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Prigionia in Africa (1943-1945) - di Giacomo Ferrera

 

 I disegni che si trovano

in questa pagina sono stati

eseguiti dall'autore del testo

e rielaborati da  Teresa Ducci,

e Lucia Maria Izzo

 

 

 

 

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Capitolo VII: Le attività ricreative

La lunga permanenza nei campi di concentramento causò in parecchi una crisi depressiva che non di rado si concluse con un suicidio. Una mattina trovammo il professore di matematica che si era impiccato; un giorno un sottotenente di Trento che veniva anche a prendere qualche lezione di inglese, andò dal barbiere, prese un rasoio e si tagliò la gola. Prontamente soccorso, fasciato e tamponato, nella notte si strappò le bende e morì. Gli inglesi, visto che questi fenomeni si manifestavano anche altrove, si allarmarono, e per migliorare la situazione e incoraggiarono e permisero certe attività ricreative come lo sport, la musica e lo spettacolo.

Gli sport praticati erano il calcio, la palla al volo, perfino il tennis, le bocce, il pugilato. Fra noi un calciatore di professione che si chiamava Scaramelli. Bello giocare in mezzo a folate di polvere rovente!

Ci giunse un pianoforte. Avevamo due bravissimi pianisti i quali ci suonarono musica classica e leggera; il tenore Crocetti con la sua bella voce cantava pezzi d'opera.

Un avvocato milanese, quello che sapeva tutto sui pittori antichi e moderni, riuscì a ottenere pennelli e colori per sé e per altri amanti della pittura. Un siciliano dipinse a olio il paesaggio di Heluan con pennellate sicure e con effetti stupendi. Era forse  Guttuso? somigliava fisicamente... usava la stessa tecnica...

Ma quel che più ci dilettò fu lo spettacolo, quel che più ci sorprese fu l'abilità di chi si rivelò artista senza sapere di esserlo. Il tenente Parpinelli si accorse di essere ipnotizzatore e si esibì in esperimenti molto interessanti. Aveva anche il dono della trasmissione del pensiero e il potere di comandare a distanza: fissava un ignaro passante e lo faceva muovere a destra e a sinistra come voleva, lanciando messaggi mentali. Persone estremamente serie si esibirono brillantemente in parti di una comicità irresistibile; altri, ricchi di inventiva, provvedevano ai costumi, agli scenari, alle attrezzature occorrenti. L'imitatore del cantastorie, tipica figura ormai scomparsa che faceva il giro delle fiere e delle sagre di paese per cantare fatti di cronaca nera con l'ausilio di cartelloni illustrati, fu uno dei più bravi. È esilarante la storia della Gigiotta, rapita dal brigante e portata in montagna. Ma l'onesta fanciulla non cede, lo si vede anche dai riquadri indicati con la colla bacchetta nella figura. Infine il brigante furibondo lo uccide e la fa a pezzi.

La Gigiotta, tagliata a pezzetti, al brigante chiedeva pietà.

Ma il capolavoro fu la rappresentazione di un film muto, si intende con attori veri e non con pellicola, i quali mimarono tutta la rappresentazione dal principio alla fine senza dire una parola, senza un rumore, riproducendo pure tutti gli inconvenienti connessi con i sistemi di proiezione di allora: pellicola che si strappava, che si fermava, troppo lento troppo veloce, luce che mancava, pubblico che fischiava. Le didascalie erano riportate su di una striscia di carta alta 80 cm e lunga... quanto bastava. Tale striscia, disposta i piedi del presunto schermo, veniva fatta scorrere mediante due rulli verticali a cura di due operatori invisibili: uno svolgeva e l'altro avvolgeva in perfetta sincronia con la rappresentazione. Quanto lavoro! Ma i risultati furono memorabili. Il titolo era: "Scacciata la sera delle nozze" o qualcosa di simile. Cominciava con la scena festosa delle nozze tra il marchese de La Pernaque e la contessina Bidet (pianoforte: marcia nuziale), seguiva un ricco e fastoso rinfresco (pianoforte: Brindisi della Traviata), la partenza degli sposi (pianoforte: una bella marcetta) e finalmente soli (un pezzo delle nozze di Sigfrido). I due sono in piedi in mezzo alla stanza (musica di Wagner, come sopra), La sposa è colta da pudico timore, lo sposo che tenta ai primi approcci con signorile discrezione: solo allora si accorge - ahimè - che il suo amato bene ha il pancione. Qualcuno da tempo ha preceduto lo sposo e lo ha sollevato dall'incombenza, come è spiegato nella didascalia (musica: da Wagner passare a Verdi, Otello). Lo sposo è furibondo, la sposa si inginocchia e implora merce, il pianista continua con l'Otello e non benissimo crescendo, lo sposo estrae una pistola di cartone, La cameriera apre la porta ( le cameriere sanno tutto e giungono sempre al momento opportuno) e dice:

- Risparmiala, essa è madre!
- No! Risponde lo sposo. Muoia con la sua colpa!

Così le didascalie. Dalla pistola silenziosa fuoriesce una nuvoletta di borotalco la sposa stramazza egli defunge scalciando (musica: la marcia funebre di Verdi). Da parte nostra, risate da matti per diversi giorni.

Gli inglesi, che quanto a distrazioni non stavano molto meglio di noi, si domandarono quali fossero i motivi di tanta allegria. Quando lo seppero, chiesero che le rappresentazioni fossero fatte anche per loro: furono appagati. Gli artisti furono applauditi e compensati lautamente con cibarie succulente e tabacchi pregiati.

 

Giacomo Ferrera