Il carpe diem tra Classicità e Rinascimento

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Icona iDevice PRESENTAZIONE DEL TEMA
Nella consapevolezza della brevità della vita, l'attenzione dell'uomo classico è soprattutto rivolta al presente. Il messaggio è dunque quello di godere delle poche gioie dell'oggi accontentandosi di quello che si ha, tanto più che la dimensione ultraterrena si prospetta tetra, inconsistente o incerta. La giovinezza spensierata e l'amore fisico sono gli unici valori sicuri e positivi, quelli su cui fare affidamento per una seppure illusoria ed effimera felicità.

Le tre Parche, o Moire, erano le divinità greche alle quali era affidata la "gestione" della vita umana, paragonata a un filo: Cloto lo filava, Lachesi lo svolgeva e Atropo, la più spietata, lo tagliava. Dalla lunghezza del filo dipendeva la durata della vita.


Francesco SALVIATI, Le Tre Parche
Francesco SALVIATI, Le Tre Parche
1550 circa, Firenze, Galleria Palatina
L'opera, in monocromi, appare concepita come un bassorilievo marmoreo, in cui le figure, modellate in modo netto, sono poste in forte risalto sul fondo scuro.
Le vecchie filatrici sono vestite all'antica, con turbanti che richiamano l'iconografia delle Sibille nella Cappella Sistina.
Il gruppo è serrato in una studiata concatenazione di linee: le due Parche in primo piano, quasi abbracciate, si scambiano uno sguardo d'intesa; della terza, in secondo piano, si vede solo il viso simile ad un mascherone greco. Sono presenti il fuso e le cesoie, attributi tipici dell'iconografia delle tre divinità.
(Armanda Bertini)

Angelo MORBELLI, Le Parche
Angelo MORBELLI, Le Parche
1904, Collezione Privata
Il quadro offre un'interpretazione di domestica attualità del soggetto mitologico.
Le Parche sono rappresentate come tre anziane, sedute in un ambiente vuoto, intente nel lavoro di cucito: una figura, isolata nel buio, regge un paio di forbici; un'altra, dall'espressione affranta, tiene un filo in mano; la vecchia centrale, ritratta con il viso fortemente scorciato, è china sul lavoro. Le sue mani all'opera sul tessuto bianco sono investite da una luce abbacinante che ne fa il fulcro della composizione. L'atmosfera, intensa e concentrata, è resa ancor più suggestiva dall'inquadratura ravvicinata, dall'uso simbolico della luce e dalla pennellata fitta e minuta, tipica del linguaggio del grande pittore divisionista.
(Armanda Bertini)
Icona iDevice INTRODUZIONE AI TESTI
Accanto a quella del filo, c'è la metafora del "giorno breve" al quale succederà una "lunga notte" (Mimnermo, Catullo, Tasso), o di uno "spazio breve" contrapposto a una "lunga speranza" (Orazio). E mentre alcuni autori insistono maggiormente sulla ciclicità della natura, alla quale si contrappone l'univocità della vicenda umana (Catullo, Tasso), altri puntano il dito sull'impossibilità di scandagliare il futuro e sulla necessità di vivere appieno quello che la vita prospetta (Orazio, Lorenzo il Magnifico). L'unica soluzione possibile resta in ogni caso quella del CARPE DIEM oraziano, all'insegna dell'amore carnale (Catullo, Tasso), del vino (Orazio) e di un generico piacere legato al breve tempo della giovinezza (Lorenzo il Magnifico).

Icona iDevice Testo 1: MIMNERMO, Come le foglie - VII secolo a.C.
 
 

Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell'età
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dee ci stanno sempre al fianco,
l'una con il segno della grave vecchiaia
e l'altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d'un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita.

Traduzione di Salvatore Quasimodo

 


 
Ascolta il testo in greco
 
 
Icona iDevice Testo 2: CATULLO, V 4-6 - I secolo a.C.
Soles redire et occidere possunt;

nobis, cum semel occidit brevis lux

nox est perpetua una dormienda

Da mihi basia mille, deinde centum….


I giorni possono nascere e tramontare;

noi, una volta che si è spenta la nostra breve luce,

dobbiamo dormire un’unica, eterna notte.

Dammi mille baci, e poi cento…


Icona iDevice Testo 3: ORAZIO, Carm. I,11 - I secolo a.C.
Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi

finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios

temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati!

seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,

quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare

Tyrrenum, sapias, vina liques, et spatio brevi

spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida

aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

Tu non chiedere, che non è lecito, quale fine abbiano dato

 

gli dèi a me e a te, o Leuconoe, e non tentare le cabale

 

babilonesi.Quanto è meglio sopportare ciò che verrà!

