Il settimo giorno della
creazione il buon Dio si sentiva molto stanco. Aveva fatto quasi tutto: il
cielo, la terra, le piante, gli animali… perfino l’uomo. Mancava soltanto
una cosa: il colore, perché tutto era ancora in bianco e nero. Con un ultimo
sforzo il buon Dio colorò l’universo: i cieli, le galassie più lontane, i
pianeti e le supernove furono tutto un trionfo di luccichii e di sfumature
che si formavano dallo scontro di neutroni, neutrini, atomi sferraglianti,
positroni e quanti di luce…
“Per oggi può bastare “ disse il buon Dio asciugandosi il sudore “a quel
pianetino laggiù destinato agli uomini penserò tra qualche giorno. Ora ho
proprio bisogno di un bel sonno ristoratore”.
Mise a posto il barattolo delle vernici, si fece una bella doccia e andò a
letto. Ma il coperchio del barattolo non era sistemato tanto bene e alcuni
colori vivaci cominciarono ad agitarsi. Spingi di qua, spingi di là, dal
coperchio uscirono tre sbuffi di colore, che si condensarono in tre
nuvolette, una rossa, una gialla e una blu. Tutte e tre si lanciarono verso
il cielo, alla scoperta del mondo.
La nuvoletta gialla, che era la più vanitosa, guardò con disprezzo la terra
grigiastra e andò a piazzarsi proprio sotto il sole, che con i suoi raggi
dorati la faceva risplendere tutta e le ravvivava l’abbronzatura.
“Ciao, paparino!” gli diceva sbattendo le ciglia come una bambola “secondo
te ho bisogno di un restyling? Di un po’ di lifting? Ho la cellulite?” e si
spalmava di creme per evitare le scottature.
La nuvoletta rossa non stava mai ferma: sfrecciava per il cielo come una
furia e lanciava imprecazioni contro tutti i corpi celesti lontani che
osavano avere un colore anche vagamente simile al suo. Al tramonto poi,
quando il sole cospargeva il cielo di un bellissimo colore infuocato, lei
diventava matta e, spostandosi di qua e di là all’impazzata, cercava di
coprire tutta quell’area attraversata da lingue di fuoco.
“Ti farò arrossire, ma di vergogna!” gridava al sole minacciosa, e prendeva
a calci le zone del cielo che le sembravano più rosse.
La nuvoletta blu era altezzosa e molto snob. Non reputava nessun altro corpo
celeste degno della sua conversazione, perché solo nelle sue vene scorreva
il vero sangue blu.
Una volta che osò passare davanti al sole facendo ombra alla nuvoletta
gialla, quest’ultima le gridò stizzita:
“Ehi, sei matta? Ti vuoi levare dai piedi?”
La nuvoletta blu non abbassò neppure gli occhi per vedere da chi proveniva
quella vociaccia sgraziata; si limitò a dare una strizzatina, di quelle che
dove càpita càpita. Così una serie di goccioline blu si staccò dalla
nuvoletta blu e piovve sulla nuvoletta gialla, chiazzandola tutta in modo
orribile.
“Ah, maledetta, guarda cos’hai fatto!” strillò la gialla e si lanciò
digrignando i denti contro la blu. Lo scontro fu inevitabile. Si
accapigliarono, si avvinghiarono, si schiacciarono, si strizzarono sotto gli
occhi impassibili del sole, della luna e delle stelle.
Alla fine la nuvoletta gialla, sentendosi alquanto ammaccata, si tirò
indietro e cominciò a guardarsi sconsolata: era tutta stropicciata,
spettinata e piena di sbucciature. La nuvoletta blu approfittò di questa
pausa per posare ancora dall’alto il suo sguardo altero sul mondo. Ma appena
guardò la terra rimase senza fiato: quella landa grigiastra era ora
un’immensa distesa di un bellissimo colore verde, ora chiaro e brillante,
ora cupo e intenso.
“Ehi, guarda!” disse alla gialla.
La gialla guardò e rimase a bocca aperta, estasiata.
In quel momento passò sfrecciando come un fulmine la nuvoletta rossa, che
andò a sbattere contro le altre due e le urtò più volte prima di essere in
grado di fermarsi.
“Ehi, sei scema? Guarda un po’ dove vai, accidenti a te!” gridò la nuvoletta
gialla che si vedeva sempre più malconcia.
“Brutta maleducata!” aggiunse la nuvoletta blu “Non sai che esistono le
precedenze?”
“Sceme sarete voi, e le precedenze sono tutte mie!” disse la nuvoletta rossa
arroventandosi, e si scagliò brutalmente contro le altre due.
Fu un putiferio. Dagli scontri furiosi uscivano scintille multicolori, che
cadevano sulla terra e si posavano sul manto verde. Un gruppo di giraffe e
due leopardi che andavano a caccia lì sotto si presero una bella innaffiata
e si ritrovarono il pelo cosparso di macchie marroni. Alcuni pappagalli che
volavano lì vicino fuggirono spaventati, ma non senza essersi beccati prima
qualche schizzo variopinto. Dalle testate che la nuvoletta rossa dava contro
la nuvoletta blu uscivano gocce viola che si posavano sull’uva, sui gladioli
e sui glicini; quando la nuvoletta rossa scalciava contro la nuvoletta
gialla pioveva un colore che faceva diventare fulvi i leoni e le volpi,
sauri i cavalli e arancione le carote…
Quando tutte e tre le nuvolette ebbero spremuto la loro ultima goccia, si
fermarono esauste. Erano vive, ma doloranti e deformi. Lo spettacolo che si
stendeva sotto di loro, invece, era quanto di più straordinario avessero mai
visto. Piante, fiori, animali…perfino l’acqua… tutto aveva assunto un
colore.
“Ragazze, ma… ve ne rendete conto?” fece incredula la nuvoletta blu.
“Ehi!” disse la nuvoletta gialla “A fare tutta questa meraviglia… siamo
state noi!”
“Che bellezza!” soggiunse la nuvoletta rossa “quasi quasi mi viene voglia di
abbracciarvi!”
E così le tre nuvolette iniziarono a danzare e a cantare nel cielo; al loro
coro si unirono anche i pappagalli, che nel frattempo si erano ripresi dallo
shock e quando vedevano un po’ di cagnara erano sempre i primi a infilarcisi.
Fecero tanto baccano che il buon Dio si svegliò. Si alzò, si stiracchiò e
immediatamente si accorse di aver dormito troppo. Allarmato, corse alla
finestra: gli bastò un’occhiata per rendersi conto dell’accaduto.
Nel cielo c’era una bellissima curva colorata, con sfumature che andavano
dal giallo, all’arancio, al rosso, al verde, all’azzurro, all’indaco, al
violetto.
“Bene, qualcuno ha lavorato per me” sogghignò il buon Dio, ma sforzandosi di
fare un’espressione truce e uno sguardo severo cercò le tre nuvolette, che
facevano tutte contente le scivolate lungo la schiena dell’arcobaleno.
“Che cosa avete combinato, voi tre?” tuonò il buon Dio.
“Niente, papà” dissero in coro le nuvolette “abbiamo FATTO LA PACE!!!”.
(Paola Lerza)
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