La patente

di Monica Anelli


A metà mattinata, Paola Sterza aveva già maledetto anche in sanscrito il giorno in cui le era venuto in mente di aprire la scuola guida. Ma non poteva mollare, non era da lei: a qualcuno questa benedetta patente avrebbe pur dovuto darla

Sconsolata, guardò la pila di cartellette sulla scrivania e con aria rassegnata aprì quella della candidata successiva. “Marisa Galiani da Alatri, FR. Uhm... non è ancora arrivata. Andiamo a dare un'occhiata...”

Fuori dalla porta a vetri della scuola intravide una piccola folla che osservava incuriosita una bella donna avvolta in una sorta di sahariana che le copriva anche la testa e parte del volto. La signora in questione andava avanti e indietro sul marciapiede con camminata da mannequin, ammiccando ai passanti incuriositi e sottolineando ogni mossa con uno squillante “Modello Giuditta!” oppure “Modello Gabbùl!”. Alla fine la sentì dire: “Mo' bbasta berò, ghe devo andà a da' l'esame be rinnovà la badende!” e di fronte a una Sterza esterrefatta fece il suo ingresso trionfale nella scuola borbottando: “ma du guarda, nun me basdava il gorso di inglese e guello de geràmiga, ge voleva bure la revisione della badende... nun se bò sdà mai dranguilli!”

La direttrice si ripromise di stare calma. Con tutto il suo aplomb, savoir e savoir-faire, fece accomodare la Galiani la quale, facendo sfoggio dell'inglese appreso al corso che aveva appena terminato, per fare bella impressione buttò lì una frase nell'idioma di Albione.

“My mother, how I stay! I have my legs that do James James!”

“Come, scusi?” chiese la Sterza.

“Nun gonosge mango l'inglese, guesta!” pensò la Galiani “Disgevo, mamma mia gomme sto! Giò le gambe ghe me fanno Giagomo Giagomo!”

“Ah – rispose la direttrice sempre più perplessa – ma no, stia tranquilla, se ha studiato non ha nulla da temere. Tre domandine veloci veloci e facili facili e lei se ne potrà riandare con la sua patente. Dunque, vediamo: mi parli un po' del cambio.”

“Il gambio? The change? Uèll, beh, un gambio ge vuole be stà sembre in ordine: ad esembio, guardi guà, io giò il modello Giuditta ma bure il modello Mamie” e con un rapido movimento delle mani il velo si trasformò in un turbante stile cameriera di Via col Vento.

La direttrice iniziò a chiedersi cosa avesse fatto di male per meritarsi un simile castigo, ma si sforzò di mantenere la calma. “Be', non è esattamente quello che volevo sapere, comunque passiamo al secondo quesito: mi dica qualcosa sulle candele.”

“Ma du guarda ghe goingidenza! - esclamò la Galiani – ma ge benza direttrisce ghe l'anno bròssimo volevo brobrio fà un gorso de fabbrigazione de gandele? Berghé guello de geràmiga è andato benissimo, sa? Un suggessone, una gosa bellissima. Abbiamo imbarato le varie tegnighe de...”

“Ma nooooooooooooooo, ma che candele e ceramiche! - sbottò furibonda la Sterza – faccia mente locale, si concentri, siamo in una scuola guida, e lei rischia di non avere più la sua patente!!! Mi parli dello sterzo.”

“Mo' detto gosì nun me lo rigordo, ma se g'è il derzo ge sarà bure il brimo e il segondo...”

In un attimo, il volto della direttrice cambiò cinque colori: un urlo sovrumano fece tremare i muri della scuola, mentre la Galiani se la dava a gambe (che ora più che mai le facevano James James) mormorando fra sé e sé: “Today it's not air” (oggi nun è aria)...
 

 


 

 

 

 

 

a cura di Lucia Bartoli