Poi un pomeriggio qualcuno suona alla porta. Apro e con sorpresa mi ritrovo Alex davanti che mi guarda fisso per qualche secondo. Sul viso una strana espressione, un misto fra  sorriso e pianto. “E’ successo qualcosa? Vieni, entra e ne parliamo con calma!”. Lei non risponde, lo guarda a lungo negli occhi, lo abbraccia forte forte e, singhiozzando, esclama “Ciao Ciccio…”. La guardo perplesso e le dico: “Ale, sei davvero sicura che vada tutto bene?”. Lei annuisce e si dirige verso il portone. Da dietro le urlo: “Ciao, ci vediamo domani, e cerca di non assentarti!”. Lei allora mi guarda ancora e pare che stia per scoppiare a piangere. “Ehi Fra’”. “Si, dimmi!”. “Ti voglio bene!”, dice con un filo di voce ed io replico “Io di più!”. Lei sorride ed esce dal portone. Non sapevo, non avevo idea che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei vista. La sera racconto a mamma quello che è successo. Lei si gira con un’espressione mista di compassione e dispiacere. “Perché quella faccia?” chiedo. “Vedi Franci, molte volte le persone sono costrette a trasferirsi in altri luoghi per…” e si blocca. Poi continua “per vari motivi”. Intanto scola la pasta. “Mamma, continuo a non capire cosa c’entri questo con Alex”. Lei poggia la pentola sul tavolo e continua: “Francesco, Alessia e i suoi genitori si sono trasferiti ad Udine”. A quel punto non so nemmeno io cosa mi succeda. Stento a crederci, anzi preferirei che fosse uno scherzo, ma dall’espressione della mamma capisco che sta dicendo la verità.

 
   

 

Struttura e grafica di Sebastiana Schillaci