16. Mentre nel corridoio si chiacchiera, il Lupo entra in azione e fa mille dispetti
Con il lento trascorrere delle ore, l'appetito del Lupo diventò fame nera.
Un bel momento, si sentì un allegro vociare dal corridoio: Filomena, Bernardo e il Primo Ministro stavano chiacchierando con il Portiere. Il Lupo allora ebbe un'idea. Prese molti pezzi di sapone, aprì cautamente la porta dello sgabuzzino ed entrò in cucina come un'ombra. Sollevato il coperchio della pentola del brodo, vi gettò dentro il sapone e rimescolò il tutto. Quindi aprì il forno, scelse una bella oca arrosto e sempre silenzioso come un'ombra ritornò nello sgabuzzino e si mise a mangiare.
- E a me niente? - chiese la Volpe.
Il Lupo prese con sè tutti gli stracci, la soda e il detersivo e scivolò in cucina con passo leggero. Alzò il coperchio del pentolone della carne, gettò dentro tutti gli stracci, un paio di ciabatte di Filomena e rimescolò il tutto. Poi alzò il coperchio della marmitta del minestrone, gettò dentro soda e detersivo e rimescolò ancora. Quindi aprì il forno, scelse una bella pollastrella arrostita e, sempre silenzioso come un'ombra, tornò nello sgabuzzino e la diede alla Volpe.
- E alla Gazza niente? - chiese la Volpe.
Il Lupo prese con sè una bracciata di legna corta e si insinuò nella cucina con passi da gatto. Sollevò un coperchio a caso, buttò giù la legna e diede una bella rimescolata. Quindi aprì il forno, scelse una bella torta di mandorle, rientrò zitto zitto e chiuse la porta dello sgabuzzino.
Fuori si sentivano sempre le voci di quei quattro che chiacchieravano.
Il Lupo mise la torta sul finestrino e la Gazza cominciò a mangiarsela, beccando prima le mandorle abbrustolite che le piacevano moltissimo.
Dopo di che, il Lupo si fece una bella strippata di oca arrosto. Ma poichè gli era rimasto ancora un po' di appetito, uscì di nuovo e tornò con una mezza dozzina di polli, che divorò in un baleno. Poi si mise a dormire, russando come un trombone. La Volpe, per evitare ogni rumore, gli cacciò nella bocca aperta un bel pezzo di sapone, in modo che il Lupo, invece di russare, facesse le bolle. 17. Nella foresta la caccia va molto male
Il Re e i cacciatori continuarono a battere la foresta per tutta la giornata, ma inutilmente. Ciclone tirava starnuti poderosi e scuoteva tutte le piante; Saltarello e Gambalesta, che correvano come fulmini, non lasciavano inesplorato nessun angolino; Vedetutto scorgeva i moscerini in Olanda e gli uccelletti in Africa, ma non c'era verso che riuscisse a vedere il Lupo e la Volpe; Sentetutto, con l'orecchio per terra, percepiva persino i passi delle formiche, ma non sentiva alcun rumore che tradisse la presenza di quei due animalacci.
I cani e i cavalli erano stanchi; il Re era furibondo.
Alla sera, tutti decisero di tornare al palazzo.
18. Il Re ritorna e ne succedono delle belle
Il sole volgeva ormai al tramonto, quando la Gazza dal suo albero si mise improvvisamente a cantare:
Torna il Re. Cre cre cre!
Viene qua! Cra cra cra!
Manda i cani nel canile,
i cavalli nella stalla;
e depone il suo fucile
che teneva sulla spalla.
Nel salone se ne va
per cenare. Cra cra cra!
Si udì in quel momento la voce tonante del Re che urlava:
- Filomena! Bernardo! Portate da mangiare!
Bernardo si precipitò con un bel piatto di legna fumante.
- Che cosa mi porti? Questo non è un palazzo reale: è un manicomio! Servitemi un po' di carne! - gridava il Re.
Bernardo si precipitò con un bel piatto di stracci fumanti.
- Che cosa mi porti? Questo non è un palazzo reale: è un asilo di scemi! Volete darmi qualcosa da mangiare? Ma che cosa succede questa sera?
Bernardo si precipitò recando un vassoio con le ciabatte fumanti di Filomena.
- Ma che cosa mi porti? Questo non è un palazzo reale! è una gabbia di matti! Insomma, ho fame! Servitemi un po' di minestrone.
Quando Bernardo portò il minestrone con soda e detersivo, il Re montò su tutte le furie. I suoi urli facevano tremare il palazzo.
La Volpe disse al Lupo:
- E' il momento di scappare. Passiamo per il finestrino e andiamocene subito. Qui le cose si mettono molto male.
Il Lupo cercò di rispondere, ma gli riuscì di fare solo due bolle di sapone.
La Volpe, lesta come un gatto, attraversò la finestrella e saltò in giardino. Il Lupo cercò di fare altrettanto, ma con il suo pancione pieno non riusciva a passare.
- Senti - gli disse la Volpe dal giardino - cerca di attraversare il corridoio quando nessuno ti vede. Io ti aspetto qui. Fa' presto, perchè è quasi buio.
Intanto, il Re dal salone urlava:
- Servitemi almeno un po' di brodo caldo!
Bernardo si precipitò con una bella tazza di brodo fumante e il Re, quando ne ebbe bevuto alcuni sorsi, voleva gridare che quello non era un palazzo reale, ma un ricovero di poveri deficienti; invece, gli uscirono dalla bocca le bolle di sapone, con grande meraviglia di Bernardo.
Il Lupo, che spiava dalla porta socchiusa, credette che quello fosse il momento giusto, e uscì quatto quatto. Stava attraversando il corridoio quando il Re lo vide e volle dare l'allarme. Ma dalla bocca continuavano a uscirgli soltanto le bolle di sapone. E il Lupo, via, nel giardino! E poi, via per la campagna con la Volpe e la Gazza!
Gli unici che capirono la situazione furono Saltarello e Gambalesta, i quali presero un bastone e si buttarono all'inseguimento. Il Lupo, appesantito dal troppo mangiare, rimase un po' indietro e si beccò una bella legnata; ma non aspettò la seconda! Con un balzo fulmineo raggiunse la Volpe e via di nuovo!
Giunti al pino silvestre, secondo la solita vecchia astuzia, si divisero: la Volpe infilò il sentiero solitario e il Lupo si buttò verso il ruscello. La Gazza volò dritta al suo nido. Disparvero nelle tenebre come se fossero stati inghiottiti dalla terra, lasciando Saltarello e Gambalesta con un palmo di naso, e in un baleno raggiunsero le loro tane.
Anche questa volta era andata liscia.
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