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Mettetevi
comodi! E' la guerra!
Cap.IV A Nicolosi
La
famiglia è quasi tutta riunita. In casa si sta un po’ stretti, ma é
bello sentire il calore delle persone che si amano. Ogni sera ci si
mette ai balconi a pigghiarisi ‘u friscu, dal momento che la
strada si adombra sul lato sinistro.
Quando
in strada passa qualcuno che vende gelati o ciliege gli si cala u
panaru do’ balcuni e se ne comprano 5 lire. Poi ogni tanto, quando
ha il giorno di licenza, da Macchia di Giarre viene a trovarli anche
Nino, a bordo della sua motocicletta.
Ci si
divide i compiti. Pippo accompagna sempre Zina al pastificio, portando
il pesante sacco di farina.
Emanuele invece si occupa della spesa e scende spesso a Catania per
accertarsi che il suo appartamento non sia stato visitato dagli
"sciacalli". Da una delle sue tante discese, torna con delle belle
galline ed organizza un piccolo pollaio nel cortile.
"Ma
dove le hai trovate?" gli domandano sorpresi tutti.
"Sono
stato a trovare papà alla masseria e lui ha pensato che ci avrebbero
fatto comodo!"
"E
come stanu iddu e mia sorella Santa?" chiede Agata ansiosa.
"Stanno bene, mamma. Non vi preoccupate."
Anche
Luigi è preoccupato de’ spadalori, così un bel giorno scende in
città e trasporta tutti i mobili di casa nella proprietà che suo padre
Mario Pasquale possiede in Contrada Santo Todaro o San Giorgio.
E’ una
villa di fine Ottocento, in stile liberty, con grandi stanze col tetto a
volta, una simpatica terrazzina che gira tutta attorno alla casa, una
scala a doppia rampa che scende in giardino e una caratteristica
torretta che si erge al centro del tetto col gallo girevole in ferro
battuto che segna la quota altimetrica, circondata da un grande
appezzamento di terra coltivato a ulivi, mandorli e viti, dove la
famiglia trascorre le Domeniche. E’ fuori città, in aperta campagna,
assolutamente isolata da tutto e da tutti (le uniche altre abitazioni
sono la Villa Papale e la Villa Russo-Patti), e dunque dovrebbe essere
al sicuro sia dai ladri che dai bombardamenti! E comunque é sempre
custodita dal mezzadro e dalla sua famiglia.
L’unico che desta qualche preoccupazione è il piccolo Gino. Ha
continuamente l’intossicazione e nè Zina, con la sua dieta ferrea, nè il
medico, con i suoi medicinali, riescono a fargliela passare. Un bel
giorno si scopre l’inghippo. Ogni volta che nessuno lo tiene d’occhio,
Gino si arrampica fino al forno con una sedia e poi mette le mani sulle
cibarie, che vengono conservate lì dentro!
Trascorrono un paio di settimane.
Gli
Alleati bombardano selvaggiamente Catania. Anche la Via Plebiscito viene
colpita, mietendo diverse vittime, proprio perché vicina alla scuola
Cesare Battisti di Via Cordai dove sono ubicati i tedeschi. Una bomba
cade anche nel Cortile Lanzafame. Mario Pasquale, Concetta, Sarina e
Tina in quel momento si trovano barricati nel magazzino al piano terra e
sobbalzano di paura quando il violento spostamento d’aria fa spalancare
i battenti di ferro delle porte esterne, malgrado i chiavistelli chiusi,
e poi le fa tornare a posto.
Inizia
un nuovo esodo di catanesi. La città si spopola sempre più. E sempre più
tedeschi si rifugiano nei paesi etnei.
Mario
Pasquale, venduti ormai gli ultimi ferramenti, chiude il negozio e con
Concetta e Tina sale a Nicolosi, affittando una casa nel centro del
paese e precisamente in Via Fratelli Mario e Carlo Gemmellaro, una
strada che corre parallela a Via Etnea, la via principale, e che
incontra perpendicolarmente Via Roma. Così riabbraccia anche la terza
figlia, Zedda, che era già sfollata lì da tempo.
