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L'Orlando Furioso Rivisitazione in chiave semiseria a cura di Paola Lerza |
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ATTO II - SCENA IV |
Personaggi: LA
FOLLIA MUSICA: Due musicisti alla chitarra classica accompagnano i pezzi recitati LA FOLLIA - flagrant, emicant oculi, multus ore toto rubor exaestuante ab imis praecordiis sanguine, labra quatiuntur, dentes comprimuntur, horrent ac surriguntur capilli, spiritus coactus ac stridens, gemitus mugitusque et complosae saepius manus et pulsata humus pedibus et totum concitus corpus et horrenda facies (Seneca, De ira - pausa) My Brain - begun to laugh - I mumbled - like a fool - And tho' 'tis Years ago - that Day - My Brain keeps giggling - still. And Something's odd - within - That person that I was - And this One - do not feel the same - Could i tbe madness - this? (E. Dickinson - pausa) Qualunque cosa dicano di me i mortali (so bene, signori miei, che la pazzia gode di pessima reputazione anche tra i folli più folli), ebbene sono io la sola, la Follia in carne ed ossa grazie ai miei poteri sovrannaturali, ad infondere serenità nel cuore degli uomini. Ditemi: la vita non sarebbe triste, noiosa, ripugnante, insipida, pesante, se non ci fossi io a condirla con il sale e il pepe della follia? Come mio testimone posso citare il sommo Sofocle, il quale mi rese giustizia con una sua celebre massima: "non aver senno è la vita più dolce". E nell'amicizia, nell'amore, cosa direste se vi dimostrassi che anche in questi ambiti così preziosi tutto dipende ancora una volta da me? Insomma, senza di me nessuna società e nessuna unione potrebbero esistere. Il popolo non potrebbe sopportare il suo principe, il cavaliere il suo signore, il maestro l'allievo,l'amico non andrebbe d'accordo con l'amico, la donna con l'uomo... nessuno riuscirebbe a soportare il suo simile se non si adulassero reciprocamente con il miele suggerito da me, dalla pazzia. Allora adesso ammirate con attenzione cosa io ho operato nel prode cavaliere Orlando. Addio, signori, illustri seguaci della follia, addio. E quando avrete finito di applaudirmi, non dimenticate di bere un bicchiere alla mia salute, e che spesso un folle dice cose assennate. Addio! SIPARIO CHIUSO |
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ATTO II - SCENA IV |