Sono
passati soltanto 17 anni dal genocidio e le ferite della
popolazione sono ancora molto vive. Ogni persona oltre i 17 anni
ha vissuto la paura ed il dolore del massacro . Per questo in
Ruanda ogni chiesa, scuola, collina che è stato scenario di
stragi è oggi un memoriale per raccontare cosa è successo e per
dire che non dovrà succedere mai più. Questi siti avvolti da
intensa sacralità e profondo raccoglimento vogliono essere la
testimonianza delle tragiche conseguenze della divisione della
popolazione in etnie diverse.
Noi ne abbiamo visitati 3:
Memorial Centre di Kigali
Aperto per il decimo anniversario del Genocidio, nel 2004 nella
capitale del Ruanda, nel luogo in cui furono sepolte in fosse
comuni più di 250.000 persone trucidate.
La struttura commemorativa è divisa in quattro sezioni: Una
sezione storica che narra la storia del popolo ruandese, dalla
nefasta divisione in etnie fino al genocidio; una sezione di
testimonianza e di ricordo in cui sono esposte foto, vestiti ed
effetti personali delle vittime; una terza parte dedicata alla
narrazione degli altri genocidi perpetrati nel mondo: dal
massacro degli Ebrei, a quello degli Armeni, alla Cambogia fino
ai Balcani. L’ultima sezione è all’esterno, dove si trovano le
tombe. I corpi senza nomi riposano sotto una semplice lastra di
cemento senza alcun simbolo o scritta.
Murambi
Il memoriale di Murambi è situato sull’omonima collina a sud del
Ruanda in una struttura costruita per essere una scuola tecnica.
Durante il genocidio, i Tutsi che si erano rifugiati in una
chiesa vicina alla collina furono persuasi dal vescovo e dal
sindaco a ripararsi in quella struttura con l’assicurazione che
le truppe francesi li avrebbero protetti, ma fu soltanto una
trappola. I francesi lasciarono che gli Hutu Interahamwe
(milizia genocidaria) attaccassero la scuola e trucidassero più
di 45.000 Tutsi che seppellirono in una grande fossa comune
sulla quale, l’esercito francese, per nascondere le prove del
massacro, cinicamente costruì un campo di pallavolo.
In quelle che sarebbero dovute essere le aule, sono esposti i
corpi mummificati delle vittime. La nostra guida ci ha tenuto a
spiegare che
quei corpi riesumati dalle fossa comune sono stati mummificati
ed esposti non per esaltazione del macabro, ma per riflettere
sulle conseguenze dell’odio razziale.
Nyamata
È la chiesa di un piccolo villaggio a sud di Kigali in cui più di
2.500 persone, che avevano trovato rifugio nella chiesa , furono
trucidate. Oggi il memoriale è soprattutto l’emblema del
barbarico trattamento delle donne durante il genocidio. In
questa chiesa molte donne sono state stuprate, ed
intenzionalmente contagiate dal virus HIV.
Le panche ed il pavimento della chiesa sono pieni di vestiti
ammassati che ben danno l’idea della quantità di persone che
cercò inutile rifugio e salvezza nella chiesa. Sulle pareti
e sul soffitto sono visibili i fori delle pallottole e ovunque
sono rimaste le macchie di sangue ormai scurite dal tempo. Nel
sottosuolo sono conservate, in una grande teca di vetro, ossa e teschi ed
una bara con il corpo di una donna brutalmente stuprata ed
uccisa . Nel giardino che circonda la chiesa è possibile
visitare il cimitero dove riposano le vittime. In una tomba a
parte riposa la salma di Tonia Locatelli, un’ umanitaria
italiana che già nel 1992 lanciava via radio appelli di aiuto: “Dobbiamo salvare questa gente, li dobbiamo proteggere. È lo
stesso governo che sta facendo questo massacro” implorava. Fu
uccisa sulla porta della sua casa il 9 Marzo del 1992.
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