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Mettetevi
comodi! E' la guerra!
Cap.VII A
LA VITA ALL’INTERNO DEL COLLEGIO
NAVALE DI BRINDISI
Il collegio navale di Brindisi era, al pari di
altri collegi navali italiani come quello di Venezia, un organismo
paramilitare che aveva lo scopo di preparare gli alunni all’ingresso
all’Accademia navale di Livorno, l’unica presente sul territorio
italiano, (accademia, la cui frequenza, essendo un corso post diploma,
era del tutto equiparata alla Laurea universitaria). Per poter essere
ammessi, bisognava superare una selezione sulla base del rendimento
scolastico ottenuto fino a quel momento nonché dell’idoneità fisica.
Pertanto, quando veniva pubblicato il Bando di Concorso, occorreva
inviare la propria candidatura su apposita domanda allegando copia
dell’ultima pagella scolastica, dei vaccini effettuati, e poi attendere
di passare la visita medica alla presenza di una commissione medica
militare nella propria città. Il collegio prevedeva corsi di studio per
i tre anni di liceo classico e i quattro di liceo scientifico, ma in via
del tutto eccezionale offriva anche corsi di studio “fuori corso” per i
due anni di ginnasio preparatorio al liceo classico. Le materie
didattiche insegnate erano quelle previste nei consueti licei, quindi
Italiano, Latino, Greco, Letteratura italiana, latina e greca,
Filosofia, con l’aggiunta dei primi rudimenti di “Navigazione”, ramo
“vascello” (la quale era la prima categoria dell’accademia di Livorno) e
di “armamento delle navi”. Allo studio accademico portato avanti come in
qualunque altro liceo italiano, ovvero sui libri, si affiancava una
costante preparazione atletica e fisica, con la pratica di canottaggio,
nuoto, scherma. Per effettuare le intense ore di ginnastica si
utilizzava sia la palestra sia il grande cortile posto all’interno del
collegio, al centro del quale era stabilmente montato un albero di
trinchetto, ossia una copia dell’albero maestro della nave “Amerigo
Vespucci”, con sotto una rete di protezione sul quale si effettuavano le
esercitazioni proprio come se si fosse in nave. La giornata del collegio
si apriva alle 6.00 in punto con la sveglia. La mezz’ora successiva era
dedicata al rifacimento dei letti e alle abluzioni personali. Dalle 6.30
alle 7.45 si studiava al tavolino. Alle 8.00 si svolgeva l’alzabandiera,
quindi, fino alle 8.30, si faceva colazione. Dalle 8.30 alle 12.30 si
svolgevano le varie lezioni. Alle 13.00 si ascoltava il bollettino di
guerra, poi si pranzava fino alle 13.30. Dopo mezz’ora di riposo libero,
alle 14.00 e fino alle 15.00 si svolgeva la preparazione fisica tramite
esercitazioni nel cortile, ginnastica, canottaggio, nuoto o scherma (non
solo in base alla cadenza settimanale ma anche in base al tempo
atmosferico). Dalle 15.00 alle 17.00 si studiava al tavolino. Alle 17.00
veniva offerta la merenda, poi dalle 18.00 alle 20.00 ancora tempo per
studiare a tavolino. La cena era prevista per le 20.00 e durava
all’incirca fino alle 20.45. Dalle 21.00 alle 22.00 c’era riposo, poi
veniva dato il “silenzio” e si andava a dormire. Le ore venivano
scandite dal suono della tromba, esattamente come in caserma.
L’unico giorno più leggero era la domenica, nella quale dopo pranzo
veniva concessa la libera uscita fino a tardo pomeriggio, che veniva
utilizzata per lo più per recarsi in città a passeggiare.
Il collegio era gestito da due categorie di personalità: la prima era
costituita da ufficiali di marina, i quali erano imbarcati sulle navi da
guerra e per brevi periodi (qualche mese) venivano inviati al collegio
per riposarsi. La seconda categoria invece era costituita da professori
di ginnastica laureati alla Farnesina, i quali all’interno del collegio
avevano il compito di sorvegliare negli spostamenti gli allievi. Proprio
questi ultimi non godevano di ottima reputazione tra i ragazzi, giacché
venivano considerati dei fascistelli codardi imboscati al collegio per
non essere imbarcati e pertanto venivano da loro chiamati in senso
spregiativo “ufficialetti”. I rapporti tra ufficiali e allievi e tra
allievi stessi erano comunque ottimi. L’atmosfera che regnava era di
massima serietà e disciplina. Vigeva il rispetto reciproco, il rigore e
il senso di responsabilità. Tutti i presenti, a vario titolo, avevano
ben chiara una considerazione: non si era lì in villeggiatura, ma bensì
per prepararsi alla guerra, ciascuno con il titolo spettante, e per
poter offrire alla Patria il proprio contributo. Aleggiava quindi pure
un senso di precarietà, perché la guerra non era un gioco e mieteva
vittime concrete, come concrete erano le assenze di molti ufficiali che,
dopo essere stati qualche mese presso il collegio e poi rimbarcati, non
facevano più ritorno perché morti negli scontri. Tra i ragazzi c’era un
forte spirito di cameratismo, che lasciava spazio ad innocui e simpatici
scherzi (mai reali angherie) solo per l’ingresso delle matricole.
Nell’ottobre del ’40 scoppia la guerra con la Grecia. Il collegio di
Brindisi viene trasferito a Forte dei Marmi nel gennaio del ’41.
Arturo entra al collegio nell’ottobre del ’40, ammesso come fuori corso
al 4° ginnasio del liceo classico. Frequenterà quindi il 5° ginnasio e
infine il 1° liceo.
Nel luglio del ’43 tutti i collegi navali italiani vengono
definitivamente sciolti e gli allievi mandati a casa.
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