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Rwanda
Agosto 2011

a cura di Teresa Ducci

 

Tra Natura,  Memoria e Ricostruzione

La Memoria
 

 

 

 

 

 

 

Foto


Sono passati soltanto 17 anni dal genocidio e le ferite della popolazione sono ancora molto vive. Ogni persona oltre i 17 anni ha vissuto la paura ed il dolore del massacro . Per questo in Ruanda ogni chiesa, scuola, collina che è stato scenario di stragi è oggi un memoriale per raccontare cosa è successo e per dire che non dovrà succedere mai più. Questi siti avvolti da intensa sacralità e profondo raccoglimento vogliono essere la testimonianza delle tragiche conseguenze della divisione della popolazione in etnie diverse.
Noi ne abbiamo visitati 3:

Memorial Centre di Kigali
Aperto per il decimo anniversario del Genocidio, nel 2004 nella capitale del Ruanda, nel luogo in cui furono sepolte in fosse comuni più di 250.000 persone trucidate.
La struttura commemorativa è divisa in quattro sezioni: Una sezione storica che narra la storia del popolo ruandese, dalla nefasta divisione in etnie fino al genocidio; una sezione di testimonianza e di ricordo in cui sono esposte foto, vestiti ed effetti personali delle vittime; una terza parte dedicata alla narrazione degli altri genocidi perpetrati nel mondo: dal massacro degli Ebrei, a quello degli Armeni, alla Cambogia fino ai Balcani. L’ultima sezione è all’esterno, dove si trovano le tombe. I corpi senza nomi riposano sotto una semplice lastra di cemento senza alcun simbolo o scritta.

Murambi
Il memoriale di Murambi è situato sull’omonima collina a sud del Ruanda in una struttura costruita per essere una scuola tecnica. Durante il genocidio, i Tutsi che si erano rifugiati in una chiesa vicina alla collina furono persuasi dal vescovo e dal sindaco a ripararsi in quella struttura con l’assicurazione che le truppe francesi li avrebbero protetti, ma fu soltanto una trappola. I francesi lasciarono che gli Hutu Interahamwe (milizia genocidaria) attaccassero la scuola e trucidassero più di 45.000 Tutsi che seppellirono in una grande fossa comune sulla quale, l’esercito francese, per nascondere le prove del massacro, cinicamente costruì un campo di pallavolo.
In quelle che sarebbero dovute essere le aule, sono esposti i corpi mummificati delle vittime. La nostra guida ci ha tenuto a spiegare che quei corpi riesumati dalle fossa comune sono stati mummificati ed esposti non per esaltazione del macabro, ma per riflettere sulle conseguenze dell’odio razziale.

Nyamata
È la chiesa di un piccolo villaggio a sud di Kigali in cui più di 2.500 persone, che avevano trovato rifugio nella chiesa , furono trucidate. Oggi il memoriale è soprattutto l’emblema del barbarico trattamento delle donne durante il genocidio. In questa chiesa molte donne sono state stuprate, ed intenzionalmente contagiate dal virus HIV.
Le panche ed il pavimento della chiesa sono pieni di vestiti ammassati che ben danno l’idea della quantità di persone che cercò inutile rifugio e salvezza nella chiesa. Sulle pareti e sul soffitto sono  visibili i fori delle pallottole e ovunque sono rimaste le macchie di sangue ormai scurite dal tempo. Nel sottosuolo sono conservate, in una grande teca di vetro, ossa e teschi ed una bara con il corpo di una donna brutalmente stuprata ed uccisa . Nel giardino che circonda la chiesa è possibile visitare il cimitero dove riposano le vittime. In una tomba a parte riposa la salma di Tonia Locatelli, un’ umanitaria italiana che già nel 1992 lanciava via radio appelli di aiuto: “Dobbiamo salvare questa gente, li dobbiamo proteggere. È lo stesso governo che sta facendo questo massacro” implorava. Fu uccisa sulla porta della sua casa il 9 Marzo del 1992.