervi e camminare per il
prato verde in cerca dell’erbetta più fresca. Io, invece, sempre qui e
quando ho sete devo solo sperare che piova - rispose la quercia.
- Coraggio! Coraggio! - dissero le mucche e se ne andarono con il loro passo
lento, quasi affaticato.
Ecco di lontano un gruppetto di cagnolini avvicinarsi di corsa e raggiungere
l’albero in un battibaleno scodinzolando vivacemente.
- Buongiorno vecchia quercia, come va? Bau bau - dissero festosi e
affannati.
- Come volete che vada… beati voi che potete giocare a rincorrervi e
ruzzolarvi sul prato. Io, invece... povera me, non posso neppure scappare
quando qualcuno si arrampica sulla mia chioma e mi piega tutti i rami –
rispose l’albero sempre più amareggiato del suo destino.
- Coraggio! Coraggio! - dissero i cagnolini riprendendo la loro corsa
sfrenata.
Rimasta sola, la vecchia quercia pensava e si rattristava per la sua sorte.
Assorta nella sua tristezza non si accorse neppure dell’arrivo di uno stormo
di passerotti cinguettanti che cominciarono a svolazzarle intorno entrando
ed uscendo in continuazione dalla sua chioma.
All’estremo
della sopportazione, la vecchia quercia sbuffò:- Ma insomma, cosa volete?
Basta! Basta!!! Sciò!!! - e scuoteva, per quanto poteva, i suoi rami per
sbarazzarsi di loro.
– Cerchiamo casa, cip, cip – spiegò un passerotto.
- Le tue fronde sono folte e fresche e le tue foglie abbondanti, cip, cip –
aggiunse un altro passerotto.
- Proprio da me cercate casa? Da me che sono così infelice. Non posso
muovermi e non riesco neppure a vedere cosa c’è dietro di me – brontolò la
vecchia quercia.
- Non devi essere infelice per questo. Se ci ospiterai nella frescura delle
tue foglie, noi ti faremo compagnia e ti terremo al corrente di tutto ciò
che accade. Sarai il nostro punto di riferimento, come un faro per le navi e
quando torneremo la sera, ti racconteremo noi quel che succede in questo
grande prato, saremo i tuoi occhi e le tue ali, non avrai più di cosa
annoiarti e saremo allegri e felici insieme - replicarono gli uccellini.
Alla vecchia quercia non parve vera la possibilità di conoscere le avventure
del prato. Dischiuse i suoi rami ed accolse lo stormo di uccellini che
felici cominciarono a costruire i loro nidi provocando un po’ di solletico
alla quercia che, bonariamente, si ritrovò a sorridere. E poiché i
passerotti si sa che sono uccelli onesti, mantennero la promessa ed ogni
sera, ancora oggi, raccontano le loro quotidiane avventure all’albero che li
ospita.
Se vi capita di passare vicino ad una vecchia quercia, all’imbrunire, in
quelle calde serate estive, potrete sentire un frastuono di cinguettii.
Bene! Sono gli uccellini che raccontano le loro storie. E... se tendete bene
l’orecchio, potrete anche riconoscere delle belle e grasse risate: è la
vecchia quercia che si diverte un mondo ad ascoltare le buffe storie del
grande prato verde e non ha più nulla di cui lamentarsi.
(Teresa Ducci)