Latino: il risveglio della natura
Nella letteratura antica - pagana - la primavera è soprattutto vista come la stagione degli amori e del risveglio della natura. Salutata con gioia, essa porta fecondità e bel tempo, nonché speranze per il futuro. La terra infatti ricomincia a produrre i suoi frutti e riprendono le attività sospese nella brutta stagione, soprattutto i viaggi, i commerci, e naturalmente anche le guerre, di regola interrotte nei mesi invernali.
Il De rerum natura di Lucrezio si apre con l’inno a Venere, invocata al di fuori degli schemi tradizionali che la propongono come dea dell’amore e della bellezza e identificata con l’energia generatrice dell’universo. La dea diventa quindi simbolo della primavera, della spinta vitale della natura che si rinnova e che con la legge dell’amore guida tutte le creature in cielo, nelle acque e sulla terra. L’epifania divina si realizza attraverso la forza della vita nell’armonia cosmica.
Sandro Botticelli si ispirò proprio a questi versi per dipingere il suo celebre quadro della Primavera
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Aeneadum genetrix, hominum divomque voluptas, alma Venus, caeli subter labentia signa quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantum concipitur visitque exortum lumina solis: 5 te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus summittit flores, tibi rident aequora ponti placatumque nitet diffuso lumine caelum. nam simul ac species patefactast verna diei 10 et reserata viget genitabilis aura favoni, aeriae primum volucris te, diva, tuumque significant initum perculsae corda tua vi. inde ferae pecudes persultant pabula laeta 15 et rapidos tranant amnis: ita capta lepore 14 te sequitur cupide quo quamque inducere pergis. 16 denique per maria ac montis fluviosque rapacis frondiferasque domos avium camposque virentis omnibus incutiens blandum per pectora amorem efficis ut cupide generatim saecla propagent. 20 |
immagine di Teresa Ducci
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un’esperienza individuale di amore
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un istinto animale
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una naturale spinta alla vita | |
un turbamento dei sensi
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Vero Falso
E’ primavera e il poeta è impaziente di mettersi in viaggio: si prepara a lasciare la Bitinia per addentrarsi nelle terre d’Oriente, che,cantate dalla poesia greca, sono famose per la bellezza e per l’opulenza. I tepori della stagione lo invitano ad affrontare l’avventura con gioia, appena venata dalla malinconia per il distacco da quegli amici che gli avevano reso meno dura la lontananza da casa.
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Iam ver egelidos refert tepores, iam caeli furor aequinoctialis iucundis Zephyri silescit auris. Linquantur Phrygii, Catulle, campi Nicaeaeque ager uber aestuosae: ad claras Asiae volemus urbes. Iam mens praetrepidans avet vagari, iam laeti studio pedes vigescunt. O dulces comitum valete coetus, longe quos simul a domo profectos diversae variae viae reportant. |
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L’amore per l’avventura che spinge a ricercare emozioni sempre nuove
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Il desiderio di conoscere per esperienza diretta quanto immaginato leggendo i poeti greci
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La frenesia di muoversi per soddisfare la propria irrequietezza
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Lo zelo per completare i propri studi
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Vero Falso
Ver adeo frondi nemorum, ver utile silvis, |
immagine di Alida Fonnesu
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solenne
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didascalico
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lirico
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drammatico
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Vero Falso
Al ritorno della primavera riprendono le attività che sono state sospese durante l’inverno: si torna a lavorare nei campi, a navigare, a intrecciare danze al chiaro di luna. La natura stessa invita alla gioia: è bello godere delle opportunità che la stagione offre, perché ben presto la Morte spegnerà ogni allegrezza della vita.
Solvitur acris hiems grata vice veris et Favoni trahuntque siccas machinae carinas, ac neque iam stabulis gaudet pecus aut arator igni nec prata canis albicant pruinis. Iam Cytherea choros ducit Venus imminente luna 5 iunctaeque Nymphis Gratiae decentes alterno terram quatiunt pede, dum gravis Cyclopum Volcanus ardens visit officinas. Nunc decet aut viridi nitidum caput impedire myrto aut flore, terrae quem ferunt solutae; 10 nunc et in umbrosis Fauno decet immolare lucis, seu poscat agna siue malit haedo. Pallida Mors aequo pulsat pede pauperum tabernas regumque turris. O beate Sesti, vitae summa brevis spem nos vetat inchoare longam. 15 Iam te premet nox fabulaeque Manes et domus exilis Plutonia, quo simul mearis, nec regna vini sortiere talis nec tenerum Lycidan mirabere, quo calet iuventus nunc omnis et mox virgines tepebunt. 20 |
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Ridimensionare la propria esultanza di fronte alla bellezza della natura e alle gioie della vita
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Contemperare la tristezza per il destino ineluttabile dell’uomo con la letizia del presente
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Mettere da parte il pensiero della morte e godere appieno la vita
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Giungere all’indifferenza
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Vero Falso