logo Storie del Lupo, della Volpe e di altri animali della foresta spaziopiccoli

Testo di Giacomo Ferrera - Immagini restaurate dagli originali dell'autore da Teresa Ducci, Lucia Maria Izzo e Liliana Manconi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sapone

Il Lupo mangia sapone

rielaborazione grafica con elementi originali

a cura di Teresa Ducci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

filomena

La cuoca Filomena

rielaborazione grafica con elementi originali

a cura di Teresa Ducci

14. La volpe ne studia una delle sue

In seguito alla notizia data dal Merlo, tutti gli animali si cercarono un rifugio o un nascondiglio per sfuggire ai cacciatori che sarebbero venuti l’indomani. La Volpe disse al Lupo e alla Gazza di non muoversi dalla foresta e di andare invece alla sua tana sul far della sera. Rimase sola e pensierosa tutto il giorno: faceva progetti, li disfaceva, li modificava. Pensa e ripensa, studia e studia, finalmente trovò una maniera così bella per sfuggire ai cacciatori e ai cani del Re che lei stessa si mise a ridere.

Quando alla sera il Lupo e la Gazza andarono alla sua tana tutti preoccupati, la videro allegra e spensierata.

- Ho trovato! – disse - Venite con me!

Si avviarono verso il margine della foresta e vi giunsero quando ormai era buio fitto. Si fermarono e stettero a guardare le luci del palazzo reale che splendevano lontano. Con il lento passare delle ore, le luci a una a una si spensero tutte. Allora la Volpe diede ordine alla Gazza di svolazzare sempre un po’ avanti a lei e di avvertirla nel caso vedesse qualcuno; al Lupo disse di seguirla.

Si avviarono nella notte, quatti quatti, zitti zitti: la Gazza di tanto in tanto riferiva alla Volpe che non si vedeva alcuno e quindi riprendeva il suo breve volo.

Il Lupo seguiva la Volpe, ma un bel momento ruppe il silenzio della notte con il suo vocione ed esclamò:

- Ma noi andiamo proprio al palazzo del Re!

- Zitto tu! Segui e fa’ quello che ti dico – gli rispose la Volpe.

 15.  Il Lupo obbedisce e cerca di fare del suo meglio

L’alba era ormai vicina, quando la Volpe giunse al cancello del giardino del Re, dietro il palazzo reale. Ma il cancello era chiuso. La Volpe disse al Lupo, che era fortissimo, di aprire il cancello senza far rumore.

- Spacco tutto! – fece il Lupo.

- Tu non spacchi niente. Ripeto: cerca invece di non far rumore .

Il Lupo, con le sue forti zampe, aprì il cancello. Quindi, tutti e tre entrarono nel giardino.

- Tu – disse la Volpe alla Gazza – nasconditi tra le foglie di quell’albero, vicino a quel finestrino. Noi saremo nascosti proprio là dentro, e ti potremo vedere. Osserverai tutto quello che accade e, facendo finta di cantare come gli altri uccelli, ci terrai informati. Noi ci sapremo regolare.

Ciò detto, la Volpe entrò nel palazzo seguita dal Lupo, passando questa volta dalla porta di servizio. Attraversarono il corridoio, dato che ormai erano pratici, e arrivarono allo sgabuzzino del sottoscala. Era un locale buio, vicino alla cucina, con un piccolo finestrino; da lì si vedeva proprio l’albero dentro il quale stava nascosta la Gazza. Trovata la porta chiusa, la Volpe pregò il Lupo di aprirla.

- Spacco tutto! – disse il Lupo.

- Piano! – bisbigliò la Volpe – cerca invece di non farti sentire. Spingi piano piano.

Sotto la forte spinta del Lupo, la porta si aprì ed essi si chiusero dentro. Proprio in quel momento, l’alba cominciava a spuntare nel cielo. Si sentirono per prima cosa i passi pesanti del Re che scendeva le scale gridando:

- Sveglia a tutti! Si parte! Fuori i cacciatori, i cavalli e i cani! Andiamo a caccia del Lupo e della Volpe, così la smetteranno di rubarmi le galline e di saccheggiare la mia dispensa!

