home

Umberto Saba

 

Goal 

Il portiere caduto alla difesa
Ultima vana, contro terra cela
La faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce,
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla – unita ebbrezza – par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore
è dato, sotto il cielo, di vedere. 

Presso la rete inviolata il portiere
- l’altro – è rimasto. Ma non la su anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda da lontano.
Della festa – egli dice – anch’io son parte.

da IL CANZONIERE

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Verga

Da "I Malavoglia"

 

(….) Quel sabato, verso sera, la Nunziata venne a prendere un pugno di fave per i suoi bambini e disse: “Compare Alfio se ne va domani. Sta levando tutta la sua roba.”
Mena si fece bianca e smise di tessere.
Nella casa di compar Alfio c’era il lume, e ogni cosa sottosopra. Egli venne a picchiare all’uscio poco dopo, e aveva la faccia in un certo modo anche lui, e faceva e disfaceva dei nodi alla frusta che teneva in mano.
“Son venuto a salutarvi tutti, compare Maruzza, padron ‘Ntoni, i ragazzi, e anche voi, comare Mena. Il vino di Aci Catena è finito. – Ora la Santuzza ha preso quello di massaro Filippo. – Vado alla Bicocca, dove c’è da fare col mio asino.” Mena non diceva nulla; sua madre sola aprì la bocca per rispondere: “Volete aspettarlo padron ‘Ntoni? Che avrà piacere di salutarvi.”
Compar Alfio allora si mise a sedere in punta alla scranna, colla frusta in mano, e guardava intorno, dalla parte dove non era comare Mena.“Ora quando tornate?” domandò la Longa
“Chi lo sa quando tornerò? Io vado dove mi porta il mio asino. Finché dura il lavoro vi starò; ma vorrei tornare presto qui, se c’è da buscarmi il pane.”“Guardatevi la salute, compare Alfio. Alla Bicocca mi hanno detto che la gente muore come le mosche dalla malaria.”
Alfio si strinse nelle spalle, e disse che non poteva farci nulla.
“Io non vorrei andarmene,” ripeteva, guardando la candela. “E voi non mi dite nulla, comare Mena?”
La ragazza aprì la bocca due o tre volte per dire qualche cosa, ma il cuore non la resse.
“Anche voi ve ne andate dal vicinato, ora che vi maritano,” aggiunse Alfio. “Il mondo è fatto come uno stallatico, c’è chi viene e chi se ne va, e a poco a poco tutti cambiano di posto, e ogni cosa non sembra più quella.” Così dicendo si fregava le mani e rideva, ma colle labbra e non col cuore.
“Le ragazze,” disse la Longa “vanno come Dio le ha destinate. Ora son sempre allegre e senza pensieri, e com’entrano nel mondo cominciano a conoscere i guai e i dispiaceri.”
Compar Alfio, dopo che furono tornati a casa padron ‘Ntoni e i ragazzi, e li ebbe salutati, non sapeva risolversi a partire, e rimaneva sulla soglia colla frusta sotto l’ascella, a stringere la mano a questo e a quello, anche a comare Maruzza, e ripeteva, come si suol fare quando uno se ne va lontano, e non si sa bene se ci si rivede più: “Perdonatemi se ho mancato qualche volta.”
La sola che non gli strinse la mano fu Sant’Agata, la quale stava rincattucciata vicino al telaio. Ma le ragazze si sa che devono fare così.
Era una bella sera di primavera, col chiaro di luna per le strade e nel cortile, la gente davanti agli usci, e le ragazze che passeggiavano cantando e tenendosi abbracciate. Mena uscì anche lei a braccetto della Nunziata, ché in casa si sentiva soffocare.
“Ora non si vedrà più il lume di compar Alfio, alla sera,” disse Nunziata, “e la casa rimarrà chiusa.”
Compar Alfio aveva caricato buona parte delle sue cosucce sul carro, e insaccava quel po’ di paglia che rimaneva nella mangiatoia, intanto che cocevano quelle quattro fave della minestra.
“Partirete prima del giorno, compar Alfio?” gli domandò Nunziata sulla porta del cortile.
“Sì, vado lontano, e quella povera bestia bisogna che si riposi un po’ nella giornata.”
Mena non diceva nulla, e stava appoggiata allo stipite a guardar il carro carico, la casa vuota, il letto mezzo disfatto e la pentola che bolliva l’ultima volta sul focolare.
“Siete là anche voi, comare Mena?” esclamò Alfio appena la vide, e lasciò quello che stava facendo.
Ella disse di sì col capo, e Nunziata intanto era corsa a schiumare la pentola che riversava, da quella brava massaia che era.
“Così son contento, che posso dirvi addio anche a voi!” disse Alfio.
“Sono venuta a salutarvi,” disse lei, e ci aveva il pianto nella gola. “Perché ci andate alla Bicocca se vi è la malaria?”
Alfio si mise a ridere, anche questa volta a malincuore, come quando era andato a dirle addio.
“O bella! Perché ci vado? E voi perché vi maritate con Brasi Cipolla? Si fa quel che può, comare Mena. Se avessi potuto far quel che volevo io, lo sapete cosa avrei fatto! …” Ella lo guardava e lo guardava, cogli occhi lucenti. “Sarei rimasto qui, che fino i muri mi conoscono, e so dove mettere le mani, tanto che potrei andar a governare l’asino di notte, anche al buio; e vi avrei sposata io, comare Mena, ché in cuore vi ci ho da un pezzo, e vi porto meco alla Bicocca, e dappertutto ove andrò. Ma questi oramai sono discorsi inutili, e bisogna far quello che si può. Anche il mio asino va dove lo faccio andare.”
“Ora addio,” conchiuse Mena, “anch’io ci ho come una spina qui dentro …. Ed ora che vedrò sempre quella finestra chiusa, mi parrà di averci chiuso anche il cuore, e d’averci chiuso sopra quella finestra, pesante come una porta di palmento. – Ma così vuol Dio. Ora vi saluto e me ne vado.”
La poveretta piangeva cheta cheta, colla mano sugli occhi, e se ne andò insieme alla Nunziata a piangere sotto il nespolo, al chiaro di luna.(...)

