A metà mattinata, Paola Sterza aveva già
maledetto anche in sanscrito il giorno in cui le era venuto
in mente di aprire la scuola guida. Ma non poteva mollare,
non era da lei: a qualcuno questa benedetta patente avrebbe
pur dovuto darla
Sconsolata, guardò la pila di cartellette sulla scrivania e
con aria rassegnata aprì quella della candidata successiva.
“Marisa Galiani da Alatri, FR. Uhm... non è ancora arrivata.
Andiamo a dare un'occhiata...”
Fuori dalla porta a vetri della scuola intravide una piccola
folla che osservava incuriosita una bella donna avvolta in
una sorta di sahariana che le copriva anche la testa e parte
del volto. La signora in questione andava avanti e indietro
sul marciapiede con camminata da mannequin, ammiccando ai
passanti incuriositi e sottolineando ogni mossa con uno
squillante “Modello Giuditta!” oppure “Modello Gabbùl!”.
Alla fine la sentì dire: “Mo' bbasta berò, ghe devo andà a
da' l'esame be rinnovà la badende!” e di fronte a una Sterza
esterrefatta fece il suo ingresso trionfale nella scuola
borbottando: “ma du guarda, nun me basdava il gorso di
inglese e guello de geràmiga, ge voleva bure la revisione
della badende... nun se bò sdà mai dranguilli!”
La direttrice si ripromise di stare calma. Con tutto il suo
aplomb, savoir e savoir-faire, fece accomodare la Galiani la
quale, facendo sfoggio dell'inglese appreso al corso che
aveva appena terminato, per fare bella impressione buttò lì
una frase nell'idioma di Albione.
“My mother, how I stay! I have my legs that do James James!”
“Come, scusi?” chiese la Sterza.
“Nun gonosge mango l'inglese, guesta!” pensò la Galiani
“Disgevo, mamma mia gomme sto! Giò le gambe ghe me fanno
Giagomo Giagomo!”
“Ah – rispose la direttrice sempre più perplessa – ma no,
stia tranquilla, se ha studiato non ha nulla da temere. Tre
domandine veloci veloci e facili facili e lei se ne potrà
riandare con la sua patente. Dunque, vediamo: mi parli un
po' del cambio.”
“Il gambio? The change? Uèll, beh, un gambio ge vuole be stà
sembre in ordine: ad esembio, guardi guà, io giò il modello
Giuditta ma bure il modello Mamie” e con un rapido movimento
delle mani il velo si trasformò in un turbante stile
cameriera di Via col Vento.
La direttrice iniziò a chiedersi cosa avesse fatto di male
per meritarsi un simile castigo, ma si sforzò di mantenere
la calma. “Be', non è esattamente quello che volevo sapere,
comunque passiamo al secondo quesito: mi dica qualcosa sulle
candele.”
“Ma du guarda ghe goingidenza! - esclamò la Galiani – ma ge
benza direttrisce ghe l'anno bròssimo volevo brobrio fà un
gorso de fabbrigazione de gandele? Berghé guello de geràmiga
è andato benissimo, sa? Un suggessone, una gosa bellissima.
Abbiamo imbarato le varie tegnighe de...”
“Ma nooooooooooooooo, ma che candele e ceramiche! - sbottò
furibonda la Sterza – faccia mente locale, si concentri,
siamo in una scuola guida, e lei rischia di non avere più la
sua patente!!! Mi parli dello sterzo.”
“Mo' detto gosì nun me lo rigordo, ma se g'è il derzo ge
sarà bure il brimo e il segondo...”
In un attimo, il volto della direttrice cambiò cinque
colori: un urlo sovrumano fece tremare i muri della scuola,
mentre la Galiani se la dava a gambe (che ora più che mai le
facevano James James) mormorando fra sé e sé: “Today it's
not air” (oggi nun è aria)...
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