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Dora |
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"Dark, Dora non c'è più...". Mi guardi attento e inclini un po' la testa, come fai sempre quando senti qualche parola familiare. Dora, sì, Dora, Dark: quando senti quel nome drizzi ancora le orecchie e guardi fuori con aria assorta, come se ricordassi... ma i cani hanno ricordi? Mah... certo che tu con lei ne avresti proprio tanti. E belli. E' stato il tuo primo, grande amore: quella pointerina bianca e nera, graziosa e scalmanata, fin dal primo incontro diventò la tua compagna di giochi preferita. Quante corse, quanti abbracci, quante tenerezze fra voi! Eravate il divertimento del vicinato: quando passavamo sotto casa sua tu ti sedevi compunto e guardavi con aria adorante verso il terrazzino dove lei, mollemente sdraiata, sonnecchiava al sole. Non appena si accorgeva di te, però, diventava preda di un entusiasmo incontenibile, tanto che qualcuno di casa doveva per forza portarla giù in strada, dove tu la aspettavi impaziente. I vostri incontri erano qualcosa di memorabile per gioia e irruenza: corse e giochi sfrenati fino a quando, sfiniti, crollavate ansanti sul marciapiede, vicini vicini. Ricordo che una volta tu la cingesti addirittura con una delle tue zampone: non volevo crederci, sembrava un abbraccio. Questo amore - platonico, ahimé!, per ovvi motivi... - è andato avanti per anni, fino a quando Dora non si è trasferita in campagna. A lungo hai continuato a guardare verso quel terrazzino vuoto, quando passavamo di lì. E io mi ripromettevo sempre di portarti a trovarla, immaginando divertita il momento in cui vi sareste rivisti. Che scema... non ho fatto in tempo a farvi quest'ultimo regalo. Dora adesso si è addormentata per sempre: una puntura pietosa ha posto fine alle sofferenze di un male improvviso e incurabile. "Dark, Dora non c'è più...". Mi guardi ancora, inclini un po' la testa e poi ti accoccoli ai miei piedi. Io dico sempre che capisci tante cose; questa però non credo che tu l’abbia capita. Beato te...
Monica Anelli
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