COmunicazione per immagini e uso delle emoticon nella COmunicazione
(di Luisa Giannetti)

 

COmunicazione per immagini
La nostra vita quotidiana è intrisa di immagini, la rappresentazione visiva delle cose, infatti, è il tramite tra noi ed il mondo che ci circonda: un flusso continuo di immagini ci investe costantemente nel nostro quotidiano. Quindi visto che la virtualità, il multimediale fanno ormai parte del nostro quotidiano, anche nella comunicazione virtuale spesso si ricorre alle immagini per  rendere più immediato un concetto scritto, che altrimenti, senza intonazione vocale potrebbe essere facilmente frainteso..
Il potere dell’immagine è superiore al linguaggio scritto e parlato, perché  offre dei messaggi tra emittente e destinatario che vanno al di là della  condivisione di regole sintattiche. L’immagine può essere utilizzata  per ottenere una maggiore efficacia comunicativa e, in ogni caso, la  sua interpretazione è sempre possibile,  la sua percezione è diretta, anche se potrebbe non avere un significato univoco: ogni immagine, oltre a descrivere un elemento della realtà, è essa stessa un elemento della realtà, ma rappresenta anche qualcosa di diverso, i cui significati dipendono dallo spazio, dal tempo e dalle situazioni.
Le immagini comunicano, sempre e comunque, hanno  il dono della comprensione immediata e sono  in grado di suscitare emozioni in chi le osserva.  Con ogni immagine abbiamo un rapporto dialettico che stimola le nostre interpretazioni: l’immagine è sia una pura espressione artistica, ricreativa, sia il veicolo per influenzare le nostre scelte o per attirare  la nostra attenzione.
Un messaggio visivo può associare più immagini contemporaneamente, fornendo la sintesi immediata di un avvenimento, oppure può stupire coinvolgendo emotivamente chi lo riceve.
Queste caratteristiche contribuiscono a definire l’efficacia della comunicazione. L’incisività del messaggio visivo viene spesso utilizzata per convincere le persone e per condizionarne il pensiero. Per questo motivo le immagini non devono essere assorbite passivamente, ma devono essere sempre sottoposte a un controllo critico da parte di chi le riceve. Una possibile guida di orientamento potrebbe basarsi su questi punti:

  • domandarsi da chi le immagini sono proposte (inviate, trasmesse) e a quale scopo;

  • confrontarle con altre sullo stesso tema;

  • assicurarsi che corrispondano alla realtà e non siano state manipolate;

  • valutare quanta parte di realtà e quanta parte di immaginazione contengano.

Come realizzare un’immagine che produca determinati effetti? Tutto sta nell’individuare la natura della comunicazione che si vuole affidare all’immagine, perché trasmettere un’emozione è diverso dall’informazione che si dà sull’ identità dell’ oggetto raffigurato.
A questo punto, nella creazione di un’immagine, potrebbero intervenire  l’applicazione delle teorie sul colore e delle tecniche di rappresentazione, come disegno,  fotografia,  pittura…. indispensabili, inoltre, le teorie sulla percezione ed i meccanismi con cui il nostro cervello, fisiologicamente e meccanicamente, percepisce il mondo e lo interpreta. Tra queste, sono fondamentali la teoria della Gestalt (*) e lo studio degli effetti ottici(**). Ma  considerando queste teorie si va poi oltre  quello che è una semplice immagine creata o prelevata da un archivio che viene inserita alla fine o al posto di un testo che aiuti a comunicare meglio un concetto solo scritto.

(*) La psicologia della Gestalt (dove la parola tedesca Gestalt significa forma), detta anche psicologia della forma, è una corrente psicologica che nacque e si sviluppò agli inizi del  XX secolo in Germania (nel periodo tra gli anni '10 e gli anni '30), per poi proseguire la sua articolazione negli USA, dove i suoi principali esponenti si erano trasferiti nel periodo delle persecuzioni naziste (Wikipedia)

  http://it.wikipedia.org/wiki/Psicologia_della_Gestalt

(**)Un fenomeno ottico é un evento visibile che risulta dall'interazione di luce e materia

