Galileo Galilei

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L'UOMO E L'UNIVERSO

 

Icona iDevice INTRODUZIONE
UN LIBRO CHE L'UOMO NON CONOSCE
Nella ferma convinzione che scienza e fede non siano in contrasto, ma che la prima possa svilupparsi in piena armonia con la seconda, Galileo presenta l'universo come un libro aperto, la cui chiave di lettura è stata data da Dio all'uomo attraverso il linguaggio della matematica. E nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, quando il goffo aristotelico Simplicio sostiene che l'intero universo è stato creato per l'uomo e che non ha alcun senso ipotizzare spazi privi di "utilità", il saggio Salviati e l'entusiasta Sagredo ribattono che il difetto non è nell'universo e nei suoi scopi, disposti e voluti da Dio, ma solo nell'inadeguatezza dell'uomo, che li ignora.

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immagine di L.M.Izzo

G. Galilei, Il Saggiatore, cap. VI

 
 
 

La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.

 
 

 

 

G. Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, giornata III

 

Simplicio

 

Questi discorsi camminan tutti benissimo, e non si nega che 'l cielo non possa superare di grandezza la nostra immaginazione, come anco l'aver potuto Dio crearlo mille volte maggiore di quello che è: ma non deviamo ammettere, nessuna cosa esser stata creata in vano ed esser oziosa nell'universo; ora, mentre che noi veggiamo questo bell'ordine di pianeti, disposti intorno alla Terra in distanze proporzionate al produrre sopra di quella suoi effetti per benefizio nostro, a che fine interpor di poi tra l'orbe supremo di Saturno e la sfera stellata uno spazio vastissimo senza stella alcuna, superfluo e vano? a che fine? per comodo ed utile di chi?

 
 
 

 

 

Salviati

 
 

[...] In tanto, quando mi vien detto che sarebbe inutile e vano un immenso spazio intraposto tra gli orbi de i pianeti e la sfera stellata, privo di stelle ed ozioso, come anco superflua tanta immensità, per ricetto delle stelle fisse, che superi ogni nostra apprensione, dico che è temerità voler far giudice il nostro debolissimo discorso delle opere di Dio, e chiamar vano o superfluo tutto quello dell'universo che non serve per noi.

Sagredo

 
 

 

 
Dite pure, e credo che direte meglio, che noi non sappiamo che serva per noi: ed io stimo una delle maggiori arroganze, anzi pazzie, che introdur si possano, il dire "Perch’io non so a quel che mi serva Giove o Saturno, adunque questi son superflui, anzi non sono in natura"; […] Per intender quali cose operi in me questo o quel corpo celeste (già che tu vuoi che ogni loro operazione sia indrizzata a noi), bisognerebbe per qualche tempo rimuover quel tal corpo, e quell’effetto, ch’io sentissi mancare in me, dire che dependeva da quella stella. Di piú, chi vorrà dire che lo spazio che costoro chiamano troppo vasto ed inutile, tra Saturno e le stelle fisse, sia privo d’altri corpi mondani? forse perché non gli vediamo? adunque i quattro pianeti Medicei e i compagni di Saturno vennero in cielo quando noi cominciammo a vedergli, e non prima? e cosí le altre innumerabili stelle fisse non vi erano avanti che gli uomini le vedessero? le nebulose erano prima solamente piazzette albicanti, ma poi noi co ’l telescopio l’aviamo fatte diventare drappelli di molte stelle lucide e bellissime? Prosuntuosa, anzi temeraria, ignoranza de gli uomini!

 


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L'UNIVERSO è immaginato da Galileo
  
Come un oscuro labirinto
Come un libro scritto in linguaggio matematico
Come un trattato di filosofia scientifica

Per Simplicio l'universo serve
  
A soddisfare le necessità dell'uomo
A mostrare la grandezza di Dio
E' vano e pieno di spazi superflui

Salviati sostiene
  
Che non si può giudicare l'operato di Dio
Che l'universo è in effetti uno spazio vano e immenso
Che occorre giudicare con attenzione

Sagredo punta il dito contro
  
L'inutilità dell'universo
La sua eccessiva vastità
L'ignoranza e l'arroganza degli uomini

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