Da qui all'eternità: filosofia e Cristianesimo
Nella riflessione filosofica antica e in quella cristiana si indaga sul valore del tempo in sé - e della vita umana - soprattutto come condizione transitoria che prelude alla dimensione eterna e immutabile del post mortem. E proprio la morte, dunque, diventa il tema centrale della speculazione, non in quanto fine ultimo, ma come "punto di non ritorno", ineluttabile discrimine fra tempo ed eterno.
Il motivo del memento mori ("ricordati che devi morire") è ben presente all'arte medievale e a quella, più recente, dell'epoca della Controriforma, con i suoi macabri richiami alla caducità della carne, della bellezza e dei valori terreni in genere.
Chiesa dei Disciplini di Clusone (BG)
H. Holbein il Giovane, Danza Macabra, 1538
Epistulae ad Lucilium, I, 1-3 Ita fac, mi Lucili: vindica te tibi, et tempus quod adhuc aut auferebatur aut subripiebatur aut excidebat collige et serva. Persuade tibi hoc sic esse ut scribo: quaedam tempora eripiuntur nobis, quaedam subducuntur, quaedam effluunt. Turpissima tamen est iactura quae per neglegentiam fit. Et si volueris attendere, magna pars vitae elabitur male agentibus, maxima nihil agentibus, tota vita aliud agentibus. Quem mihi dabis qui aliquod pretium tempori ponat, qui diem aestimet, qui intellegat se cotidie mori? In hoc enim fallimur, quod mortem prospicimus: magna pars eius iam praeterit; quidquid aetatis retro est mors tenet. Fac ergo, mi Lucili, quod facere te scribis, omnes horas complectere; sic fiet ut minus ex crastino pendeas, si hodierno manum inieceris. Dum differtur vita transcurrit. Omnia, Lucili, aliena sunt, tempus tantum nostrum est; in huius rei unius fugacis ac lubricae possessionem natura nos misit, ex qua expellit quicumque vult. Et tanta stultitia mortalium est ut quae minima et vilissima sunt, certe reparabilia, imputari sibi cum impetravere patiantur, nemo se iudicet quicquam debere qui tempus accepit, cum interim hoc unum est quod ne gratus quidem potest reddere. |
De Brevitate vitae, I, 3-4; II,1
3 Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus. Satis longa vita et in maximarum rerum consummationem large data est, si tota bene collocaretur; sed ubi per luxum ac neglegentiam diffluit, ubi nulli bonae rei impenditur, ultima demum necessitate cogente, quam ire non intelleximus transisse sentimus. 4 Ita est: non accipimus brevem vitam sed fecimus, nec inopes eius sed prodigi sumus. Sicut amplae et regiae opes, ubi ad malum dominum pervenerunt, momento dissipantur, at quamvis modicae, si bono custodi traditae sunt, usu crescunt: ita aetas nostra bene disponenti multum patet.
