I disegni che si trovano
in questa pagina
sono stati
eseguiti
dall'autore del testo
e rielaborati da
Lucia Maria Izzo.
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It's long the way to Tipperary...
Capitolo II: campi e manovre
Ai campi la nostra giornata, vista panoramicamente, si confonde
con la nottata: non sappiamo mai quando finisca al giorno e quando
cominci la notte, perché ogni occasione è buona per trarre utili
ammaestramenti e per imparare, a nostre spese, come evitare determinati
errori. In questo ambiente, quando si può, si dorme sempre benissimo:
all'aperto, in tenda, nei boschi, in treno, sui margini della strada, in
autocarro, in piedi come i cavalli, nei tuguri dell'Appennino, nei
fienili e nelle malghe alpine. Il tempo atmosferico interessa poco;
interessa invece molto il tempo per riposare, che è sempre ridotto al
minimo.
I campi si dividono in estivi ed invernali; comprendono i campi
propriamente detti e le parti secondarie e accessorie.
I campi propriamente detti, durante tre lunghi inverni, si
svolgono sul Appennino Tosco-emiliano: Fiumalbo,
Pavullo, Pievepèlago, Sèstola, Riolunato, Lama Mocogno, Monfestino,
Barigazzo, Piandelagotti, Fornovo Taro, Passo della Cisa eccetera non
appaiono né ridenti né pittoreschi: neve, fango, pioggia, ghiaccio,
nebbie e marce inesorabili attorno ai due rilievi del Monte
Cimone e del Libro Aperto. Qui intere
generazioni hanno ripetuto con leggere varianti la squallida lepidezza,
già nota agli antichi Etruschi, riferita al Monte Cimone
che è un monte erudito perché ha sempre davanti il Libro Aperto.
Che ridere!
Durante le tre lunghi estati, invece, i campi propriamente
detti interessano zone vastissime comprendenti grandi pianure, intere
catene alpine, lunghi tratti di confine, ampie vallate, ghiacciai
maestosi, campi di battaglia, selve, fiumi e perfino un braccio di mare.
Imbottiti di carte, farciti di nozioni storiche e geografiche,
procediamo con ogni mezzo di trasporto, ma più spesso in bicicletta o a
piedi, con un paio di scarponi di ricambio come i soldati della Grande
Armata.
I campi di battaglia, già battuti dai padri nostri, sono testi
parlanti e commoventi; ma i nostri grigi accompagnatori "insistono"
invece sui cimiteri di guerra, con un certo compiacimento non disgiunto
dalla solita retorichetta, e non capiscono quanto sarebbe stato meglio
se lo scotto così salato l'avesse pagato il nemico.
Tramp, tramp, tramp, the boys are marching....
(Guerra di Secessione americana, Canto di marcia)
Dei campi, restano da esaminare le parti
secondarie e accessorie che sono costituite:
- dalle grandi manovre, alle quali
l'Accademia ha sempre l'alto onore di partecipare;
- dalla conseguente riduzione della
licenza estiva, il che si traduce in una fregatura
solenne.
L'alto onore, invero, non è sentito
con la dovuta fierezza, mentre la fregatura è avvertita in tutto il suo
valore.
Finché siamo impiegati come squadre autonome, ce la
caviamo egregiamente da soli perché la tattica imparata da Emilio
Salgari è sempre validissima; finché restiamo sotto le ali del
Gallinaccio, al massimo facciamo qualche brutta figura; quando
veniamo affidati alle unità in manovra noi allievi, che a quanto pare
non siamo né carne né pesce, andiamo a finire con i soldati o con gli
ufficiali perché nessuno ha saputo precisare certi particolari
trascurabili. Sui lineamenti generali delle grandi
manovre non sappiamo granché; forse sapremo qualcosa quando saremo
cresciuti. Adesso siamo ancora piccoli; perciò molto spesso ignoriamo
perfino alla situazione locale, perché nessuno ce la spiega. Ma questo
non interessa affatto. Ai nostri egregi impiccioni interessa invece
che l'Accademia partecipi, che sia presente sempre, dovunque comunque,
magari senza un programma e senza una specifica organizzazione, così...
all'italiana.
Il Gallinaccio interviene sempre, con ammirevole
iniziativa, e con il suo contributo incrementa ed esalta gli errori già
commessi da altri. Parla di tutto e di tutti, spiega a modo suo, fa
"orientamente e tutte quante", richiama la nostra attenzione su cose e
fatti da lui ritenuti importantissimi e si agita fin troppo. Da solo,
riesce a far più numeri di un circo equestre! Quando riceve l'ordine di
intervenire in manovra, parte e attacca a testa bassa, anche nella
difesa, inconscio seguace della Jeune École del colonnello Grandmaison. Noi, malvagi
e scanzonati, ridacchiamo di lui; ma sotto sotto ammiriamo la sua
rettitudine esemplare, il suo slancio generoso e il suo carattere di
vero soldato.
Giacomo Ferrera
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