Zedda
ha ventinove anni, é alta e robusta, castana con gli occhi verdi. Ha una
bambina di quattro anni di nome Enrichetta ed è nuovamente incinta di
quattro mesi. Suo marito Iano ha trentacinque anni; é capitano di
compagnia e milita nella zona di Modica, Ispica e Marina di Ragusa. E’
laureato in Scienze Economiche e Commerciali, ha una tipografia insieme
al fratello Pippo, ama cantare e suonare il piano; fisicamente è bassino,
olivastro, castano sia di capelli che di occhi, ma giniusu. Zedda
è sfollata sin dall'inizio a Nicolosi con la suocera, la signora
Enrichetta, che ha una casa di proprietà in Via Madonna delle Grazie, ed
è vedova del signor Francesco, morto a cinquantaquattro anni, il quale
era primo flauto al Teatro Massimo e molti anni addietro aveva aperto
una tipografia in Via Crociferi, presso l’Ospizio di Beneficienza che si
trovava all’interno del Chiostro dei Gesuiti, nella quale insegnava il
mestiere agli orfanelli, poi rimasta alla sua morte al figlio Iano. Con
la signora Enrichetta sono sfollati anche i tre fratelli di Iano:
Aurora, la maggiore, di trentasette anni, con i figli Agatina,
diciottenne, Santo quattordicenne e Francesco di quattro anni, Ofelia,
ventiduenne, e Pippo, diciassettenne. Aurora è sposata con Antonino:
uomo alto, bello e distinto, che è violoncellista al Teatro Massimo e
dipendente di Iano in tipografia, dove, essendo ragioniere, cura la
contabilità. In questo momento l’uomo è sotto le armi, in Albania.
Ofelia ha appena preso il diploma di decimo anno di pianoforte al Santa
Cecilia di Roma ed é sposina di un giovane che sta combattendo in
continente. Il ragazzo si chiama Giuseppe, ha ventisei anni, é laureato
in Lettere e in Filosofia ed insegna all’Istituto Magistrale “Turrisi
Colonna” di Catania. E’ tenente. I due sono potuti stare insieme appena
venti giorni, poi lui è stato chiamato alle armi. Il giovanotto ha uno
spirito molto patriottico, tanto è vero che ogniqualvolta si
verificavano incursioni aeree e bombardamenti, ogniqualvolta suonava
l’allarme, pretendeva che la moglie Ofelia suonasse il piano. La signora
Enrichetta è bassa e molto in carne, tanto che Biagio la chiama
affettuosamente "madama abbenerica". E` sempre incipriata e
profumata, veste elegantissima, è spiritosa e racconta barzellette! Le
sue case sono sempre frequentate da artisti; vi si gioca a carte. Ecco
perché la nipotina che porta il suo nome preferisce stare con lei
piuttosto che con l’altra nonna Concetta. Le donne hanno nascosto tutti
i loro gioielli dentro un cofanetto che tengono in un luogo sicuro: in
mezzo al carbone di cucina. Una volta suddetto carbone prese fuoco e il
cofanetto s’incendiò, ma senza distruggere i gioielli. Essendo giovani e
abituate al benessere, Ofelia e Agatina (che sono zia e nipote, ma sono
praticamente coetanee) vorrebbero confezionarsi degli abiti nuovi, ma in
quel frangente i negozi sono praticamente tutti sforniti di stoffe, così
come di scarpe e calze; comprarli al mercato nero, d’intrallazzu,
è troppo dispendioso, poichè il prezzo lievita di dieci volte, e
comunque i soldi è meglio risparmiarli. Sicchè le due ragazze ricorrono
alle tende di casa: le colorano e poi ne fanno vestiti. Zedda e Ofelia
sono perennemente in pena. Soltanto i valzer al pianoforte possono in
qualche modo acquietare quell’ansia... Non appena Mario Pasquale,
Concetta e Tina arrivano a Nicolosi, Zedda lascia la casa della suocera
e va a stare da loro, con malcontento della figlioletta!
Sarina
frattanto, non potendo restare sola a Catania, raggiunge suo marito
Mario alla Piana.
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