Il Lupo e la Volpe, che erano proprio sotto le scale e che avevano sentito benissimo, si fecero piccoli piccoli e si nascosero nel cantuccio più oscuro, trattenendo il fiato, mentre una luce fioca fioca giungeva dal finestrino.

Fuori, nei cortili, si sentiva un vociare di uomini e un abbaiare di cani. Ad un certo punto, si levò la voce della Gazza che cantava così:

Spunta il sole, canta il gallo
ed il Re sale a cavallo.
Gambalesta ha un gran bastone.
Saltarello con Ciclone
Sono armati fino ai denti
E non fanno complimenti.

Proprio al momento della partenza i cani, che avevano sentito qualcosa nell’aria, diedero qualche segno di inquietudine. Ciò dipendeva dal Lupo, che non si lavava mai e che puzzava come un caprone, al punto da lasciare uno strascico di odoracci dove passava. Ma per fortuna del Lupo e della Volpe, il Re con quattro urli fece tacere i cani e ordinò la partenza.

Vanno tutti alla foresta
E nessuno ormai qui resta!

Così cantava la Gazza sull’albero, cercando di imitare il Merlo dal becco giallo. Ma la Volpe non si mosse: sapeva benissimo che qualcuno era rimasto nel palazzo.

15. Mentre Filomena e Bernardo sbrigano le loro faccende il Lupo fa importanti scoperte

Di lì a poco, si sentì Bernardo che faceva finta di fare le pulizie in corridoio e che cantava, stonato come una campana rotta. Si sentì anche la cuoca Filomena che entrava in cucina e dava inizio alle sue faccende. L’ambiente ritornava tranquillo. Perciò, il Lupo cominciò a guardarsi attorno.

- Volpe, che cosa è questa roba?

- E’ legna da ardere, Sta’ zitto!

- E queste cosa sono?

- Sono le scope per le pulizie. Sta’ fermo e zitto perché Bernardo può venire a prenderle da un momento all’altro.

- Cosa c’è in queste scatole?

- Polvere di sapone, soda e detersivo. Vuoi tacere?

Dopo un po’ di tempo, il Lupo chiese ancora:

- Sono buoni da mangiare il detersivo e la soda?

- No – rispose la Volpe che da persona pulita sapeva adoperarli – servono per fare il bucato e le pulizie. Ma sta’ zitto, ti prego!

Dopo un po’ di tempo il Lupo riprese ancora:

- Chi lo ha bucato?

- Cosa?

- Il detersivo!

- Ma non capisci proprio niente! Ti prego e ti scongiuro di tacere – diceva la Volpe con un filo di voce.

Dopo un po’ di tempo, il Lupo ricominciò con le sue domande:

- E questo cos’è?

- Sapone.

- E’ buono da mangiare?

- Sì! – rispose la Volpe per farla finita.

Il Lupo cominciò allora a masticare ingordamente il sapone. Quando ne ebbe ingollati cinque o sei pezzi, si accorse che aveva un saporaccio proprio sgradevole. Cercò allora di parlare, ma non gli riuscì, perché invece delle parole gli uscivano dalla bocca bolle di sapone. Così fu ridotto al silenzio, proprio come voleva la Volpe.

Ecco che a un tratto si sentirono i passi di Bernardo che si avvicinava al sottoscala. Il Lupo e la Volpe corsero a nascondersi nell’angolino più riposto, dietro la legna, e si fecero piccoli piccoli. Ma il Lupo lasciò fuori la coda. Bernardo entrò e non la vide; anzi, ci mise un piede sopra. Il Lupo cacciò un urlo ma non fu sentito, perché dalla bocca gli uscirono solo le bolle di sapone. Bernardo non le scorse neppure, anzi, gettò sul Lupo e sulla Volpe gli stracci e gli strofinacci che aveva in mano, prese le scope, richiuse la porta e sparì.

Il Lupo, quando gli pestavano la coda, diventava dispettoso come una scimmia. Ma per il momento non poteva fare nulla. Intanto, le ore passavano lente. Dalla cucina giungeva un buon odorino di arrosti: Filomena doveva essere una cuoca bravissima. Così pensava il Lupo, mentre l’appetito gli faceva emettere profondi sospiri che si tramutavano in tante bolle di sapone.

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    Pagine web a cura di Paola Lerza