|
La scatola dei ricordi |
Ogni inizio d’anno scolastico è così: la casa in un disordine indescrivibile, valigie delle vacanze ancora da svuotare e quelle dei figli in partenza da preparare, ed io, in questo bailamme, cerco di mettere ordine tra le carte: un faldone per ogni anno scolastico con programmazioni, circolari, attestati, fogli e foglietti stropicciati delle mie alunne in cerca di consolazione. Tutto ancora da mettere in ordine, per non dimenticare niente di questa mia nuova vita: sono i faldoni dei miei ragazzi, la prova di quello spicchio di esistenza che hanno condiviso con me. La luce del mattino entra prepotente dalle tapparelle abbassate: è una giornata luminosa ed io, stranamente, sono già completamente sveglia, decisa a sfruttare quest’ultimo giorno di vacanza per mettere ordine. Mi armo di buona volontà, strofinacci, detersivo e scaletta per arrivare all’ultimo ripiano dell’armadio che contiene ciò che rimane del mio lavoro. La scatola foderata di carta con delicati fiorellini di campo forma una macchia di colore tra i seri faldoni bianchi e blu. Prendo la mia scatola e mi compiaccio di quanto, di anno in anno, diventi sempre più pesante: la apro con l’emozione di sempre, aspiro il suo caratteristico profumo, che emana da una scatolina colma di bastoncini di sandalo, regalo di un mio alunno di tre anni fa. Ninnoli, scatoline, ceramiche, cornici, piccoli doni per Natale e per il compleanno da parte dei colleghi, cose inutili e inutilizzabili ma che per me hanno un valore inestimabile. Rovisto con piacere tra quei piccoli ricordi degli anni trascorsi, sorrido nel vedere il pesciolino in vetro azzurro che i miei alunni mi hanno portato dalla gita scolastica del mio primo anno da docente. Solo, in un angolino, avvolto in una carta velina dai tenui colori, un pacchetto attira il mio sguardo… lo riconosco ancora prima di aprirlo e un dolore improvviso mi coglie come un pugno allo stomaco. Annarella… Tremante, con gli occhi già pieni di lacrime, apro delicatamente l’involucro ed estraggo il suo prezioso contenuto: una ballerina in tutù, con le ali in voile dorato che alla luce del sole assume tutti i colori dell’iride. Annarella… il tuo regalo per il mio primo giorno di scuola come docente. Collegio dei docenti, ore 9,00 di quel 1° settembre 2007 che mi vedeva emozionata nell’affrontare una nuova vita; il mio sogno realizzato. Fra tanti visi noti e meno noti, i tuoi occhi verdi hanno cercato i miei e si sono illuminati di gioia: ti sei avvicinata a me, ci siamo abbracciate e salutate con l’affetto e la familiarità di sempre. Ho rivisto gli stessi occhi della bambina bionda, con il visetto coperto di lentiggini, che entrò in classe accompagnata dalla maestra quando frequentavo la seconda elementare: eri “la nuova”, la “povera orfanella senza mamma” che si era trasferita da poco in città. I tuoi occhi smarriti restavano abbassati, consapevoli della curiosità che il tuo ingresso aveva suscitato. Ti sei sistemata nel banco dietro al mio ed io mi sono voltata verso di te e ho chiesto il tuo nome: -Annarella - hai risposto con un piccolo timido sorriso - E tu? - mi hai chiesto a tua volta, quasi con gratitudine per il mio interessamento. Siamo state compagne di scuola fino alla quarta ginnasio, quando non sei stata promossa ed hai deciso di cambiare scuola. Non siamo mai state intime amiche, non uscivamo insieme a passeggiare, non andavamo insieme al cinema o a Messa la domenica, ma eravamo delle buone compagne di scuola che si volevano bene senza dirselo, senza confidenze, senza segreti sussurrati, ma anche senza litigi, dispetti o tradimenti. Le nostre vite da adulte hanno preso strade diverse: ci si incontrava raramente, un frettoloso saluto e via, ognuna presa dai ritmi frenetici della propria vita. Tu, maestra elementare; io, impiegata in tribunale, con il sogno di una vita ormai accantonato. Dopo vent’anni, all’inizio della mia nuova carriera, hai sentito la mia felicità, hai percepito il mio entusiasmo ma anche il mio smarrimento: mi sei stata vicina e mi hai accolto in quel nuovo ambiente che per te era tanto familiare, sedendoti ancora una volta dietro di me. La tua presenza mi rassicurava: sapevo che volevi condividere con me anche questa esperienza. Mi hai messo tra le mani, furtivamente, un pacchettino ricoperto di carta velina lilla, accompagnato da poche parole: ”Per non dimenticare l’entusiasmo di oggi. Annarella”. Collegio dei docenti, ore 9,00 del 1° settembre 2008: lo smarrimento è scomparso, il mio passo è deciso, l’emozione e l’entusiasmo ancora intatti; l’estate non ancora finita, saluti, baci e abbracci tra colleghi e il mio sguardo che cerca invano i tuoi occhi; al solito posto non ci sei, mi avvicino al gruppo delle maestre e chiedo di te: sento il loro imbarazzo nel darmi una risposta che non può essere addolcita. Tre mesi dopo ci hai lasciato, in silenzio e timidamente come sempre, quasi non volessi disturbare: ed io oggi, nel rivedere la mia piccola ballerina sorridente, affido a questa pagina un ricordo speciale per la mia compagna di scuola che non c’è più. Annarella… dolce, sorridente, rassicurante. Te lo devo. Carbonia, 31 agosto 2010
Liliana Manconi
|
per contattare la redazione: redazione@forumlive.net |