Il vesuvio

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RIFLESSIONI SUL VESUVIO

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ll Vesuvio, o più propriamente il Somma-Vesuvio, è un vulcano strato di medie dimensioni che raggiunge un’altezza massima di 1.281 m s.l.m. Esso è costituito dal più vecchio vulcano del M. Somma, la cui parte sommitale sprofondò generando una caldera, e dal più recente vulcano del Vesuvio, cresciuto all’interno di questa caldera.

L’attività vulcanica nell’area del Somma-Vesuvio risale ad almeno 400.000 anni fa, età di alcune lave trovate in perforazioni profonde circa 1.350 m.

La storia dell'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è iniziata circa 25.000 anni fa con l’accrescimento del Somma a seguito di eruzioni prevalentemente effusive e subordinatamente esplosive, di bassa energia. Tale attività è durata fino a circa 19.000 anni fa ed ha determinato la formazione dell’apparato vulcanico del Somma il cui probabile profilo è ricostruito in rosso nell'immagine sottostante. La parte settentrionale di questo edificio più antico è ancora ben conservata ed è rappresentata dall'attuale Monte Somma.

 

immagine di Mirella De Nucci

Il Vesuvio entra nella storia della vulcanologia con l'eruzione del 79 d.C. Essa inizia con la formazione di un'alta colonna di gas, cenere e lapilli, così descritta da Plinio, che da Miseno (20 km dal vulcano), la può osservare in tutto il suo sviluppo: "La nube (...) a forma di pino, si sollevava alta nel cielo e si dilatava come emettendo rami". Intere città, tra le quali Pompei ed Ercolano, vengono distrutte. I prodotti eruttati dal Vesuvio ricoprono i campi, riempiono le vie, le case e i templi delle città. Dopo l'eruzione del 79 sul Vesuvio cade un lungo silenzio e la prima notizia di una sua persistente attività ("emette molta cenere che giunge fino al mare") è riportata nel 172 da Galeno, un medico greco che descrive le proprietà dell'aria secca del luogo creata da fuochi sotterranei. Tra le eruzioni dei secoli successivi, ricordiamo quella sconvolgente del 1631 e quella più recente, l’ultima, del 1944, documentata dalle forze Alleate con foto e filmati.

Al di là delle notazioni storiche, Sterminator Vesèvo…. dall’ancor più arcaico “Vae suvis” (ovvero, “guai ai suoi”..a chi gli vive intorno)….per tutti i campani ed i partenopei, in particolare, “’a Muntàgna”…rappresenta come uno stendardo la precarietà che da sempre contraddistingue le popolazioni di quest’area…abituate a lunghe attese, a sopravvivere ad eventi drammatici, a guerre, carestie, flagelli di ogni genere in uno spirito filosofico che non è mai superficiale superstizione o rassegnazione, bensì adattamento ad una terrificante quanto prevedibile realtà. Il filo sottile che lega riti scaramantici con la fede…il feticismo degli oggetti “scacciajella”,(dal cuòrno alle corna…) alternati alle novene alla famosa Madonna di Pompei o a San Gennaro ed allo scioglimento del suo sangue (visto come foriero di buone o nefaste speranze), rappresentano un’anima popolare immutata nei secoli, a dispetto delle apparenze o delle indubbie tecnologie. Esse permettono di valutare con sufficiente anticipo i cosiddetti “segni premonitori”…dalla variazione del chimismo delle fumarole (aumento della percentuale di anidride carbonica e idrogeno solforato), all’aumento della loro loro temperatura; dal monitoraggio attento di eventuali, anche microscopiche deformazioni del suolo alla registrazione costante, mediante sismografi posti anche in mare, di sommovimenti che possano creare un nuovo allarme eruttivo.

24/24 h al giorno, tecnici, geofisici e vulcanologi si alternano in turni continui per garantire la sorveglianza del vulcano. Purtroppo, restano i danni di una politica sorda e stolta che ha permesso espansioni urbanistiche fuori legge e fuori logica anche sulle dirette pendici, ignoranti della dinamica dei fluidi e del percorso identico che le lave farebbero, se dovessero provenire dalle vecchie vie di provenienza. Centinaia di migliaia di persone,in caso di nuova eruzione (prevista entro i prossimi 20-30 anni), ancorché salvate, perderebbero tutto.

E non è poco.

Ma questa…è tutta un’altra storia


pagina a cura di Mirella De Nucci

RADIOGRAFIA DI UN'ERUZIONE VULCANICA