 

Sia che Giove ci abbia riservato più inverni, sia che ci

 

abbia dato come ultimo questo, che ora sconvolge il mar

 

Tirreno su rive opposte, sii saggia, filtra i vini, e in breve

 

tempo tronca una lunga speranza. Mentre stiamo qui

 

a parlare, il tempo odioso fugge: cogli l’attimo, e affidati meno che puoi al domani.


Icona iDevice Testi 4 e 5: LORENZO DE' MEDICI (XV secolo) e TORQUATO TASSO (XVI secolo)
Lorenzo de' Medici

 

Quant’è bella giovinezza

che si fugge tuttavia;

chi vuol esser lieto, sia,

di doman non v’è certezza

(Il Trionfo di Bacco e Arianna, Ritornello)

Torquato Tasso

 

Amiam, che non ha tregua

con gli anni umana vita, e si dilegua.

Amiam, che ‘l sol si muore e poi rinasce,

a noi sua breve luce

s’asconde, e ‘l sonno eterna notte adduce.

(Aminta, Coro)


Pluriscelta 1 - barrare le risposte esatte
Quali espressioni alludono alla brevità della vita umana?
invida aetas
brevis lux
umana vita
eterna notte
spatio brevi
spem longa
doman
postero
breve luce
nox perpetua una



Pluriscelta 2 - Barrare le risposte esatte
Quali espressioni alludono all'ineluttabilità della morte?
invida aetas
brevis lux
umana vita
eterna notte
spatio brevi
spem longa
doman
postero
nox perpetua una
breve luce



Pluriscelta 3 - Barrare le risposte esatte
Quali espressioni indicano genericamente il tempo che è dato da vivere all'uomo?
postero
invida aetas
brevis lux
eterna notte
spem longa
spatio brevi
umana vita
doman
nox perpetua una
breve luce



Pluriscelta 4 - Barrare le risposte esatte
Quali espressioni si riferiscono al futuro incerto dell'uomo?
di doman non v'è certezza
fugerit invida aetas
non ha tregua umana vita
quam mininum credula postero
nox est perpetua una dormienda
sua breve luce s'asconde
spem longam reseces
scire nefas



Icona domanda iDevice Domanda a Scelta Multipla
I verbi-chiave dei testi riportati (si fugge, fugerit, occidit, si dilegua, s'asconde)
  
1 . indicano che l'uomo non può prevedere il suo futuro
2. alludono all'inarrestabile fuga del tempo
3. fanno presagire l'esistenza di una dimensione ultraterrena
4. sottintendono l'inconsistenza della vita umana

Icona iDevice Riflessione

Sulla base dei documenti presentati, redigere un saggio breve o un articolo di giornale sul tema “il carpe diem tra Classicità e Rinascimento”. Dare un titolo alla trattazione e stabilirne la destinazione editoriale

Il tempo secondo Vittoria Giordano
Immagine di Vittoria Giordano 
Icona domanda iDevice Domanda a Scelta Multipla - MIMNERMO
Mimnermo paragona gli uomini alle foglie generate dalla primavera “dai molti fiori”: le foglie, fragili e caduche, assumono in sé l’idea della brevità della vita umana. Tale topos è presente anche in un autore precedente a Mimnermo, per il quale, in un’etica aristocratica, l’avvicendarsi delle foglie corrisponde a quello delle stirpi umane. Di chi si tratta?
  
Omero
Esiodo
Archiloco
Solone

Il topos delle foglie è utilizzato anche da un autore della letteratura italiana, a indicare la precarietà della vita del soldato in guerra. Di chi si tratta?
  
Montale
Ungaretti
D'Annunzio
Quasimodo

Quasimodo traduce “un attimo” il termine greco “per il tempo di un cubito”: a che cosa allude questa espressione?
  
A un'unità di tempo
A una misura di lunghezza

Le dee del v. 7 sono le Chere del v. 5 del testo greco: a che cosa sono preposte?
  
Una è la dea della giovinezza, l'altra della vecchiaia
una è la dea del sonno, l’altra della morte
una domina il termine della vecchiaia, l’altra della morte

Mimnermo afferma che è meglio morire che vivere una vecchiaia dolorosa; un altro autore della lirica arcaica afferma invece che anche in età avanzata l’uomo può imparare e quindi mantenere una propria dignità. Di chi si tratta?
  
Solone
Alceo
Pindaro
Archiloco

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Percorso pluridisciplinare sulla percezione del tempo