II. 1 Quid de rerum natura querimur? Illa se benigne gessit: vita, si uti scias, longa est. |
Nullo ergo tempore non feceras aliquid, quia ipsum tempus tu feceras. et nulla tempora tibi coaeterna sunt, quia tu permanes. at illa si permanerent, non essent tempora. quid est enim tempus? quis hoc facile breviterque explicaverit? quis hoc ad verbum de illo proferendum vel cogitatione comprehenderit? quid autem familiarius et notius in loquendo commemoramus quam tempus? et intellegimus utique cum id loquimur, intellegimus etiam cum alio loquente id audimus. quid est ergo tempus? si nemo ex me quaerat, scio; si quaerenti explicare velim, nescio. fidenter tamen dico scire me quod, si nihil praeteriret, non esset praeteritum tempus, et si nihil adveniret, non esset futurum tempus, et si nihil esset, non esset praesens tempus. duo ergo illa tempora, praeteritum et futurum, quomodo sunt, quando et praeteritum iam non est et futurum nondum est? praesens autem si semper esset praesens nec in praeteritum transiret, non iam esset tempus, sed aeternitas. si ergo praesens, ut tempus sit, ideo fit, quia in praeteritum transit, quomodo et hoc esse dicimus, cui causa, ut sit, illa est, quia non erit, ut scilicet non vere dicamus tempus esse, nisi quia tendit non esse? |
Non si può dunque parlare di un tempo in cui Tu sia rimasto inoperoso, perché il tempo l'hai creato Tu: e non si può parlare di tempi coetemi con Te, perché Tu permani, ed essi, se permanessero, non sarebbero più tempi. Che cosa è infatti il tempo? Chi potrebbe dame una breve e facile definizione? Chi ne capirà tanto, almeno con il pensiero, da poterne poi far parola? Ed invece, vi ha una nozione più familiare, più nota, nel parlare comune, del tempo? Certo, quando ne parliamo, sappiamo che cosa intendiamo, e lo sappiamo anche quando ne sentiamo parlare gli altri. Che cosa è, allora, il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so: eppure posso affermare con sicurezza di sapere che se nulla passasse, non esisterebbe un passato; se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe un futuro: se nulla esistesse, non vi sarebbe un presente. Passato e futuro: ma codesti due tempi in che senso esistono, dal momento che il passato non esiste più, che il futuro non esiste ancora? E il presente, alla sua volta, se rimanesse sempre presente e non tramontasse nel passato, non sarebbe tempo, ma eternità. Se dunque il presente, perché sia tempo, deve tramontare nel passato, in che senso si può dire che esiste, se sua con¬dizione all'esistenza è quella di cessare dall'esistere; se cioè non possiamo dire che in tanto il tempo esiste in quanto tende a non esistere? (trad. di C. Vitali) |
La vita fugge e non
s'arresta un'ora:
E la morte vien dietro a gran giornate;
E le cose presenti e le passate
Mi danno guerra, e le future ancora.
E 'l rimembrar e l'aspettar m'accora 5
Or quinci or quindi sì, che 'n veritate,
Se non ch'i' ho di me stesso pietate,
I' sarei già di questi pensier fôra.
Tornami avanti s'alcun dolce mai
Ebbe 'l cor tristo; e poi dall'altra parte 10
Veggio al mio navigar turbati i venti:
Veggio fortuna in porto, e stanco omai
Il mio nocchier, e rotte àrbore e sarte,
E i lumi bei, che mirar soglio, spenti.
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Vero Falso
Vero Falso
Vero Falso
Vero Falso
Vero Falso
Vero Falso
Vero Falso
non vive una vita
ricca di rapporti sociali
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non persegue l’affermazione
personale e il successo
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si dedica solo ai propri interessi
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quando l’uomo non
compie una scelta etica |
cogliendo le occasioni di soddisfare i propri desideri
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come preparazione alla morte
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in vista di una vita ultraterrena
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nell’ indifferenza a qualunque stimolo
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del climax ascendente | |
dell'anafora
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della ridondanza
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dell'allitterazione
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causale
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consecutivo
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finale
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concessivo
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causale
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dichiarativa
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relativa
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di fronte all’eternità la sua durata è
insignificante
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gli uomini non riescono a raggiungere gli obiettivi
prefissati nell’arco temporale loro assegnato
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gli uomini non riescono nella vita a fare tutte le
esperienze che desidererebbero
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gli uomini non sanno né valutare né fare buon uso del
tempo
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il passato
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il presente
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il futuro
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nessuna
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un
sentimento religioso confortante
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la
speranza nel raggiungimento di una futura serenità
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un sentimento di autocommiserazione
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delusione e angoscia
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teme
di incorrere nella dannazione eterna | |
lo
ritiene un gesto da deboli
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ha paura della morte
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a ripiegare sul passato
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a uno stato di tristezza per ciò che è stato e di
angoscia per ciò che sarà
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a
protendersi verso le incertezze futuro
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a
vivere intensamente il presente anche nei suoi dolori
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Percorso pluridisciplinare sulla percezione del tempo