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21 Marzo |
Io l’ho sempre saputo chi era l’assassino. Solo che
non potevo arrestarlo. Non che non ne avessi le prove, anzi: quelle le
avevo avute chiarissime fin dall’inizio. Sono ancora là, chiuse nel mio
cassetto al commissariato, dove le tenevo per paura che tu le scoprissi.
Sei sempre stata così ansiosa di avere notizie, di sapere… Ma io non
volevo che tu avessi coscienza di essere braccata da un mostro senza
scrupoli né pietà. Non potevo sopportarlo. Sono nella polizia da trent’anni,
eppure non mi capacito ancora adesso della mia assoluta impotenza contro
un criminale che minacciava mia moglie. E lui mi ha fregato. E’ arrivato
tacito, subdolo e spietato, e ti ha portata via. Non in una volta sola,
no, che sarebbe stato troppo facile. Lui era uno di quelli lenti e
determinati, quelli che amano far soffrire la vittima prima di finirla,
lentamente, inesorabilmente, e senza versare una sola goccia di sangue.
Maledetto. Ne ho visti, in trent’anni, di maniaci e assassini, ma uno
così, mai. Oggi è cominciata la primavera, Marta, ed è cominciata senza di te. Perché stamattina il cancro ti ha definitivamente uccisa. Complice: il Tempo. Movente: il Destino. Attenuante: nessuna. E’ tutto chiarissimo; ho già preparato il rapporto da inviare alle autorità competenti. Ma non ci sarò quando lo leggeranno, perché adesso qualcosa sta assassinando anche me. Ne ho le prove, conosco il mandante e il movente, e ho già in mano l’arma del delitto. Quando troveranno il mio corpo, però, non so se ci sarà un’istruttoria, o se apriranno un’inchiesta: penseranno semplicemente a un suicidio.
Paola Lerza |
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