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Protagonisti della musica, dell'arte e della letteratura napoletane |
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Casa editrice musicale fondata a Milano nel 1808 da Giovanni Ricordi, e successivamente diretta e ampliata, anche attraverso l’assorbimento di altre case concorrenti, dai suoi successori fino al 1933.
La sua storia e le sue fortune furono legate, nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento, preminentemente al melodramma di Donizetti, Bellini e soprattutto di Verdi e Puccini, che trovarono nell’editore un patrono intelligente ed attivissimo, in grado di controllare tutta la vita musicale italiana.
Le trasformazioni del mercato musicale sollecitarono una ristrutturazione dell’attività editoriale dell’azienda, che dal 1919 fu diretta da amministratori estranei alla famiglia Ricordi.
L’azienda si configurò nel 1956 come società per azioni, affiancando alla attività tradizionale nuovi settori (musica leggera, produzione discografica, ecc.).
Il catalogo della casa Ricordi conta attualmente più di alcune decine di migliaia di titoli e comprende opere teatrali, revisioni moderne di opere antiche, partiture sinfoniche in formato tascabile, letteratura didattica e pedagogica.
Nacque a Napoli il 13 marzo del 1860, da un medico e dalla figlia di un insegnante di musica del Conservatorio San Pietro a Majella.
Dopo gli studi liceali si iscrisse, per volere del padre, alla facoltà di Medicina, che lasciò precipitosamente per orrore dei pezzi anatomici, come narrò nelle sue Pagine Autobiografiche.
Cominciò così a pubblicare alcune novelle e sonetti su vari quotidiani napoletani, iniziando una carriera letteraria caratterizzata da una vastissima produzione, che comprende anche alcuni drammi di toccante intensità.
In campo musicale, si ricorda per aver fornito i testi ad alcune delle più belle canzoni napoletane di fine secolo, come: A Marechiare, ‘E Spingole frangese, Carmela, Era de maggio, Palummella ecc.
Inoltre scrisse libretti d’opera per D’Arienzo e Giordano e pubblicò interessanti studi storici sull’ambiente musicale napoletano.
Nato a Castellammare di Stabia nel 1846 e morto a Londra nel 1922, aveva studiato al Conservatorio di Napoli.
Nel 1879 si trasferì a Londra, dove giunse a dirigere la "London Academy of Music", nonché ad insegnare canto alla "Royal Academy of Music".
Fu autore di circa 600 canzoni, ma il suo nome è indissolubilmente legato a "Funiculì Funiculà".
(Neidenburg, Prussia Orientale 1821-Monaco 1891). Storico tedesco, vissuto a lungo in Italia, scrisse una monumentale Storia della città di Roma nel Medioevo che va dalla decadenza dell’impero alla metà del Cinquecento.
Dotto e virtuoso avvocato, nacque alla fine del 600 e morì nel 1749. Secondo altri, ed è più probabile, morì nel 1754. Nel 1748 fu eletto uditore della Dogana di Caporuota dell’udienza di Trani. Molto stimato a Napoli, entrò a far parte dell’Accademia del Portico della Stadera fondata nel 1725 dall’avvocato Girolamo Morano. Si ignora se, oltre alla "Ciucceide" abbia scritto altre opere. L’idea di scrivere il poema dedicato agli asini, nacque nella villa dell’Arenella al Vomero detta de Alteriis. In questa villa, durante il periodo estivo, amici si riunivano e conversavano amabilmente. Fu proprio in uno di questi incontri che si decise di fondare l’Accademia degli Asini allo scopo di "dare un po’ di lustro all’animale più vilipeso della fauna terrestre".
(Napoli 1632-1705). Figlio di un modesto pittore di origine pugliese, studiò a Napoli con Ribera. Dopo la morte del maestro si recò a Roma, attratto dalla fama e dalle opere napoletane di Pietro da Cortona, nel cui ambiente apprese i primi rudimenti della pittura decorativa. Durante il soggiorno romano fu attento anche all’arte di Raffaello, Michelangelo e dei Carracci, che copiò e imitò con sorprendente capacità di assimilazione dei linguaggi pittorici altrui e con una velocità che gli valse il soprannome di Luca Fapresto. Lavorò ancora a Napoli, a Montecassino, dove lasciò numerosi affreschi. Nel 1667 a Venezia rimase suggestionato dalla pittura del Tiziano e, soprattutto, dal colorismo del Veronese. Dopo un soggiorno fiorentino tra il 1684 e il 1686, nel 1692 iniziò uno dei periodi più felici della sua vita di pittore: invitato in Spagna da Carlo II, vi rimase per un decennio. Ritornato a Napoli, nel 1704 eseguì gli affreschi della Cappella del Tesoro di San Martino.
(Napoli 1508-1575). Di nobile famiglia, ricevette una raffinata educazione umanistica. Sul modello del Sannazzaro, compose quattordici "Egloghe piscatorie"(1533)che, malgrado la vivacità e freschezza di alcuni quadretti, si risolvono in un mero esercizio di stile. Merita maggiore attenzione "Il Canzoniere", soprattutto i sonetti scritti in morte della moglie, Porzia Capace; celebrato come il poeta dell’amore coniugale, il Rota anticipa gli artifici e i manierismi della tarda poesia del Cinquecento.
(Patrasso,1856 - Napoli 1927). Di madre greca, conseguì a Napoli il diploma magistrale e s’impiegò ai telegrafi, iniziando nel contempo un’intensa attività giornalistica. Col marito, E. Scarfoglio, fondò il "Corriere di Roma", poi il "Corriere di Napoli" e il "Mattino". Separatasi dal marito, diede vita nel 1904 a "il Giorno", altro quotidiano che diresse fino alla morte. Narratrice copiosissima, lasciò oltre quaranta volumi di romanzi e racconti. Il suo periodo più felice è il primo, ispirato al verismo meridionale, ma potenziato da uno stile visionario e spettacolare: Fantasia, La virtù di Checchina, Il ventre di Napoli, Il romanzo della fanciulla, La ballerina, Il paese di cuccagna. Le quindici leggende napoletane sono ambientate nella città dalle molte vite, nella Napoli benedetta da Dio e dal sole. Sono pagine che affascinano per il succedersi svariato delle immagini, incisive, eloquenti, animate. Sono composizioni semplici, dallo stile pacato e dal linguaggio fantasioso e semplice e, per questo, efficace.
Peppino Turco, nato a Napoli nel 1846, vi morì nel 1903. Era un famoso giornalista, fondatore del "Capitan Fracassa" e del "Padre Rocco", nonché direttore del "Don Marzio".