IL TEMPO PER IL BAMBINO
GIORNO-NOTTE
PRESENTIAMO I SIMBOLI DEL GIORNO E DELLA NOTTE,
IDENTIFICABILI CON IL SOLE E LA LUNA.
FACCIAMOLI RITAGLIARE E COSTRUIAMO UN CARTELLONE CHE RIPRODUCA IL RITMO GIORNO E NOTTE IN MODO LINEARE.
Ritagliamo due cerchi della stessa dimensione e tracciamo lievemente con la matita il diametro nel primo cerchio ed una corda nel secondo cerchio.
Nel primo cerchio il diametro servirà a dividere il cielo di giorno dal cielo di notte; facciamo quindi disegnare e colorare il cielo di questi due momenti (fig.1)
Nel secondo cerchio, la corda sarà la linea dell’orizzonte; i bambini potranno quindi disegnare il paesaggio che preferiscono (mare, campagna, montagna, città, …); successivamente si taglierà la parte del cielo (fig.2)Ora si sovrapporranno le due parti e si uniranno al centro con un fermacampioni: avremo lo stesso paesaggio di giorno e di notte.
OGNI MATTINA IO MI ALZO
Poi...
dopo...
infine...
DURANTE LA MATTINA IO...
NEL POMERIGGIO...
LA SERA...
OGNI GIORNO RIPETIAMO LE STESSE AZIONI:
CI SVEGLIAMO,
CI ADDORMENTIAMO,
CI LAVIAMO,
MANGIAMO,
ANDIAMO A SCUOLA,
TORNIAMO A CASA,
CI VESTIAMO,
CI SPOGLIAMO.
AIUTA PAOLA PRIMA A VESTIRSI E POI SVESTIRSI,
Ero un fanciullo, andavo a scuola, e un giorno
dico a me stesso: «Non ci
voglio andare»
e non andai. Mi misi a passeggiare
solo soletto fino a
mezzogiorno.
E così spesso. A scuola non andai
che qualche volta da
quel triste giorno.
Io passeggiavo fino a mezzogiorno
e l'ore... l'ore non
passavan mai.
Così il rimorso teneva il mio cuore
in quella triste
libertà perduto,
e qual ansia, mio Dio, d'esser veduto
dal signor Monti,
dal signor dottore!
Pensavo alla mia classe, al posto vuoto,
al
registro, all'appello (oh il nome, il nome
mio nel silenzio) e mi sentivo
come
proteso su l'abisso dell'ignoto.
E mi spingevo fin verso i
giardini
od ai vïali fuori di città;
e mi chiedevo: «Adesso, chi
sarà
interrogato, Poggi o Poggiolini?».
O fra me ripetevo qualche
brano
di storia (Berengario, Carlo Magno,
Rosmunda) ed era la mia voce un
lagno
ritmico, un suono quasi non umano.
E quante volte
domandai
l'ora a un passante frettoloso ed era
nella richiesta mia tanta
preghiera!
Ma l'ore... l'ore non passavan mai.
Chi mi darà, chi mi
darà quell'ore
così perdute dell'infanzia mia?
Non tu, non tu che tanta
nostalgia
e tanto affanno mi ridesti in cuore,
non tu, non tu che la
tua fronte chini
per tacermi una lacrima o il pensiero
ch'è su la soglia
del tuo ciglio nero
e nemmen Poggi e nemmen Poggiolini.
(M. Moretti,
Le prime tristezze)
Si è fermato l'orologio.
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Le emozioni allungano il tempo.
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La tristezza dà un' illusione del tempo.
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Chi mi darà, chi mi
darà quell'ore così perdute dell'infanzia mia? | |
Io passeggiavo fino a mezzogiorno
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Così il rimorso teneva il mio cuore in quella triste libertà perduto |
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Percorso pluridisciplinare sulla percezione del tempo