Sorrento è una ridente cittadina
situata sul versante nord occidentale della penisola omonima, che
separa i golfi di Napoli e di Salerno. Abitata probabilmente sin dal
Paleolitico superiore,ossia 20-30 millenni fa, essa ,con sorte
comune all’intera penisola e all’Italia meridionale, ha visto
avvicendarsi nel corso del tempo civiltà diverse come gli Osci (o
Oschi), gli Etruschi,i Greci (che diedero alla città la pianta
urbana ancora oggi chiaramente leggibile nel centro storico), i
Romani, e a seguire dominazioni più o meno lunghe di Bizantini,
Longobardi, Normanni,Angioini, Aragonesi, Francesi,Austriaci (in
seguito alla guerra di successione spagnola), e Spagnoli.
Sarebbe
difficile descrivere in breve vicende , opere d’arte e bellezze
paesaggistiche di Sorrento, tra l’altro già decantate da ospiti
illustri quali Byron, Keats, Scott, Dickens, Goethe, Wagner, Ibsen e
Nitzsche solo per citare i più noti. Per questo prenderò in esame
quei tesori di bellezza e di arte dove la storia si intreccia col
mito e con la leggenda.
BAGNI DELLA REGINA GIOVANNA
Dal Capo di Sorrento,
l’estremità occidentale della città di Sorrento,.a piedi si possono
raggiungere i resti di una villa romana del I sec. erroneamente
attribuita a Pollio Felice e dell’antistante peschiera . La villa
raggiungibile sia da terra che da mare era costituita da una parte
marittima e una domus più a monte collegate tra di loro. Anche i due
isolotti ad ovest erano probabilmente collegati tra di loro.
La leggenda vuole che la regina Giovanna II d’Angiò(1371 - 1435),
ultima a regnare della sua casata, amasse bagnarsi nelle acque
limpidissime della peschiera,ragion per cui il luogo avrebbe preso
il suo nome. C’è un’altra versione relativa all’utilizzo di questo
luogo da parte della regina.Giovanna Santucci infatti ritiene che
nei bagni della Regina Giovanna del Capo di Sorrento, come a Castel
Capuano di Napoli e in altre dimore, la regina dissoluta mandasse “
a morte gli occasionali amanti di turno facendoli precipitare in una
botola o richiudendoli in luoghi segreti da dove mai più sarebbero
usciti vivi…”
http://www.italiamedievale.org/sito_acim/personaggi/giovanna_II.html
BASILICA DI
S.ANTONIO
Molte delle leggende sorrentine
vertono intorno alla vita e alle opere di sant’Antonino patrono di
Sorrento, vissuto nel IX secolo. a testimonianza della grande
devozione popolare In particolare si narra che il santo avesse
liberato un bambino, ingoiato da un grosso cetaceo e a testimonianza
dell’evento l’atrio della Basilica conserva due costole dell’animale
marino.
Alla sua morte il Santo fu seppellito ,come da sua volontà, non
dentro e non fuori le mura, ma sotto le mura medesime, anche se si
ignora il luogo preciso.
La Basilica a lui intitolata è a tre navate divise da dodici colonne
di marmi diversi provenienti da edifici della Sorrento greco-romana.
Al centro del soffitto una tela di G.B. Lama che ricorda uno dei
miracoli del Santo, la liberazione dal demonio della figlia di
Sicardo duca di Benevento.
Nella cripta sottostante ,la cui volta è sostenuta da colonne di
spoglio, numerossimi ex voto, un affresco quattrocentesco della
Vergine con Bambino proveniente dalle mura cittadine. , un prezioso
Crocefisso d’argento che i Sorrentini portano in processione in
occasione di gravi pericoli per scongiurarli o ringraziare degli
scampati pericoli, e sei tele di Carlo Amalfi che ritraggono i sei
compatroni di Sorrento, cioè Gennaro, Valerio, Attanasio, Baccolo,Renato
.In sacrestia vi è la statua d’argento di Sant’Antonino del 1564
IL VALLONE DEI
MULINI
Il Vallone dei Mulini costituisce la
parte centrale e meglio conservata di un microsistema di burroni.