 I Malavoglia, ed. Garzanti, pp. 123-125

APPARATO DIDATTICO

1 – La poesia è composta di tre strofe. In ognuna il poeta descrive il comportamento di qualcuno.

Completa
Prima strofa
Seconda strofa
Terza strofa

2 – Come si comporta il portiere che ha subito il goal? Quali emozioni prova?


3 – Con quale espressione il poeta descrive la gioia della folla?


4 – Come si comportano i compagni del giocatore che ha segnato il goal?


5 – Quali emozioni prova il portiere avversario? Come le manifesta?


6 – Abbina alla parola “vittoria” i nomi delle emozioni che essa può suscitare. 


7 – Abbina alla parola “sconfitta” i nomi delle emozioni che essa può suscitare. 


8 – Avrai sicuramente sperimentato anche tu la vittoria e la sconfitta. Che emozioni hai provato?

 Racconta in una pagina di diario.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APPARATO DIDATTICO

1 – Perché compar Alfio deve partire?

2 – Che cosa avrebbe preferito fare?

3 – Chi soprattutto gli spiace lasciare? Perché?

4 – Ritrova i comportamenti che tradiscono le emozioni di compar Alfio.

5 – Ritrova i comportamenti che tradiscono le emozioni di Mena.

6 – Scegli alcuni comportamenti riportati nelle risposte n. 4 e n. 5 e abbinali alle rispettive emozioni

7 - Scrivi una frase con ciascuna delle seguenti espressioni rintracciabili nel testo:

- piangere cheta cheta

- guardare con occhi lucenti

- ridere a malincuore

- ridere con le labbra ma non con il cuore

8 – Racconta una tua esperienza in cui hai dovuto fronteggiare emozioni di questo tipo.

 

 

 

 

 

 

a cura di Gabriella Rapella