Percorso didattico per alunni della scuola primaria |
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Preparazione:
In
palestra oscurata o in un aula al buio. Un angolo predisposto a guisa
di caverna con teli scuri/neri, all'interno animali che suscitano timore
e paura, appesi con fili trasparenti. Una porta, costruita in cartone,
ostruisce l’ingresso.
I
bambini seduti con le spalle alla porta ascoltano la fiaba.
I
personaggi della fiabe, incollati su un bastoncino, saranno via via
presentati.
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presentazione del bambino
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Una strana storia
Michele era un bambino come tutti gli altri. Ogni mattina alle 8.00
la mamma lo svegliava “Presto Michele, alzati, è ora!” e per lui
iniziava una nuova giornata.
Prima la scuola, poi gli allenamenti, i compiti, i litigi con la
sorellina Matilde, i rimproveri, qualche partita alla Play… e chi più
ne ha più ne metta. Come vedete era tutto perfettamente normale, ma
a Michele stava per accadere qualcosa di veramente speciale.
Quell’indimenticabile martedì non fu come tutti gli altri.
Sceso dal pulmino, che ogni mattina lo portava a scuola, Michele si accorse di
avere una stringa slacciata. Si fermò per sistemare la scarpa, ma quella dannata
stringa non voleva saperne di restare allacciata… Ci mise un bel po’ e i suoi
compagni corsero verso la scuola ed entrarono e lui rimase indietro da solo.
Michele si rialzò e stava percorrendo il breve tratto di strada per raggiungere
l’entrata quando si accorse che, dietro uno dei cespugli che stavano nel
giardino della scuola, c’era un’ombra, qualcuno che si muoveva.
Si fermò per osservare meglio, pensando che fosse uno dei suoi
compagni di seconda, ma non era così. Guardò la figura avvicinarsi e
comprese che si trattava di una vecchina. La osservò, era coperta di
stracci colorati, teneva in mano un lungo bastone ed una piccola
borsetta; aveva la pelle rugosa, un grosso naso rosso per il freddo
ed un particolare sorriso.
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presentazione della vecchina |
A questo punto accadde una cosa molto strana: la curiosa vecchina
gli si avvicinò dicendo:
“Ehi,… Michele, Miky, fermati ti devo parlare…”
Michele rimase sorpreso: non aveva mai visto prima d’ora quella
strana donna… Come poteva conoscere il suo nome???
Il ragazzino stava per urlare e scappare verso la scuola, ma si
accorse che qualcosa in quella vecchina era davvero strano: dalla
sua minuscola borsetta estrasse un enorme oggetto e più Michele lo
guardava più gli sembrava un oggetto familiare… Ah ecco, era una
porta!
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presentazione della porta…..far vedere la porta ai bambini
Tutti i bambini passano attraverso la porta e si trovano nella
grotta della paura- angolo preparato della palestra |
Fu così che Michele si fermò e la vecchina in un sussurro gli disse:
“Vedi mio caro, questo è una porta, è la Porta Magica e solo
chi si conosce e sa ascoltare ed aprire il suo cuore vi può passare
e tornare indietro. Vuoi provare?Mettiti di fronte alla porta e vedrai.”
Michele si mise davanti alla porta, ma non vide nulla, non sentì
nulla; sentiva solo lontano le voci dei bambini dentro alle classi.
“Io non vedo proprio nulla, mi sembra una normalissima porta. Forse
un po’ piccola; tu mi stai imbrogliando.”
“No, è proprio come ti ho detto” disse la vecchina “se vuoi scoprire
cosa c’è oltre la porta la devi attraversare, io ti aiuterò…tu devi
solo volerlo”.
“Va bene” disse Michele incuriosito.
“Allora prendi la mia mano, ti condurrò nel mondo Incantato, dove
strani personaggi ti stanno aspettando”.
Michele afferrò la mano sottile della donna e con lei si avvicinò
alla Porta. Chiudendo gli occhi Michele fece un passo e… si trovò in
un luogo oscuro e pieno di strani animali.
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presentazione di Caronte |
“Bene” disse la vecchina “questo è il primo mondo, siamo sull’isola
incantata e questa è la “GROTTA DELLA PAURA”, qui abitano
tutti i pensieri, i sogni e le avventure paurose di ognuno di noi.
