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Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena e Parma
Scuola di Applicazione  - Diario 1934-1937 - di Giacomo Ferrera

 

I disegni che si trovano

in questa pagina sono stati

eseguiti dall'autore del testo

e rielaborati da Teresa Ducci,

Lucia Maria Izzo, Liliana Manconi,

Sebastiana Schillaci

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo XI: A Parma, 1936-37

Hic manebimus optime...

A. Uh, che bella città!

Oh, che belle ragazze! Vive la difference! Arriviamo a frotte da ogni parte d'Italia, elegantissimi e freschi dopo una salutare licenza, e ci diamo da fare per cercare un alloggio che non sia la solita camerata. I soliti "dritti" partono decisi e si sistemano presso le vedovelle, affittacamere compiacenti, famiglie con figlie di larga manica o trovano camere con ingresso indipendente e si danno alla pazza gioia. L'infermeria comincia ad accogliere i primi infortunati sul lavoro i quali, per intime disavventure, hanno già perduto la primiera baldanza. Io, Quadrelli, Kunder e Roma troviamo alloggio in una grande stanza della scuola, sopra l'aula magna, vicino alle camere dei puniti di arresti; così facendo ci organizziamo a casa e bottega, mentre con il trascorrere dei giorni la nostra residenza con veduta sul Parco Ducale diventa un bivacco di disperati. Kunder, imperterrito, ci suona il violino. In questa sarabanda si inserisce la figura di Ferruccio, un vecchietto che si dà da fare: porta i bagagli, trova gli alloggi, indica le stirerie, le lavanderie, le sartorie... egli impersona  l'iniziativa privata, quella che fa i miracoli, che salva le situazioni e che supera di parecchie lunghezze la stessa organizzazione della scuola.

Ipse dixit

B. Inaugurazione del corso

Ginger comincia per tutti, al campo ostacoli; La scelta del posto sarebbe umoristica e allusiva, ma nessuno coglie queste finezze. Egli, dall'alto di un podio di legno, tuona come un predicatore della controriforma, e non si avvede del sorriso ironico di chi ha già fatto l'esperienza del Gallinaccio per due anni. Segue il Badalucco in aula magna, con la tattica; uh, com'è importante la materia! Intanto, i testi non sono chiari, le idee sono confuse, le chiacchiere sono molte, troppe! Confesso che non ci capisco niente perché sono rimasto a Sandokan e al Corsaro Nero; la massa ci capisce ancora meno; qualcuno asserisce di capire e si salva in corner in virtù di una tipica dialettica meridionale che in Italia si rivela efficacissima. Segue topografia. Uh, com'è importante! Un tizio che non la conosceva è finito miseramente sotto un tram. Segue tiro. Uh, com'è importante secondo Fiore di loto! Guai a chi non conosce la giustezza, la aggiustatezza, la filosofia della preparazione topografica: si possono contrarre gravi infermità. Ma l'artiglieria, con il suo abachi, fa la guerra per conto suo? come si coopera e come si richiede il fuoco? Quadrelli, passami un fiammifero! Segue motorizzazione e automobilismo. Uh, come è importante! Ma stavolta lo è davvero. L'insegnante, relegato in un padiglione del parco di Maria Luisa, ce lo fa capire e ci schiude nuovi orizzonti. Segue fortificazione. Uh, com'è importante! Cianca Ribelle sceglie accuratamente la zona più fangosa del torrente Parma e ci mette a  scavare buche. Sono particolarmente bersagliati quelli di noi che hanno una divisa in perfetto ordine, così imparano. Per completare il quadro, arriva secca secca una pallottola dal poligono di tiro a segno: Ricci è colpito a una gamba. E avanti con la fortificazione! Meglio dire, indietro: bastioni alla Vauban, pozzi alla Boulle, graticci e gabbioni dell'epoca napoleonica, passerelle tipo Beresina, reticolati e trincee della grande guerra... perché non tornare alle fortificazioni di Michelangelo e di San Gallo? Carrminati, per mettersi al sicuro, traccia i valli, le circonvallazioni e le bocche di lupo che Giulio Cesare fece fare ad Alesia. Segue salmerie, carreggio, nozioni di veterinaria. Uh, com'è importante! L'insegnante, accanto allo scheletro del cavallo, sembra uno dei quattro cavalieri dell'apocalisse; scarsa è peraltro la sua rassomiglianza con Rodolfo Valentino. Segue trasmissioni.Uh, com'è importante! E dài con gli apparati radio e a filo! E dài con gli esercizi! Segue lingue. Uh, com'è importante! Ma chi è quell'incauto che ha introdotto in aula l'uso dei dischi linguaphone di tedesco, di francese e di serbo croato? È una vera primizia. Ignorato l'inglese. A me, che lo conosco da anni, dicono che non serve a niente. Segue armi. Uh, com'è importante! Però, nessuno di noi è in regola con la legge: non abbiamo porto d'armi e rischiamo l'arresto immediato... invece, quando passiamo incolonnati, carichi di armi e di munizioni, i carabinieri ci salutano. Segue ginnastica, ordine chiuso, scherma, equitazione, scuola comando, scuola guida, canto corale: uh, com'è importante! Nel parco e nei cortili della scuola cominciano a risuonare urla sguaiate e ragli scomposti: ce la mettiamo tutta! Cala la sera sulla nostra giornata operosa. Tutto è troppo importante. I meno importanti siamo proprio noi.

