logo Storie del Lupo, della Volpe e di altri animali della foresta spaziopiccoli

Testo di Giacomo Ferrera - Immagini restaurate dagli originali dell'autore da Teresa Ducci, Lucia Maria Izzo e Liliana Manconi

 

 

Bernardo

 

Bernardo rifatto

Il dispensiere Bernardo

Immagine rielaborata da Liliana Manconi

 

 

 

portiere

 

portiere2

Il Portiere

Immagini rielaborate da Teresa Ducci

e Lucia Maria Izzo

 

 

 

merlo

 

merlo2

Il Lupo e la Volpe dal Merlo

Immagine rielaborata da Lucia Maria Izzo

4. Il Lupo all’opera

Rimasto solo nel corridoio del palazzo reale, il Lupo si guardò intorno e a modo suo studiò la situazione. Il portiere dormiva, russando come un trombone, standosene al calduccio del suo sgabuzzino; Bernardo sonnecchiava in poltrona davanti alla televisione accesa: non capiva niente, ma guardava tutto; Filomena era andata a dormire e il Re si era ritirato nel suo appartamento. Fuori, la Volpe aspettava il Lupo.
Dovete sapere che il Lupo, quando era affamato e non trovava da mangiare, diventava dispettoso come una scimmia. Per prima cosa andò in cucina, per vedere se ci fosse qualcosa da rosicchiare. Piano piano, tastando al buio, trovò una scatola: toccato il contenuto, gli parve che fosse piena di morbide salsicce. Dopo averne trangugiate cinque o sei, si accorse che non si trattava di salsicce, ma di cera per pavimenti. E allora gli venne un’idea.
Sparse tutta la cera all’entrata della cucina, nel corridoio e sulla scala che conduceva all’appartamento del Re. Stava per uscire quando vide Bernardo davanti al televisore. E allora gli venne un’altra idea. Lavorando piano piano e scivolando per la stanza come un’ombra, legò con uno spago la gamba della poltrona a una caviglia di Bernardo, che non se ne accorse; con un altro spago, legò un portaombrelli all’altra caviglia; con altri spaghi continuò a legare altri oggetti e altri mobili alle gambe e alle braccia di Bernardo, in modo che quando quel poveraccio si fosse mosso, si sarebbe tirato dietro mezza casa.
Stava per uscire quando vide il portiere, e allora gli venne ancora un’altra idea. Quatto quatto, strisciando per terra, arrivò fino alle sue scarpe e gli annodò assieme tutte le stringhe, in modo che quando quel poveretto si fosse mosso non avrebbe potuto fare neanche un passo.
Stava per uscire davvero, quando gli scappò di tirare una puzza così rumorosa che fece rintronare tutto il palazzo. Il Re si svegliò di soprassalto e pensò: “Bernardo mi rovina la televisione con tutte queste scariche!” E si girò dall’altra parte e si riaddormentò. Il portiere, senza aprire gli occhi, disse:
- Avanti!
E il Lupo uscì fuori, dove l’aspettava la Volpe. Prima che sorgesse l’alba, erano già al sicuro nelle loro tane.

5. Al palazzo del Re succede il finimondo

Il mattino seguente, il Re scendeva le scale tutto allegro fischiettando una canzonetta. Ad un tratto, messo il piede sulla cera che il Lupo aveva spalmato sui gradini, scivolò malamente e rotolò fin giù nel corridoio, dove rimase disteso.
- Aiuto! Aiuto! Portiere! Bernardo! Filomena! – gridava il Re.
Alle sue grida, tutti accorsero. Bernardo, quando si mosse, si tirò dietro tutto il salotto: quando cercava di muovere un braccio o una gamba faceva cadere sedie e mobili, perché il Lupo aveva legato tutto con lo spago. Il portiere non fece neppure un passo: cadde subito lungo disteso, anche lui.
Filomena arrivò di corsa, ma giunta sul corridoio incominciò a scivolare e a pattinare come una campionessa. Si fermò soltanto quando cadde sul Re.
Bernardo, che non capiva niente, si precipitò per rialzarli, senza rendersi conto che si tirava dietro mezza casa, e finirono tutti in un mucchio, sotto sedie, poltrone e tavolini, in un groviglio di spago, in mezzo alla puzza tremenda lasciata dal lupo.

6. Nella foresta entra in scena il Merlo dal becco giallo

- Qui bisogna che salti fuori la chiave della dispensa – disse la Volpe al Lupo. – L’unico che può sapere dove sia è il Merlo dal becco giallo. Ma come si può fare a domandarglielo in poesia? Se non si parla in rima, il Merlo non risponde.
- Ci penso io! – rispose il Lupo, al quale la fame aguzzava sempre l’ingegno.
- Però – consigliò la Volpe – non dire i punti e le virgole come l’altra volta, se no sbagli tutto.
- Va bene, starò attento – disse il Lupo.
Si avviarono così nella foresta misteriosa e camminarono finchè non giunsero alla Quercia Grande, dove il Merlo dal becco giallo aveva il suo nido. Il Lupo fece una bella riverenza e diede una nasata nelle ortiche. Fece subito un salto indietro e andò a pungersi il sedere contro un arbusto di rovi. Dall’alto del suo nido il Merlo guardava la scena divertendosi un mondo.
Alla fine, il Lupo riuscì a parlare e si espresse così:


Merlo mio dal becco giallo,
dal tuo alto piedistallo,
vuoi tu dirmi per piacere
con la voce tua soave
dove il Re tiene la chiave
che consegna al dispensiere?


Poi, come al solito, fece il punto interrogativo con la coda. Il Merlo rimase un po’ pensieroso e poi rispose:


Ogni sera c’è Bernardo
Che con aria un po’ melensa,
col suo passo lento e tardo
chiude a chiave la dispensa.
Quindi, fatto un bell’inchino,
dà la chiave proprio al Re,
che la tien sul comodino…
per averla, un modo c’è!
La gazza vola,
ladra ed astuta!
Forse lei sola
Se vuoi, ti aiuta!

Ciò detto, il Merlo si ritirò nel calduccio del suo nido.
- Io non ho capito niente – disse il Lupo.
- Non è una novità – rispose la Volpe. Ha detto che ci può aiutare la Gazza ladra, che volando può entrare nella camera del Re e prendere la chiave che custodisce sul comodino. Capito?
- Ma perché non andiamo noi? – disse il Lupo.
- Dove le abbiamo le ali? – gli rispose la Volpe – Vorrei proprio vederti volare. Ma che grazioso uccello saresti! Potresti anche cantare, come quando eri ubriaco con la tua bella voce da Orco! Ma non perdiamo tempo e andiamo a cercare la Gazza.
La Gazza ladra, che aveva il suo nido di stecchi e d’erba secca sulla cima della Betulla gigante, vide arrivare ai piedi dell’albero il Lupo e la Volpe.
- So già tutto – disse la Gazza a quei due gaglioffi – e sono disposta ad aiutarvi. Però, come compenso, voglio un sacchetto di noccioline.
- Io te ne do anche un quintale, se vuoi – rispose il Lupo.
- Zitto tu! – soggiunse la Volpe – e non promettere mai più di quello che puoi dare o più di quello che ti chiedono.
Quindi, rivolta alla Gazza, disse:
- Allora, d’accordo per un sacchetto di noccioline. Questa notte si parte di nuovo. Arrivederci sul sentiero solitario, all’uscita del bosco, quando spunta la luna e la civetta canta tre volte.

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    Pagine web a cura di Paola Lerza