home

eli

index


Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena e Parma
Scuola di Applicazione  - Diario 1934-1937 - di Giacomo Ferrera

 

I disegni che si trovano

in questa pagina sono stati

eseguiti dall'autore del testo

e rielaborati da Lucia Maria Izzo.

 

 

 

cimone

 

 

 

 

marce

 

 

 

 

 

fuoco

 

 

 

index

 

It's long the way to Tipperary...


Capitolo II: campi e manovre

Ai campi la nostra giornata, vista panoramicamente, si confonde con la nottata: non sappiamo mai quando finisca al giorno e quando cominci la notte, perché ogni occasione è buona per trarre utili ammaestramenti e per imparare, a nostre spese, come evitare determinati errori. In questo ambiente, quando si può, si dorme sempre benissimo: all'aperto, in tenda, nei boschi, in treno, sui margini della strada, in autocarro, in piedi come i cavalli, nei tuguri dell'Appennino, nei fienili e nelle malghe alpine. Il tempo atmosferico interessa poco; interessa invece molto il tempo per riposare, che è sempre ridotto al minimo.
I campi si dividono in estivi ed invernali; comprendono i campi propriamente detti e le parti secondarie e accessorie.
I campi propriamente detti, durante tre lunghi inverni, si svolgono sul Appennino Tosco-emiliano: Fiumalbo, Pavullo, Pievepèlago, Sèstola, Riolunato, Lama Mocogno, Monfestino, Barigazzo, Piandelagotti, Fornovo Taro, Passo della Cisa eccetera non appaiono né ridenti né pittoreschi: neve, fango, pioggia, ghiaccio, nebbie e marce inesorabili attorno ai due rilievi del Monte Cimone e del Libro Aperto. Qui intere generazioni hanno ripetuto con leggere varianti la squallida lepidezza, già nota agli antichi Etruschi, riferita al Monte Cimone che è un monte erudito perché ha sempre davanti il Libro Aperto. Che ridere!
Durante le tre lunghi estati, invece, i campi propriamente detti interessano zone vastissime comprendenti grandi pianure, intere catene alpine, lunghi tratti di confine, ampie vallate, ghiacciai maestosi, campi di battaglia, selve, fiumi e perfino un braccio di mare. Imbottiti di carte, farciti di nozioni storiche e geografiche, procediamo con ogni mezzo di trasporto, ma più spesso in bicicletta o a piedi, con un paio di scarponi di ricambio come i soldati della Grande Armata.
I campi di battaglia, già battuti dai padri nostri, sono testi parlanti e commoventi; ma i nostri grigi accompagnatori "insistono" invece sui cimiteri di guerra, con un certo compiacimento non disgiunto dalla solita retorichetta, e non capiscono quanto sarebbe stato meglio se lo scotto così salato l'avesse pagato il nemico.

 

Tramp, tramp, tramp, the boys are marching....
(Guerra di Secessione americana, Canto di marcia)

 Dei campi, restano da esaminare le parti secondarie e accessorie che sono costituite:

  • dalle grandi manovre, alle quali l'Accademia ha sempre l'alto onore di partecipare;
  • dalla conseguente riduzione della licenza estiva, il che si traduce in una fregatura solenne.

L'alto onore, invero, non è sentito con la dovuta fierezza, mentre la fregatura è avvertita in tutto il suo valore.

Finché siamo impiegati come squadre autonome, ce la caviamo egregiamente da soli perché la tattica imparata da Emilio Salgari è sempre validissima; finché restiamo sotto le ali del Gallinaccio, al massimo facciamo qualche brutta figura; quando veniamo affidati alle unità in manovra noi allievi, che a quanto pare non siamo né carne né pesce, andiamo a finire con i soldati o con gli ufficiali perché nessuno ha saputo precisare certi particolari trascurabili. Sui lineamenti generali delle grandi manovre non sappiamo granché; forse sapremo qualcosa quando saremo cresciuti. Adesso siamo ancora piccoli; perciò molto spesso ignoriamo perfino alla situazione locale, perché nessuno ce la spiega. Ma questo non interessa affatto. Ai nostri egregi impiccioni interessa invece che l'Accademia partecipi, che sia presente sempre, dovunque comunque, magari senza un programma e senza una specifica organizzazione, così... all'italiana.

Il Gallinaccio interviene sempre, con ammirevole iniziativa, e con il suo contributo incrementa ed esalta gli errori già commessi da altri. Parla di tutto e di tutti, spiega a modo suo, fa "orientamente e tutte quante", richiama la nostra attenzione su cose e fatti da lui ritenuti importantissimi e si agita fin troppo. Da solo, riesce a far più numeri di un circo equestre! Quando riceve l'ordine di intervenire in manovra, parte e attacca a testa bassa, anche nella difesa, inconscio seguace della Jeune École del colonnello Grandmaison. Noi, malvagi e scanzonati, ridacchiamo di lui; ma sotto sotto ammiriamo la sua rettitudine esemplare, il suo slancio generoso e il suo carattere di vero soldato.



Giacomo Ferrera