"Questa non è un'interrogazione, è un battibecco! Lei fa il batti,
e io... lasciamo perdere! (Il Badalucco a Parma, 1937)

C. Il crepuscolo degli dèi

Ma che differenza, rispetto a Modena! Ormai siamo ufficiali eh! Quindi le giberne che ci hanno afflitto per due anni ci affliggeranno per un altro ancora; il moschetto è più corto del fucile modello 91, ma te lo devi portare anche a letto; lo zaino non è più quello d'ordinanza, ma pesa lo stesso anche se di tipo sportivo. Te ne accorgi sui ghiacciai dell'Adamello e dell'Ortles. Invariate le maschere antigas, la borraccia, la borsa porta carte e attrezzatura varia. Invariato l'aspetto del solito allievo "albero di Natale". Però bisogna riconoscere che siamo tutti uguali, tutti lavorati in serie, come Ginger vuole e fortissimamente vuole. I tentativi di eludere norme e regole, infrangere ordini e disposizioni vengano stroncati a suon di arresti. Orango Spago perseguita tutti quelli che calzano guanti di spago e non ha tutti i torti. Seghino per partito preso perseguita Azzolina, Baldesi, Buzzi e Mazzara, i quali si seccano e rispondono per le rime. Cianca Ribelle perseguita quelli che sono prestanti ed eleganti. Il Feroce Saladino perseguita tutta la sua compagnia. Il Gatto Malinconico ci guarda con gli occhi buoni e non ci perseguita, ma la sua bocca assume pieghe amare. Ginger non ha dubbi: perseguita tutti. Le camere vicino alla mia si riempiono gradualmente di puniti; ad essi, in un momento di ispirazione, dedicò un sonetto che incomincia così:

Dalle finestre della nuda stanza
tu guardi la città piena di sole;
guardi il giardino, le infiorate aiuole,
il cielo azzurro e i monti in lontananza.

Comunque un bel momento la disciplina supera il limite del sopportabile. La scintilla scocca alla mensa ufficiali: per scherzo, Gentile  sale sopra una sedia e arringa il popolo come un tribuno. Esplode il canto della rivoluzione; scoppia il pandemonio, l'eco giunge nella strada: gli operai di passaggio si fermano e non credono ai loro orecchi. Ginger si precipita con le gambe più veloci del cervello per rendersi conto di che cosa accada; soltanto quando è in mezzo a noi capisce, impallidisce, si ferma, retrocede, sparisce... calmatesi le acque, nessuno chiede, nessuno indaga, nessuno domanda. Tutti ci guardano con facce strane. Una cosa è certa: La ritirata di Ginger è ispirata a un senso di prudenza forse eccessivo. Per il superiore non è successo niente, per noi è accaduto tutto. È il tramonto di un mito. Sono tramontati i numi.

D. Chi è stato?

Qualcuno ha dato la scalata alla torre dell'orologio: l'ha messo indietro per dormire un po' di più in una gelida mattina d'inverno. Il trombettiere, fedelissimo esecutore, suona la sveglia con un'ora di ritardo, come volevasi. I sacri orari delle sacre operazioni sono letteralmente sconvolti e vanno, come suol dirsi, in vacca; noi, sempre zelantissimi, corriamo con serietà e compunzione dove non si dovrebbe, il che aumenta la confusione. Bella esperienza! Chi è stato?

Qualcuno, durante le spiegazioni del Badalucco davanti alla Rocca Lanzona, ha avuto l'idea di organizzare appositi ordini di gente in prima fila incaricata di stare attenta, in modo da consentire agli altri, dietro, di pensare tranquillamente ai fatti loro. Chi è stato?

Panzales è venuto a Folgaria: la sua figura non si intona affatto con il bel paesaggio del Trentino. Bisogna fare qualcosa! Alla mensa, con fulmineo passamano, la sua bustina di generale sparisce: pare che sia stata sepolta in un letamaio, ad opera di ignoti, in pochi secondi. Chi è stato?

