Scena Quinta
Zorba: - Eccomi qua, a covare un uovo.
I Gatto: - Coraggio Zorba, la Gabbiana purtroppo non ce l’ha fatta e
non potrà più farlo … e tu ti sei preso un impegno.
II Gatto:
-
Visto che hai dato la tua parola d’onore dovrai curare il
piccolo che nascerà.
Zorba: - E soprattutto insegnargli a volare, hai detto niente! Come
farò?
I Gatto: - Penso che la soluzione ci sia ma non so se vi piacerà.
II Gatto: - Credo che ormai Zorba non si meraviglierebbe più di niente
dai, di che si tratta?
I Gatto: - Dovremmo infrangere il Tabù …
II Gatto:
- Il tabù, ma ci hai pensato bene?
Zorba: - Ma scherziamo!?! Infrangere il Tabù, parlare la lingua umana
con un umano …
I e II Gatto:
- Lo faremo noi!
Zorba: - Infrangere il Tabù è grave, si fa solo in casi di emergenza. E
poi non mi va di sapere che parlate con uno di quegli umani che
imbrattano di petrolio il mare e fanno morire altri esseri viventi.
I Gatto: - Per fortuna non sono tutti così, ci sono anche quelli che la
pensano come noi. Sono pochini ma ci sono.
Zorba:
- E con chi vorreste parlare?
II Gatto: - Vediamo, con un capitano di nave no, troppo rischioso, con
un giornalista lasciamo perdere che finiamo su tutti i giornali in
prima pagina, con un maestro peggio che mai, ci porterebbe nella sua
classe a mostrarci ai suoi alunni come fenomeni da baraccone …
I Gatto: - IDEA! Il poeta del porto, quello che scrive parole piene
d’amore per tutti. Lui saprà capire.
Zorba (dubbioso):
- Dici?
I Gatto: - Dico di sì, che si può tentare.
II Gatto:
- Tanto se chiediamo a Colonnello o a Diderot non concludiamo
niente, proviamo con il Poeta del porto.
(escono)
Zorba:
- Mah, speriamo bene!
(resta a covare per un po’ guardandosi
intorno con aria annoiata) Ma che succede? L’uovo si sta rompendo,
mamma mia sta per nascere il piccolo e io sono anche da solo. Che
farò ora?
Gabbianella
(esce da dietro il “balcone”, stiracchiandosi):
- Che bello,
sono nata, sono nata. Che bello che bello …
(guarda fisso Zorba)
Mamma, la mia mamma!
(l’abbraccia)
Zorba (leggermente infastidito):
-
No, no piccola; io non sono la tua
mamma, accipicchia, somiglia pari pari al modello di Diderot.
Gabbianella:
- Sì che sei la mia mamma, lo so, ho sentito la tua voce
da dentro l’uovo e appena ti ho visto ho capito subito che la mia
mamma sei tu.
Zorba: - Questo è davvero troppo.
Gabbianella: - Mamma, mamma, andiamo a spasso? Mamma mi porti a
giocare? Mamma (lo tira)
mi insegni tante cose?
Zorba: - Questa qui è appena nata e già fa tutto questo chiasso.
Gabbianella
(lo abbraccia):
- Mamma, la mia mamma …
Zorba: - Senti bella, io non sono la tua mamma, sono il tuo baby sitter
finché non sarai pronta a volare.
Gabbianella:
- Come “volare”, mamma? Non capisco.
Zorba: - E’ una cosa che si fa con queste
(le muove le ali) per andare
a vedere il mondo da lassù.
Gabbianella: - Che bello, quando ci andiamo?
Zorba:
- Io non posso volare, vedi? Non ho le ali …
Gabbianella:
- Allora io non volo, voglio restare con la mia mamma.
Zorba:
- Non sono la tua mamma, figlia mia.
Gabbianella:
-
Vedi che sei la mia mamma? Mi hai chiamato “figlia mia”!
Zorba: - Ma che c’entra, è un modo di dire … La tua mamma è partita,
diciamo, per un lungo viaggio e ti ha affidato a me.
Gabbianella
(un po’ spazientita):
-
La mia mamma non parte, la mia
mamma è qui.
Zorba:
- Non sono la mamma.
Gabbianella:
- Sì che lo sei!
Zorba: - No, che non lo sono!
Gabbianella: - Sì
Zorba: - No
Gabbianella:
- Sì
Zorba: - No
I Gatto (entra insieme al II
gatto):
- Zorba ma che fai? Ti metti a
litigare con i piccoli gabbiani, adesso?
Gabbianella:
- Mamma, chi sono?
II Gatto (guardandosi stupito con il I Gatto):
-
Maaammaaa!?!
Zorba:
- Non vi ci mettete pure voi! Piuttosto, avete trovato il poeta?
I Gatto:
- Purtroppo no, è partito e tornerà tra un mese.
Zorba: - Accidenti, non ci voleva.
II Gatto: - Nel frattempo bisogna risolvere due problemi.
I Gatto:
- Come la chiamiamo?
II Gatto:
- Cosa le diamo da mangiare?
Gabbianella:
- Ho fame, ho fame …
Zorba: - Due pescetti dovrebbero fare al caso nostro …
(la imbocca) Che
carina, guarda come mangia.
I Gatto:
- E bravo Zorba!!!
Colonnello
(entra con Segretario e Gattina):
- È permesso? Abbiamo
saputo del lieto evento e siamo venuti a vedere.
Gattina: - Ecco un regalino per la tua Gabbianella.
(posa un pacchetto)
Segretario:
- E’ proprio carina.
Colonnello:
- Segretà, non cominciamo! Certo, non è bella come un gatto
ma è simpatica …
Gattina: - Certo zio che non è bella come un gatto, è diversa da noi ma
è ugualmente bella, no?
Colonnello:
- Come sei saggia nipotina, tutta tuo zio … tutta tuo zio!
Segretario:
- Beh, non disturbiamo ancora, andiamo?
(fanno una carezza
alla Gabbianella ed escono)
Zorba: - Torniamo al punto, come la chiamiamo?
II Gatto:
- È un bel problema …
(tutti pensano)
Diderot:
- C’è qualcuno che ha un problema? Non si sa come chiamare
questa piccola?
Colleghi tutti:
- Ci pensiamo noi!
Zorba:
- Ohh, Diderot e la sua Accademia, quale onore.
Diderot:
- Dopo lunghe ed approfondite ricerche abbiamo il nome. Visto
che ha avuto una gran fortuna a nascere qui la chiameremo … prego
onorevoli colleghi.
Colleghi tutti:
- Fortunata!!!
Zorba:
- Fortunata, mi piace.
Gabbianella:
- Che bello mamma, ho un nome!
Zorba: - Contenta piccolina?
Gabbianella:
- Mamma …
Zorba:
- Sì, piccola.
Gabbianella:
- Ho sonno mamma … (si accoccola per addormentarsi. Diderot e i suoi accademici escono in punta di … zampe, musica. Si
chiude il sipario)
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