Esso.va da Piazza Tasso alla Villa "La Rupe" e da tale villa quasi
fino alla porta meno antica di Sorrento, Porta degli Anastasi, di
cui si possono vedere ancora i resti archeologici.:Le acque che
scorrevano copiose nel dirupo venivano utilizzate ancora fino
all’inizio del Novecento da un mulino; inoltre alimentavano una
segheria per la lavorazione di vari tipi di legno per la produzione
di manufatti d’intarsio; infine di esse si servivano le lavandaie
per il bucato.Del mulino restano ancora pochi ruderi
IL BORGO DI MARINA GRANDE
La Marina Grande ha conservato in
parte ancora oggi le sue caratteristiche di borgo marinaro: si ci
vive, si ci lavora, si ci pesca. Su questa spiaggia, in un cantiere
navale a cielo aperto, venivano costruiti i famosi e richiestissimi
"gozzi sorrentini", tipica imbarcazione di legno con una vela,
lunghe dai 6 ai 12 metri, maneggevoli e affidabili, praticamente
inaffondabili. Eredi di questa tradizione sono i gozzi a motore che
si costruiscono oggi in penisola sorrentina.
Alla marina si può accede ancora per un’antica via pedonale
oltrepassando una porta databile al terzo secolo a.C.
Di qui passarono nel 1558 i Turchi che al comando di Pialy Pascià
attraccarono alla Marina per razziare,in un’incursione sanguinosa,
distruggere e rapire, ma di qui passò, come dice una leggenda, anche
una schiava turca scampata al naufragio delle imbarcazioni
saracene,e che fu amorevolmente accolta e protetta dai sorrentini .
In segno di gratitudine la fanciulla offrì sull’altare della
cattedrale un sacchetto di confetti colorati.
Probabilmente questo racconto non è vero, ma è vero che ancora oggi
la lavorazione delle palme di confetti è una delle tradizioni più
antiche e peculiari della penisola sorrentina.
SEDIL DOMINOVA
Lungo via San Cesareo , Decumano
Maggiore di Sorrento in epoca romana sorgevano le residenze patrizie
di maggior prestigio, e i Sedili nobiliari che amministravano la
Città. Nell’immagine si vede il monumentale edificio del Sedil
Dominova che fu sede di una parte della nobiltà sorrentina e oggi
ospita la Società operaia di mutuo soccorso.Si tratta dell’unica
testimonianza degli antichi Sedili nobiliari,essendo stato l’altro
sedile sorrentino, quello di Porta, profondamente modificato nella
sua struttura e quelli di Napoli distrutti.
Il Sedil Dominova,fu costruito nel XIV secolo in seguito a
divergenze inconciliabili tra i nobili.
Fino al 1319 (così narrano le cronache) le famiglie
patrizie,facevano tutte parte del Sedile di Porta per
l'amministrazione della città (con un governatore),,a quell’anno le
vecchie inimicizie e le differenti opinioni sull’amministrazione
della città culminarono in una rissa violentissima con morti e
feriti tra nobili ,loro parenti e servitori,che fu sedata solo
dall’intervento del Vescovo recatosi sul luogo con i paramenti
sacri.
Dopo questo grave evento i nobili residenti nella parte occidentale
di Sorrento fecero erigere il monumentale edificio in cui riunirsi
separatamente, che fu detto Domus Nova e poi Dominova
Esso si presenta ancora nella sua struttura quattrocentesca: con due
lati aperti all'esterno da grandi arcate a tutto sesto in piperno.
La cupola, rivestita con tipiche "riggiole" maiolicate a squame di
pesce, è di epoca successiva:fu eseguita nel XVIII secolo dal
Ignazio Chiajese della città di Napoli".
Le pareti della sala esterna sono state affrescate nel Settecento
con motivi che riproducono architettute in prospettiva e
s'avvicinano alla scuola del pittore sorrentino Carlo Amalfi.
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