Per punizione, siamo trasferiti chi a Lavarone e chi a Carbonare. E figuratevi che castigo! Il trasferimento avviene a piedi, ritmato dalle solite canzonacce ribalde e allusive. Ma qualcuno ha lanciato l'idea di caricare la sveglia che abbiamo nello zaino e di regolarle poi tutte a scalare di 2 o 3 minuti l'una dall'altra. In successione di tempo, durante la marcia, le sveglie cominciano a trillare da dentro gli zaini con effetto esilarante. C'è chi non riesce più a camminare per il gran ridere. Seghino, incaricato della disciplina della colonna, si presta magnificamente al gioco e corre come un fesso avanti e indietro richiamando ora questo ora quello; ma le sveglie continuano a trillare implacabili una dietro l'altra fino all'arrivo: sembra di essere nel paese dei campanelli. Seghino, che è di fiato corto, sta per rendere l'anima al creatore, con nostro grande sollazzo. Chi ha avuto l'idea? Chi è stato?

Bisogna far fuori Seghino, perché continua romperci le scatole. Qualcuno, dalla zona di Folgaria, gli mostra la cima del monte Pasubio in una limpida giornata d'estate e gli propone di fare una bella escursione domenicale: il monte appare vicino, quasi a portata di mano.  Il pesce abbocca: la proposta è accolta. Pochi volonterosi si prestano e partono all'alba pieni di baldanza, con Seghino in testa. Ma il monte è lontano, lontanissimo, perché così sono i monti del Trentino. Cammina cammina... scendi e sali... alla notte vediamo tornare i volonterosi allegri come grilli, come se avessero fatto una passeggiatina romantica, ma non vediamo Seghino, che è già letto, completamente sfasciato; lo vedremo soltanto occasionalmente, più malandato del solito. Così è stata messa in atto la tecnica della demolizione del superiore molesto. Che idea, ragazzi! Chi è stato?

Arriva in visita al campo l'Accademia militare di Budapest: non notiamo differenze. Che allegroni, gli Ungheresi! Vengono suddivisi fra quelli di noi che parlano tedesco o francese o serbo croato: è come se ci fossimo sempre conosciuti. La preoccupazione dei nostri superiori, che ci mettono sotto come tacchini, è quella di esibire esercitazioni di effetto; la nostra preoccupazione è ben altra. Qui bisogna fare qualche cosa per dare il giusto tono all'incontro. Nelle vicinanze ci sono molte belle villeggianti che altro non aspettano: e noi via, alla faccia delle esercitazioni.

- Signorina, dobbiamo onorare i nostri ospiti ungheresi... affidiamo questo a lei... quest'altro a lei... questi a loro... orchestra, czarda! Che giornata, ragazzi! Che idea! Chi è stato?

Transitiamo per il Pian delle Fugazze in autocarro in un nebbioso mattino dell'estate 1937. Da quelle parti ci sono pure gli allievi del primo anno. A un tratto, uno di noi leva un grido, simile a quello del marinaio di Cristoforo Colombo che per primo vide terra: il Gallinaccio! Il Gallinaccio! Eccolo difatti arrancare in testa a una compagnia di allievi. Leviamo grida e voci irripetibili, accompagnate da tanti gesti che vengono scambiati per un fugace saluto.  Chi è stato?

E. Epilogo

Esami finali. Panzales, che si è procurato un copricapo nuovo, svolazza qua e là e dà il suo prezioso contributo di pensiero. È finita davvero: quasi non ci crediamo. Siamo pronti per essere assegnati ai reggimenti. Che reggimento? Che arma? Che corpo? Dove? Nessuno ci dice qualcosa. Decidiamo da soli. Ammirati gli aspiranti bersaglieri. Quasi ammirati gli aspiranti alpini. Non troppo ammirati quelli che chiedono fanteria, e io la chiedo con baldanza. Disprezzati i carristi, perché vogliono combattere su cingoli e dietro una corazza. Per punizione, devono fare alcuna belle marce a piedi o su bicicletta militare, così imparano! Salutiamo superiori, insegnanti istruttori, distinguendo per bene i maestri e le schiappe, i soldati e le scamorze. Un giorno forse commetteremo anche noi i nostri errori, ma non cadremo mai in quelli che abbiamo sperimentato noi, perché la prova è stata troppo dura. Dotati di una resistenza eccezionale, ben preparati, "apposte e tutte quante", eh, voglio proprio vedere come se la passerebbe il nemico se la prima guerra mondiale si ripetesse!
Ci aspetta, invece, la seconda.
 

Giacomo Ferrera