Una COmunicazione efficace (di Maria Giovanna Melis)

 
 

Ci troviamo nel laboratorio di informatica. I bambini a gruppi di tre si dispongono nelle postazioni, aggregandosi spontaneamente. Dopo un po’ di tempo, in un gruppo si levano discussioni accese. Mi avvicino per conoscerne la causa. Una bambina polemizza con gli altri componenti che, a suo dire, non la fanno lavorare a sufficienza. Gli altri due compagni lamentano, con atteggiamento scocciato,  il fatto che la bambina  è dispersiva e, con le sue continue interruzioni, non permette di portare avanti il lavoro deciso insieme.
Questa situazione si è verificata in una classe quinta qualche tempo fa.
La mia reazione , secondo Gordon, ha impoverito la mia comunicazione con questa bambina. Ho cercato di “persuaderla con argomentazioni logiche”; le ho detto, infatti:” Se tu interrompi continuamente il lavoro, rischiate davvero di non ultimarlo. I tuoi compagni sono preoccupati per questo motivo”. Questo messaggio ha offeso la bambina che, forse, si è sentita responsabile della poca ‘produttività’ del gruppo.
Sono continui i momenti in cui noi insegnanti ci troviamo di fronte a situazioni diverse che hanno come protagonisti bambini distratti, poco motivati, polemici; bambini che non partecipano in maniera costruttiva a discussioni, attività scolastiche, anche di gioco.
Quali che siano siano i motivi alla base di questi problemi, Gordon suggerisce l’ascolto attivo, che egli chiama tecnica di aiuto. Già, l’ascolto attivo. Al contrario, capita spesso che quando un bambino ha un problema (o almeno a noi sembra così) ci viene spontaneo di parlargli, piuttosto che ascoltarlo. E spesso, parlandogli, esprimiamo – anche in buona
fede – giudizi di valore sul suo comportamento, che possono compromettere la nostra comunicazione con l’altro.
Gordon individua dodici errori, da lui chiamati “ostacoli” alla comunicazione.
Ostacoli in cui ognuno di noi, come insegnante e non solo, può incorrere:

  1. ordinare

  2. avvertire, minacciare

  3. esortare, moraleggiare

  4. consigliare, suggerire soluzioni

  5. persuadere con argomentazioni logiche

  6. giudicare, criticare, biasimare

  7. complimentare, approvare

  8. umiliare, ridicolizzare

  9. interpretare, analizzare

  10. rassicurare, simpatizzare

  11. informarsi, interrogare

  12. schivare, deviare, beffarsi

Gordon precisa inoltre che questi errori di comunicazione sono da considerarsi tali solo nel caso in cui noi insegnanti pensiamo che il problema appartenga solo al bambino. Nel caso contrario, se la relazione interpersonale è già positiva, consigliare, scherzare , … non influiscono negativamente nei rapporti.
I dodici errori sono tali proprio perché veicolano messaggi di non-accettazione, e come tali possono essere intesi da un bambino particolarmente sensibile, che vive situazioni, anche momentanee, di disagio o di difficoltà.
‘Saper ascoltare’, dunque, prima ancora che ‘saper parlare’ è un ottimo mezzo per entrare in empatia con l’altro, quasi una spersonalizzazione, per capire un ‘altro’ punto di vista. E si tratta evidentemente anche di percepire il ‘non detto’, che viene trasmesso con il comportamento, con i gesti, con lo stile proprio della persona altra.
Ritornando all’esempio iniziale, se io stessa avessi usato l’ascolto attivo, forse quella situazione avrebbe avuto un altro finale.
Voglio proprio pensare a una diversa conclusione!
Maestra: “Che cosa succede?”
Bambina: “Non mi fanno lavorare. Stanno usando sempre loro due il computer.”
Maestra: ” Ti ascolto. Vuoi dire altro?”
Bambina: “Non accettano, poi, i miei suggerimenti sul lavoro che stiamo facendo.”
Maestra: “E questo ti dispiace?”
Bambina:”Sì, perché mi piace molto questo lavoro.”
Maestra: “Che cosa vorresti fare?”
Bambina: “Potrei disegnare una sequenza del fumetto. Posso anche cercare di non criticare sempre le proposte dei compagni”
Maestra:” OK! Hai trovato una buona soluzione”
In questo modo, la comunicazione appare facilitata. Nessun autoritarismo o permissivismo; nessun rapporto di forza. La bambina non si sente incompresa, né colpevolizzata; anzi, ha trovato una soluzione personale al suo problema.
Sì, per quanto faticoso, esercitare l’ascolto attivo può davvero favorire un processo relazionale efficace e, al tempo stesso, accrescere le proprie potenzialità comunicative e la propria abilità nel risolvere situazioni problematiche.

                                                                                                                                                  

 

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