ORAZIO: la filosofia del vino

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FUOCO E VINO PER FUGGIRE ALL’INVERNO DELLE STAGIONI E DELLA VITA

ORAZIO, CARMINA, I,9, AD THALIARCUM


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E’ un’ode di motivo conviviale. Le prime due strofe sono ispirate ad un testo di Alceo (fr. 338 Lobel-Page), ma Orazio elabora in modo originale i versi del poeta greco. L’incipit invita a spingere lo sguardo su un’immagine invernale candida per la neve che imbianca ogni cosa, subito però collegata all’idea della fatica e del dolore in quei pini che a stento ne sorreggono il peso ed ancor più, nell’irrigidimento forzato dei fiumi, dove laborantes e geluque consistant sono due metafore, rispettivamente delle angosce e dei dolori della vita e dell’immobilità della morte. La seconda strofe riprende l’invito, questa volta a preparare un bel fuoco che riscaldi ed a versare vino puro di quattro anni proveniente dalla Sabina. Segue un altro invito a lasciare tutto il resto agli dei e a non pensare al futuro. Continua la sequenza degli esortativi che invitano Talliarco a godere degli amori,  delle danze e dello sport fintanto che è giovane.  L’ode si conclude con il riso della fanciulla nascosta in un angolo, alla quale il poeta sembra voler dire di non far rumore, moltiplicando le allitterazioni della “s” nel verso 19 (leneseque sub noctem susurri”).

Vides, ut alta stet nive candidum
Soracte nec iam sustineant onus
Silvae laborantes, geluque
Flumina constiterint acuto.

Dissolve frigus ligna super foco 5
Large reponens atque benignius
Deprome quadrimum Sabina,
O Thaliarche, merum diota.

Permitte divis cetera, qui simul
Stravere ventos aequore fervido 10
Deproeliantes, nec cupressi
Nec veteres agitantur orni.

Quid sit futurum cras, fuge quaerere et
Quem fors dierum cumque dabit, lucro
Appone,Nec dulces amores 15
Sperne, puer, neque tu choreas,

Donec virenti canities abest
Morosa. Nunc et campus et areae
Lenesque sub noctem susurri
Composita repetantur hora ; 20

Nunc et latentis proditor intimo
Gratus puellae risus ab angulo,
Pignusque dereptum lacertis
Aut digito male pertinaci.

 

TRADUZIONE

Laggiù si staglia il Soratte, vedi?, con candido manto di neve. Stremati, faticano i rami a reggere il peso. Per il gelo tagliente, fiumi e ruscelli si sono rappresi. Dissolvi il freddo nutrendo la fiamma con larga provvista di ceppi e senza risparmio, attingi, Taliarco, vino di quattr’anni, puro, dall’orcio sabino a duplice ansa. Il resto, rimettilo in mano agli dei: bastò che abbattessero i venti in lotta sul gran ribollire marino, perché d’incanto i cipressi non più s’agitassero, e gli orni vetusti.
Che cosa t’attenda in futuro, rinuncia a indagare: qualunque altro giorno t’aggiunga il destino, tu devi segnarlo all’attivo. Sei giovane, non disprezzare gli amori gentili, le danze, fin tanto che il tuo verdeggiare rimane lontano da uggiosa canizie. Il campo sportivo, adesso, e le piazze, e sull’imbrunire, all’ora che s’è concordata, di nuovo uno scambio di dolci sussurri e il riso che, lieto zampillo, tradisce la giovane donna appiattata in un angolo oscuro e, pegno d’amore, il monile, sfilato da un braccio, da un dito che solo per finta rilutta.

 

Traduzione M. Beck

Struttura metrica: strofe alcaica teatrastica tricola (1-2- endecasillabi alcaici/3-enneasillabo alcaico/4- decasillabo alcaico)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE MORFOSINTATTICHE

1-4- vides regge tre prop. Interrogative indirette
silvae laborantes- soggetto
gelu..acuto- abl. Di causa
5 – dissolve- imperativo
6 –benignius – comparativo assoluto dell’avverbio
Sabina diota – ablativo di separazione
9-12 – qui – nesso relativo (nam simul ii (simul ac)…stravere)
13) quid sit futurum cras – prop. Interr. Ind.
Fuge quaerere – modo per rendere l’imperativo negativo (ne quaesieris)
Ventos deproeliantia = deproeliantes
15-16 – adpone –imperativo da legare a lucro (dativo di fine)
17- virenti (sottinteso tibi)- dativo retto da abest
dulcis amores – dulces amores
21-24 proditor risus..pignusque dereptum – soggetti di repetantur
 