Una illusione ottica è una qualsiasi illusione che inganna l'apparato visivo umano, facendogli percepire qualcosa che non è presente o facendogli percepire in modo scorretto qualcosa che è presente. Le illusioni ottiche possono manifestarsi naturalmente o essere dimostrate da specifici trucchi visuali che mostrano particolari assunzioni del sistema percettivo umano (Wikipedia)

http://it.wikipedia.org/wiki/Fenomeno_ottico    
http://it.wikipedia.org/wiki/Illusioni_ottiche

i

 

Uso delle emoticon

Non poter accompagnare le parole con le inflessioni della voce e le espressioni del viso, può portare ad una certa ambiguità, e spesso è difficile capire se il nostro interlocutore sta scherzando o meno, così come percepire l’intensità di un concetto. Capita che una semplice osservazione si trasformi in un severo rimprovero, una battuta di spirito in un’odiosa sottolineatura di una nostra mancanza, e così via.
Per ovviare a questa carenza espressiva della comunicazione scritta, sono nate le emoticon, ovvero le “faccine” che compaiono praticamente in ogni comunicazione mobile che scriviamo.
La forma di paralinguaggio che chiamiamo emoticon (dall’unione delle parole emotion e icon) altro non è che una sequenza di caratteri, come :) o :-), volta a rappresentare un’espressione facciale e/o a trasmettere un’emozione.

Un po' di storia

Pare che la prima emoticon  sia  nata il 12 aprile 1979  in una e-mail di Kevin MacKenzie inviata agli iscritti di MsgGroup (una delle prime BBS via Internet) in cui suggeriva di introdurre un po' di sentimento nei freddi testi dei messaggi, ma la sua proposta non venne presa in considerazione, anzi fu molto  criticata.
Secondo una ricerca di Mike Jonesun della Carnegie Mellon School of Computer Science del febbraio 2002, la prima emoticon sarebbe stata utilizzata invece  il 19 settembre 1982 in un messaggio apparso in una BBS della Carnegie Mellon University da Scott E. Fahlman per sottolineare l'ironia di una sua frase, poiché spesso un commento umoristico non veniva preso per tale e dava adito a interminabili discussioni. Questa volta la proposta ebbe successo.
Secondo altri, l'emoticon non sarebbe altro che una stilizzazione dello smiley realizzato da Harvey R. Ball e molto di moda negli anni 70 e 80.
Quale che sia l'origine delle emoticon, sono entrate ormai nella consuetudine della comunicazione scritta, contribuendo ad arricchire e, perché no, a portare un po’ di calore nei messaggi elettronici, aiutandoci a ricordare che dietro quelle stringhe generate da sequenze di 0 e 1 ci sono pur sempre due esseri umani che comunicano.
Il fenomeno degli emoticons è, probabilmente, uno degli aspetti più curiosi e simpatici che ha rivoluzionato il modo attuale di comunicare on-line semplicemente cercando un mezzo giocoso per risolvere problemi di comunicazione tra persone. Spesso, infatti, in questo genere di scambi, esistono concrete difficoltà nell'esprimere con efficacia uno stato d'animo tra due o più persone.
In effetti le emoticon sarebbero delle reinterpretazioni  stilizzate dello smiley di Harvey R. Ball. Harvey aveva creato lo "smile" (una palla gialla con disegnato due occhietti, ed una bocca sorridente) nel 1963, su commissione di due aziende del mondo delle assicurazioni, per risollevare il morale dei dipendenti dopo la loro fusione (che creò la Allamerica Life Insurance Company).
Questa piccola controversia sulla reale paternità della prima emoticon, conferma  quanto la nascita degli smiley abbia una propria lunga storia alle spalle.
È fuori discussione comunque, che oggi le emoticon  siano uno strumento valido ed utile per comunicare e relazionarsi on-line, l'uso che ne viene fatto è estremamente ampio in tutte le parti del mondo.
Una curiosità: i giapponesi, noti per avere dei caratteri somatici particolari, hanno cercato di re-interpretare alcuni di essi, per avvicinarsi maggiormente al loro modo di comunicare.
(tratto da Wikipedia e Microsoft.Italia.telefonia) 

                                                                                                                                                                     

 

                                                                                              
                                                                                                               Torna all'indice