APPARATO DIDATTICO
1- Avete capito chi sono i protagonisti di
questa novella?
2- Prima di raccontare la vicenda descritta
nel racconto, siete sicuri di conoscere il significato di tutte le
parole? Sottolineate quelle che non conoscete.
3- Quali sono i sentimenti che caratterizzano
i protagonisti della novella? Sapreste drammatizzarli?
4 -Sprigionate la vostra fantasia, date un
volto al Vento e alla Terra così come sono descritti nel racconto,
disegnateli e colorateli nella maniera che più vi piace. |
Pensava che non ci fosse più bisogno di lui, che la sua amante potesse
fare a meno delle sue tenere carezze, dei suoi scoppi improvvisi d’ira,
delle sue sfuriate e poi delle sue rapide bonacce…
Si era chiuso in un silenzio più forte della speranza, più esclusivo
della sua stessa forza e della sua maestosa grandezza.
Solo, in un antro montano, giù, nel cuore della solitudine, trascorreva
giorni di furioso silenzio, non mitigati da nessun aspetto vivente…
A volte la malinconia lo assaliva repentina , ma i suoi occhi non erano
avvezzi al pianto…
Allora la tristezza diventava un macigno doloroso, proprio lì, al centro
del petto…
L’inattività spegneva i suoi aspri furori e gli scatti improvvisi di
gioia, i repentini balzi d’umore che lo rendevano a volte fresco come un
fanciullo, ridente come una polla d’acqua viva.
Eppure lo aveva scelto lui il silenzio, suo era lo sdegno che lo aveva
portato lontano da tutti, anche da lei, che forse poteva fare a meno dei
suoi abbracci e delle sue rapide carezze.
Chissà quanto tempo ancora avrebbe dovuto tacere, chissà quanto gli
sarebbe costato osservare la sua tristezza, immergersi dentro di essa
con la consapevolezza dell’abbandono, con l’ansia dell’inutilità , con
la cieca collera da cui non trovava scampo…
Ma un giorno lei bussò alla sua porta… Isterilita, fredda, priva di
bellezza, precocemente invecchiata, squallida nelle vesti luttuose… E
allora lui capì che solo la forza di un abbraccio poteva salvarli
entrambi, lui e la sua disperata amante.
E la abbracciò , stretta, la avvolse in un turbine che sciolse il grumo
doloroso del suo stesso dolore… E finalmente pianse, abbracciato a lei,
la fecondò con il suo pianto, poi l’accarezzò asciugando le sue vesti
grondanti, poi sollevò le sue maree frustando gli scogli e, placato
dalla sua stessa ira, piegò le brezze in piccoli ventagli di acqua
salata, trascorse rapido sulle valli di lei, precipitò sui crinali delle
montagne, aprì le corolle dei fiori e ne portò la fecondità giù, nelle
vallette cariche, troppo cariche di ombre cupe, sferzò le steppe con il
suo respiro gelido, flagellò le sabbie aride sollevandone mulinelli, si
avvolse nel mantello del suo gelo e poi lo gettò sbarazzino dietro le
spalle affidandolo ai prati in fiore, cambiò le sue multiformi
sembianze, cambiò nome: austro, scirocco, tramontana, buriano, zeffiro…
Inafferrabile, inarrestabile, forte come la vita.
E la sua compagna rifiorì nella bellezza e allora furono insieme, ancora
e ancora, nei momenti di gioia a in quelli di furore, nel loro amore
gentile e forte, furono insieme, per essere vivi…
Loro, Terra e Vento.
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