Esfahan
Esfahan è una delle città più
belle, dal punto di vista architettonico. Situata al centro
dell’Iran raggiunse l’apice di bellezza ed importanza nel cinquecento.
Il nucleo principale della città è
costituito dalla grande piazza rettangolare dove una volta si teneva il gioco
del polo: Piazza Imam.
La piazza colpisce per la sua estensione e bellezza: una delle piazze
più ampie al mondo. Al centro si estende una lunghissima fontana che
occupa gran
parte del suolo con un numero infinito di zampilli, circondata da prati
con
aiuole piene di fiori dai mille colori. Tra i prati si aprono dei vialetti
per il
passeggio corredati di panchine per il riposo, ma molte persone sostano
e si
siedono anche sull’erba dei prati. È il luogo più idoneo per incontrare
e parlare
con la gente sempre molto gentile e socievole. L’elegante Bazar è uno dei punto d’accesso alla piazza.
A sud si innalza la Moschea dello
scià, ribattezzata dopo la rivoluzione Moschea
dell’imam. Una delle più belle moschee con la cupola rivestita di maioliche
decorate. All’interno, nel punto centrale, proprio sotto la cupola, l’acustica
è perfetta e la nostra guida ce ne dà dimostrazione cantando a voce piena il
richiamo del muezzin alla preghiera. La voce può diffondersi fino a più di
cento metri di distanza. Ad est, verso
il centro della piazza, si erge la Moschea
della regina, anch’essa molto bella e sfarzosa. All’interno, la decorazione geometrica della cupola sembra diventare una ruota di
pavone allorquando, in un particolare punto del pavimento e per uno strano effetto di luci, appare il collo dell’uccello.
Di fronte alla Moschea della regina, sul lato opposto, si innalza il Palazzo reale Ali Qapu che si affaccia
sulla piazza con una vasta
terrazza coperta con soffitto intarsiato sostenuto da altissime colonne lignee.
Il palazzo, all'interno, è decorato con affreschi e miniature e si sviluppa in altezza per
sei piani. Sicuramente la stanza più interessante è la sala della musica che raggiunge un’acustica perfetta grazie alle
decorazioni in stucco che, distaccate dal soffitto, creano un pannello di vuoti
e pieni.
Altra
interessante peculiarità di Esfahan è il lungo fiume Zayande che percorre la
città ed è sormontato da undici ponti tra i quali, il più
caratteristico è il ponte delle 33
arcate. La fuga della 33 splendide arcate
rende un effetto molto suggestivo soprattutto al tramonto o alla sera quando il
ponte, illuminato, si riflette nell’acqua del fiume. Un camminamento sotto le
arcate del ponte permette di attraversare da una parte all’altra il fiume, ma
più che altro questo spazio diventa un salotto dove la gente si siede a
chiacchierare e bere the, insomma un altro punto di incontro e socializzazione
per la gente del posto così come i giardini con alberi e sculture che si
estendono intorno.
Più in periferia visitiamo il Chelel Sotun, ovvero palazzo delle quaranta colonne.
Un
edificio del XVII secolo destinato a fastosi ricevimenti. In realtà le
colonne che sorreggono il loggiato d'ingresso sono soltanto venti, ma
il numero di quaranta deriva dal riflesso delle colonne
stesse nella piscina antistante il palazzo che ne duplica visivamente
il
numero.
L’interno del palazzo è decorato da sei grandi affreschi che narrano amori
leggendari, scene di guerra e di conquista e vari aspetti della vita sontuosa
ed a volte trasgressiva dei sovrani del XVII secolo con scene di convivi e
balli molto licenziosi per la cultura islamica dell’epoca. All’esterno, il
palazzo è circondato da un ampio giardino.
Ad Esfahan incontriamo vari rappresentanti di comunità
religiose minoritarie.
Comunità Ebraica.
L’esponente
rappresentante ci racconta che la comunità è ben inserita e gode degli
stessi
diritti della maggioranza musulmana. Hanno diritto ad un rappresentante in
parlamento così come tutte le altre comunità religiose minoritarie. Da
più di otto anni sono stati costretti a chiudere le scuole ebraiche a
causa di un forte flusso migratorio verso Stati Uniti e Canada che ha
spopolato le loro scuole
quindi, oggi, i/le loro ragazzi/e frequentano la scuola della
repubblica
islamica. Gli/le alunni/e ebrei/e sono esonerati dalla lezione di
religione musulmana con l'accordo di sostituirla con lezioni di
religione ebraica impartita in
sinagoga. La valutazione della religione ebraica, a fine anno
scolastico, viene
consegnata alla scuola di appartenenza dei ragazzi/e per fare media con
i voti
delle altre discipline. Comunità Cristiana
Armena. La più grande comunità
religiosa minoritaria in Iran da quando gli armeni vi si rifugiarono, nel 1915,
per fuggire dal
genocidio perpetrato sul loro popolo per mano del governo turco
ottomano. Ancora oggi, il governo turco ed i paesi alleati non
riconoscono quel massacro come un vero genocidio e la comunità fa
delle celebrazioni degli anniversari un punto di forza per
richiederne il riconoscimento ufficiale. Un piccolo fiore, il “non
ti scordar di me” è il simbolo adottato per esprimere questa ingiusta
negazione.
Foto di Esfahan
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Natanz
– Kashan – Qom
Riprendiamo
il nostro cammino verso Teheran percorrendo l’altopiano desertico del Kavir, ma
lungo la strada ci fermiamo in tre località di interesse culturale.
Natanz è una località nota per
il centro nucleare iraniano, ma
merita una visita soprattutto per alcune bellezze architettoniche come un
mausoleo risalente al 1400 decorato con un misto di mattoni e maioliche; i
resti di un antico tempio del fuoco zoroastriano ed una moschea Jamé.
Kashan località sulla via della seta con uno dei giardini storici persiani
più rigoglioso ricco di canali, vasche e giochi d’acqua: il giardino di Fin.
Qom città santa per la presenza della tomba di Fatima al-Maʿsūma, figlia dell' Imam sciita Mūsā al-Kāẓim. Ma non ci fermiamo per la visita alla tomba,
bensì proseguiamo verso l’Università
delle Religioni dove ci aspettano per un incontro alcuni professori ed
amministratori. Il centro studi è nato con molte reticenze da parte del potere
centrale, ma oggi è una delle Università più importanti per lo studio comparato
tra religioni, dall’Induismo al Cristianesimo nonchè per il dialogo ed il
confronto con le diverse confessioni, base per una maggiore consapevolezza e
rispetto reciproco. Foto Natanz Kashan Qom
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