Michele si guardò intorno e vide un paesaggio buio, appesi alle
pareti della grotta c’erano pipistrelli, mostri, fantasmi e altre
strane forme che potavano spaventare o terrorizzare. Michele non
vedeva l’ora di andarsene, perché quel posto gli faceva paura.
“Come si esce da qui… non posso perdere tutta la mattina, devo
andare a scuola, se arrivo tardi la maestra mi sgrida e in più alla
prima ora….”
“Ho capito” disse la vecchina, “Calmati ora e ascolta: per andarcene
dobbiamo avere il consenso di Caronte. Solo lui può
permetterci di proseguire il viaggio e di lasciare la Grotta della
Paura, ma desidera un dono: un tuo segreto. È così tanto tempo che
vive qui che non ricorda più cosa significhi avere paura; solo un
essere umano come te può ricordarglielo”.
Davanti a loro, proprio in quel momento comparve un’ ombra, sembrava
un fantasma… “Io sono Caronte”, disse l’essere con una voce
imponente, ma gentile “sono il guardiano della Grotta e per lasciarti
passare ho bisogno di uno speciale biglietto!”
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racconto della paura |
Michele iniziava a capire: per passare oltre, per andarsene dalla
Grotta della Paura doveva trovare nel suo cuore un ricordo di
qualcosa di pauroso e, cosa ancora più difficile, doveva essere
capace di raccontarlo al guardiano Caronte. Michele ancora un po’
agitato provò a cercare dentro di sé.
Michele ci pensò su un po’... non ci volle molto, in un attimo si
ricordò di quella volta in cui dopo l’allenamento la mamma aveva
tardato ad andarlo a prendere, (la macchina non era partita), lui
aveva aspettato tantissimo, i suoi compagni erano già andati via
tutti da un pezzo e lui aveva avuto davvero tanta paura... se non
fosse arrivata?!
Ciascuno bambino viene invitato a raccontare
un momento di paura provato e a rappresentarlo con un disegno.
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presentazione di Cerbero |
“Bene - disse la vecchina - sei stato sincero e Caronte, il
guardiano della Grotta, ci ha lasciato passare. Ora dove pensi di
trovarti? “
Michele si guardò intorno e vide uno strano scoglio rosso, con
piante alte e basse, pieno di cespugli spinosi di molti colori e
punte aguzze. “Qui ci troviamo sullo Scoglio della Rabbia”
disse la vecchina. “Il guardiano di questo luogo è il grande
Cerbero”. “È davvero grande” pensò Michele quando vide davanti a
sé i piedi di un enorme animale a tre teste che sbucava da sopra i
cespugli.
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I bambini vengono coinvolti nella soluzione del problema: cosa fare quando ci
arrabbiamo. Le idee vengono scritte su un cartellone che sarà poi appeso sullo scoglio |
Con voce tonante, ma gentile Cerbero disse “Parla, ti ascolto
Michele”
E Michele raccontò tutto d’un fiato di quella volta quando Gianni,
il suo amico migliore, lo aveva fatto davvero arrabbiare: lui aveva
lasciato le carte in cartella (come diceva sempre la maestra), ma,
durante l’intervallo mentre lui era in bagno, Gianni le aveva prese
per dare un’occhiata e la maestra le aveva ritirate per due giorni
interi! Gianni non aveva spiegato alla maestra la situazione e lui,
appena usciti da scuola, gli aveva dato un calcio. Gianni aveva
pianto e… che sgridata gli aveva dato la mamma.
Guardò Cerbero aspettandosi che lo lasciasse passare come era
avvenuto nel primo mondo, ma Cerbero lo guardò serio e pensoso per
un lunghissimo istante; infine parlò: “Caro Michele non basta… per
oltrepassare il mio regno non basta ricordare: bisogna saper trovare
una soluzione. So che non è facile, ma solo trovando un altro finale
a questa tua avventura io ti lascerò continuare. Michele non sapeva
come fare, non sapeva cosa dire, il solo ricordo di quell’episodio
lo aveva fatto innervosire e così agitato non riusciva a pensare!!
“Se avessi tirato dritto non mi troverei qui con queste strane
creature, … sarei con i miei compagni… i miei amici.. chissà come ne
uscirebbero loro da una simile situazione… se ci fosse qui qualcuno
ad aiutarmi… un amico!!”
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La storia continua
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