home

 

Rwanda
Agosto 2011

a cura di Teresa Ducci

 

Tra Natura,  Memoria e Ricostruzione

La Ricostruzione

 
Dopo il genocidio del 1994, che ha contato circa un milione di morti nella maggior parte uomini, sono state principalmente le donne che si sono rimboccate le maniche, hanno raccolto gli innumerevoli orfani e, pian piano si sono organizzate in cooperative per rimettere in moto il paese. Molto hanno fatto, ma sono consapevoli che ancora c’è molto da fare. Non a caso il Parlamento ruandese conta il 55% di rappresentanti femminili conseguendo il primato nel mondo per la maggiore presenza di donne in un parlamento. Ma le donne non lavorano soltanto in parlamento. Una fitta rete di solidarietà le vede unite in diverse associazioni e cooperative per lo sviluppo ed il progresso del paese nonchè per il processo di riconciliazione nazionale .
Questo viaggio ci ha dato l’opportunità di incontrare alcune di queste realtà.

Kicukiro: La casa della Pace e della Riconciliazione
Kicukiro è uno dei distretti più poveri di Kigali, con un alto tasso di analfabetismo e disoccupazione.
La casa della Pace e della Riconciliazione opera in questo territorio dal 2006 con l’aiuto di “Progetto Rwanda” Obiettivo del progetto è quello di offrire alle donne un luogo di incontro, di condivisione e di confronto. La casa  promuove corsi di alfabetizzazione, informatica, inglese,  cucito e di cucina per offrire competenze e capacità per migliorare le condizioni di vita. Inoltre offre attività di counselling per il superamento dei traumi riportati dall'esperienza del genocidio e per la conoscenza dei diritti collettivi ed individuali. Fino ad oggi ha formato ben 650 donne molte delle quali sono riuscite ad inserirsi nella vita lavorativa acquisendo dignità ed autonomia. La direttrice della casa della pace è Valerie Mukabayire, vedova del genocidio.

Kamony: Sevota associazione delle vedove del Genocidio
A Kamony incontriamo Sevota, un’associazione che raccoglie le vedove del genocidio con i loro orfani, donne stuprate ed affette dal virus HIV, donne che dopo il genocidio sono state costrette a prostituirsi per sopravvivere, donne con figli nati dallo stupro.
Le donne ci accolgono cantando una canzone di benvenuto a ritmo di tamburi ed accompagnandosi con il battito delle mani. Godelieve Mukasarasi fondatrice e presidente dell’associazione ci parla delle finalità e dell’organizzazione.
L’associazione è divisa in sezioni che operano in settori diversi: sostegno a distanza per garantire il proseguimento degli studi ai ragazzi; allevamento di api; agricoltura biologica; tecniche per il contenimento dell’erosione del terreno ed attività artigianali. Inoltre offrono sostegno psicologico alle donne con figli nati da stupri. Figli che difficilmente vengono accettati perchè ricordano lo stupro, la malvagità, il terrore. Figli rifiutati, da tutta la comunità locale perché si vede in loro  l’incarnazione del genocidario stupratore. Situazioni che creano dinamiche conflittuali tra madre e figlio provocando disagio e dolore ad entrambi. Il sostegno psicologico  prevede momenti collettivi di condivisione del problema per il suo ridimensionamento e terapie individuali per il superamento del trauma.
Non è facile esprimere l’emozione che provoca lo sguardo di queste donne i cui occhi hanno visto cose inenarrabili. Donne che hanno avuto il coraggio di rimettere insieme i brandelli delle loro vite e lavorano per costruire il futuro loro e dei loro figli. Le testimonianze colpiscono profondamente e sono di grande insegnamento.

La scuola di Kibaya
 
Il tasso di analfabetismo è ancora molto alto in Ruanda e costituisce uno dei maggiori problemi da risolvere.
Abbiamo visitato la scuola primaria di Kibaya situata a un centinaio di chilometri dalla capitale in una zona rurale. La scuola conta circa 1100 alunni a fronte di 15 insegnanti.
Situata in un ampio spazio verde e circondata da estesi bananeti, non ha strutture sufficienti alle esigenze didattiche. L’edificio è una costruzione lunga e bassa nella quale si susseguono le poche aule che costringono ad una organizzazione a doppi turni da 4 o 5 ore ciascuno. Di fronte, in una costruzione simile, sono la mensa e la cucina. Nello spazio all’aperto, antistante i locali della mensa, attaccate ad una staccionata, alcune taniche piene d’acqua fungono da rubinetti per lavarsi le mani.
Pur essendo ancora vacanza, nella scuola erano in funzione alcune classi di recupero. Il Direttore scolastico ci ha introdotti in una di queste classi e ci ha permesso di condividere un po’ di tempo con gli alunni che ci guardavano come fossimo stati un fenomeno strano, ma divertente. Volevano farsi fotografare e nel momento in cui si mostrava loro la foto ridevano di gusto, un po’ per divertimento, un po’ per imbarazzo.

Università di Kibungo INATEK
A Kibungo sorge una Università fondata nel febbraio del 2003 come istituto superiore. Nell’anno della fondazione contava soltanto 335 studenti. Oggi ne accoglie circa 3500 provenienti da varie zone del Ruanda e pertanto è stata riconosciuta come Università Statale.
Abbiamo incontrato il rettore Dr. Dominique Karekezi che ci ha accolto molto calorosamente e ci ha spiegato che lo spazio universitario deve essere a servizio del territorio e si prefigge di assolvere alle  esigenze dello stesso. Poiché l’Università sorge in una zona che si fonda principalmente su attività rurali, una delle facoltà più consolidate e maggiormente frequentate è quella di agricoltura e  sviluppo rurale, seguita dalla facoltà per l’educazione e l’istruzione in cui vengono formati gli insegnanti della scuola primaria e secondaria. Inoltre sono previsti corsi di lingue, di ICT tecnologia ed informatica, biologia ed altri.
I corsi di laurea si svolgono con tre modalità e programmazioni differenti per venire incontro alle diverse esigenze degli studenti: corsi giornalieri, per gli studenti che provengono dalle scuole superiori; corsi serali, per chi è già impegnato in un’attività lavorativa; corsi nel week end per chi lavora lontano dalla città e torna nel fine settimana.
Oggi L’INATEK è una Università abbastanza affermata, che si avvale della collaborazione di molte università nel mondo per progetti di vario genere.
 

 

 

 

Foto