Dopo il genocidio del 1994, che ha contato circa un milione di
morti nella maggior parte uomini, sono state principalmente le
donne che si sono rimboccate le maniche, hanno raccolto gli
innumerevoli orfani e, pian piano si sono organizzate in
cooperative per rimettere in moto il paese. Molto hanno fatto,
ma sono consapevoli che ancora c’è molto da fare. Non a caso il
Parlamento ruandese conta il 55% di rappresentanti femminili
conseguendo il primato nel mondo per la maggiore presenza di
donne in un parlamento. Ma le donne non lavorano soltanto in
parlamento. Una fitta rete di solidarietà le vede unite in
diverse associazioni e cooperative per lo sviluppo ed il
progresso del paese nonchè per il processo di riconciliazione
nazionale .
Questo viaggio ci ha dato l’opportunità di incontrare alcune di
queste realtà.
Kicukiro: La casa della Pace e della Riconciliazione
Kicukiro è uno dei distretti più poveri di Kigali, con un alto
tasso di analfabetismo e disoccupazione.
La casa della Pace e della Riconciliazione opera in questo
territorio dal 2006 con l’aiuto di “Progetto Rwanda” Obiettivo
del progetto è quello di offrire alle donne un luogo di incontro,
di condivisione e di confronto. La casa promuove
corsi di alfabetizzazione, informatica, inglese, cucito e di cucina
per offrire competenze e capacità per migliorare le condizioni
di vita. Inoltre offre attività di counselling per il
superamento dei traumi riportati dall'esperienza del genocidio
e per la conoscenza dei diritti
collettivi ed individuali. Fino ad oggi ha formato ben 650 donne
molte delle quali sono riuscite ad inserirsi nella vita
lavorativa acquisendo dignità ed autonomia. La direttrice della
casa della pace è Valerie Mukabayire, vedova del genocidio.
Kamony:
Sevota associazione delle vedove del Genocidio
A Kamony incontriamo Sevota, un’associazione che raccoglie le
vedove del genocidio con i loro orfani, donne stuprate ed
affette dal virus HIV, donne che dopo il genocidio sono state
costrette a prostituirsi per sopravvivere, donne con figli nati
dallo stupro.
Le donne ci accolgono cantando una canzone di benvenuto a ritmo
di tamburi ed accompagnandosi con il battito delle mani.
Godelieve Mukasarasi fondatrice e presidente dell’associazione
ci parla delle finalità e dell’organizzazione.
L’associazione è divisa in sezioni che operano in settori
diversi: sostegno a distanza per garantire il proseguimento
degli studi ai ragazzi; allevamento di api; agricoltura
biologica; tecniche per il contenimento dell’erosione del
terreno ed attività artigianali. Inoltre offrono sostegno
psicologico alle donne con figli nati da stupri. Figli che
difficilmente vengono accettati perchè ricordano lo stupro, la
malvagità, il terrore. Figli rifiutati, da tutta la comunità locale perché
si vede in loro l’incarnazione
del genocidario stupratore. Situazioni che creano dinamiche
conflittuali tra madre e figlio provocando disagio e dolore ad
entrambi. Il sostegno psicologico prevede momenti
collettivi di condivisione del problema per il suo
ridimensionamento e terapie individuali per il superamento del
trauma.
Non è facile esprimere l’emozione che provoca lo sguardo di
queste donne i cui occhi hanno visto cose inenarrabili. Donne
che hanno avuto il coraggio di rimettere insieme i brandelli
delle loro vite e lavorano per costruire il futuro loro e dei
loro figli. Le testimonianze colpiscono profondamente e sono di
grande insegnamento.
La
scuola di Kibaya
Il tasso di analfabetismo è ancora molto alto in Ruanda e costituisce
uno dei maggiori problemi da risolvere.
Abbiamo visitato la scuola primaria di Kibaya situata a un
centinaio di chilometri dalla capitale in una zona rurale. La
scuola conta circa 1100 alunni a fronte di 15 insegnanti.
Situata in un ampio spazio verde e circondata da estesi
bananeti, non ha strutture sufficienti alle esigenze didattiche.
L’edificio è una costruzione lunga e bassa nella quale si
susseguono le poche aule che costringono ad una organizzazione a
doppi turni da 4 o 5 ore ciascuno. Di fronte, in una costruzione
simile, sono la mensa e la cucina. Nello spazio all’aperto,
antistante i locali della mensa, attaccate ad una staccionata,
alcune taniche piene d’acqua fungono da rubinetti per lavarsi
le mani.
Pur essendo ancora vacanza, nella scuola erano in funzione
alcune classi di recupero. Il Direttore scolastico ci ha
introdotti in una di queste classi e ci ha permesso di
condividere un po’ di tempo con gli alunni che ci guardavano
come fossimo stati un fenomeno strano, ma divertente. Volevano
farsi fotografare e nel momento in cui si mostrava loro la foto
ridevano di gusto, un po’ per divertimento, un po’ per imbarazzo.
Università di Kibungo INATEK
A Kibungo sorge una Università fondata nel febbraio del 2003
come istituto superiore. Nell’anno della fondazione contava
soltanto 335 studenti. Oggi ne accoglie circa 3500 provenienti
da varie zone del Ruanda e pertanto è stata riconosciuta come Università Statale.
Abbiamo incontrato il rettore Dr. Dominique Karekezi che ci ha
accolto molto calorosamente e ci ha spiegato che lo spazio
universitario deve essere a servizio del territorio e si
prefigge di assolvere alle esigenze dello stesso. Poiché l’Università
sorge in una zona che si fonda principalmente su attività
rurali, una delle facoltà più consolidate e maggiormente frequentate è quella di
agricoltura e sviluppo rurale, seguita dalla facoltà per
l’educazione e l’istruzione in cui vengono formati gli
insegnanti della scuola primaria e secondaria. Inoltre sono
previsti corsi di lingue, di ICT tecnologia ed informatica,
biologia ed altri.
I corsi di laurea si svolgono con tre modalità e programmazioni
differenti per venire incontro alle diverse esigenze degli
studenti: corsi giornalieri, per gli studenti che provengono
dalle scuole superiori; corsi serali, per chi è già impegnato in
un’attività lavorativa; corsi nel week end per chi lavora lontano
dalla città e torna nel fine settimana.
Oggi L’INATEK è una Università abbastanza affermata, che si
avvale della collaborazione di molte università nel mondo per
progetti di vario genere.
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