SALUTI E INTERCULTURA
Obiettivi
- Conoscere il valore del saluto da un punto di
vista interculturale
- Associare analogie e differenze nel confronto
tra le culture
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Valore del saluto in
Giappone e nelle arti marziali.
« Senza cortesia il valore del Karate va perso »
Il rei è un concetto fondamentale per tutte le arti marziali
di origine giapponese in quanto espressione della cortesia, del rispetto e
della sincerità. Il rituale del saluto è semplice nella sua forma esteriore, ma
molto complesso nel suo aspetto interiore; è una presa di coscienza di se
stessi, dei compagni, della palestra e dell'arte che si sta per praticare e non
deve mai diventare un automatismo, un'abitudine o un obbligo imposto dal
maestro. Il saluto non simboleggia una superficiale manifestazione di educazione,
ma un lavoro completo sulla persona: la ricerca di un miglioramento di vita. Il
praticante, attraverso il saluto, si predispone correttamente all'allenamento, che richiede pazienza, umiltà e controllo
dei propri sentimenti, e dunque un lavoro disciplinato, costante e diligente.
Questo è lo spirito della via marziale: l'umiltà è un atteggiamento che bisogna assumere nella vita, la prima lotta che bisogna
vincere è quella contro la propria presunzione.
Si dice che il Karate inizi e
finisca con il REI (il saluto): che oltre ad essere cortese significa
soprattutto rispetto.
Chi pratica Karate dovrebbe sapere che la tradizione giapponese tratta con
rispetto le persone, ma anche le cose; ciò sta a significare che non si deve
prendere nulla Per scontato. La radice di sinistra di rei vuol dire
"divinità" e quella di destra "bontà".
In altre parole REI è lo spirito di gratitudine verso la bontà, significa
apprezzare la buona fortuna nelle cose.
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Valore del saluto
nell’Islam
Il saluto ‘Salam’ (pace) è nel mondo Musulmano. E’ un saluto
di pace intesa nel senso vero del termine e nel suo senso religioso. ‘Salam’ in
Arabo significa pace e ‘Salam’ nel Santo Corano (II, 208) è il fine pacifico a
cui tutti gli esseri umani sono chiamati e che dovrebbero raggiungere. Anche il
versetto 61al cap.
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Valore del saluto per gli
ebrei
Le regole religiose ebraiche disciplinano con molta
precisione ogni momento della vita. Al mattino è richiesto a ogni ebreo, dopo
essersi lavato e vestito, di recitare le preghiere. E’ proibito salutare gli
amici prima di recitare le preghiere. Il saluto comune tra ebrei è
l'espressione shalom `alekhem, "la pace sia su di voi", o più
semplicemente shalòm, pace. E' questo il saluto proibito prima delle preghiere,
mentre invece dirsi "buon mattino" o cose simili si può fare. E
perché proprio l'invocazione della shalòm è proibita in quel momento? Shalòm
non è una parola qualsiasi, è un nome di Dio. Salutare una persona con il nome
di Dio è un modo speciale di onorarla, ma siccome prima di ogni cosa bisogna
onorare il S. Benedetto, prima si prega, per onorare Dio, poi ci si rivolge
agli esseri umani. (Shulchan 'Arukh, Orach Chayim 89:2, Mishnà Berurà ibid. n.
11). Quando anticamente si andava alla terme, nelle parti interne delle terme,
dove si stava spogliati, non era permesso salutarsi (TB Shabat 10b S. A. Orach
Chayim 84, Mishnà Berurà 84 ibid. n. 6) Queste regole minori e in qualche modo
sofisticate sono un esempio di applicazione concreta di un presupposto
culturale e tradizionale molto importante, che fa della pace e del saluto, un
nome divino. Il Talmud (TB Shabat 10b) dimostra l'origine biblica di questa
associazione, in base al verso di Giud. 6:24 dove è detto che "Ghidon –il
giudice Gedeone- costruì un altare al Signore e lo chiamò Hashem Shalom".
Che la pace e il saluto siano un nome divino, sono concetti condivisi con il
Cristianesimo e con l'Islam, tutti quanti legati ad una stessa tradizione.