NOTE STILISTICHE

1-2 enjambement
3-4 – silvae laborantes – iunctura
gelu..acuto – iperbato
7-8 quadrimum…diota – doppio iperbato incrociato
14-15- quem…cumque – tmesi
17- virenti canities –ossimoro
canities – metonimia per senectus
18-22 – polisindeto e allitterazione della s
nunc..nunc – anafora
intimo..ab angulo – iperbato

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VINO COME VITALITA’ E PIENEZZA ESISTENZIALE
ORAZIO, CARMINA, I, 11 CARPE DIEM

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L’incipit è racchiuso in un divieto, che subito viene allargato anche al poeta stesso- non chiedere come sarà il domani perché non è lecito saperlo.  L’ode è tutto un gioco di parallelismi. Al “scire nefas” che si trova al centro del primo verso, corrisponde l”ut melius” del terzo verso, ai divieti iniziali si contrappongono gli inviti successivi ad essere saggia, a filtrare il vino e ad accorciare la speranza. Alle allitterazioni della t e della p nei versi 4 e 5 che aprono uno squarcio sul Tirreno in burrasca e che metaforicamente rappresentano la burrasca della vita umana, si contrappongono le allitterazioni in s dei versi 6 e 7, quasi un altro invito a tacere. E il tempo avido, mentre si parla al presente, è già volato nel passato (fugerit)

Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
Finem di dederint Leuconoe, nec Babylonios
Temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,

Quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare Tyrrhenum, sapias, vina liques et spatio brevi 5
Spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida Aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

TRADUZIONE

Tu non chiedere – non è lecito saperlo – quale sorte a me quale a te gli dèi abbiano dato, Leucònoe, e le cabale babilonesi non tentare. Quanto è meglio subire quel che sarà, sia che Giove ancora molti inverni ci assegni, sia che questo sia l’ultimo, che affatica il Tirreno sugli scogli. Sii saggia, filtra il vino e accorcia la speranza, poiché lo spazio è breve. Mentre parliamo, il tempo avido sarà passato: cogli l’attimo, e del domani non fidarti.

CONTESTUALIZZAZIONE

1) nefas- indica qualcosa che non è lecito per un divieto divino
2-3) Leuconoe- nome greco che significa “dalla mente ingenua”
Babylonios..numeros – i Babilonesi erano famosi astrologi. La pratica dell’astrologia era molto diffusa a Roma, anche perché favorita da dottrine filosofiche come il neopitagorismo e le credenze orientaleggianti.

NOTE STILISTICHE 

1-3) –Tu: forte rilievo enfatico del pronome
13-15- nefas – ellissi del predicato
quem…quem- anafora
mihi…tibi- la vicinanza dei due pronomi potrebbe essere un segno di un legame affettivo
di dederint- allitterazione
temptaris- forma sincopata per ‘temptaversi’
4) pluris hiemes- sineddoche (hiemes= annos)
5-6 enjambement
7-8) enjambement
carpe diem- esempio di ‘callida iunctura’- il verbo carpo è legato all’immagine agreste del cogliere ; qui riferito aglii attimi della vita
 

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RICERCA DI SEMPLICITA’
ORAZIO, CARMINA I, 38, AD PUERUM


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Ode di commiato al libro. Il primo libro era iniziato con liete libagioni presso una sorgente: ora la fugace gioia della vita è fatta coincidere ancora una volta con la semplicità che è alla base della vera felicità. Il movimento dell’apostrofe al coppiere è di origine anacreontea.

Secondo alcuni interpreti nell’ode si potrebbero anche trovare una dichiarazione di poetica (il mirto e la vite alluderebbero rispettivamente alla poesia erotica e a quella simposiaca) e l’affermazione più generale della ricerca della semplicità nell’arte.

Metro: strofe saffica minore (tetrastica dicola) 1-2-3 endecasillabi saffici 4 – Adonio

CONTESTUALIZZAZIONE

1)    Persicos- il lusso dei banchetti persiani era proverbiale
2)    Nexae coronae- corone intrecciate con corteccia di tiglio- erano una raffinatezza propria dei conviti lussuosi
 

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VINO COLLEGATO AI FIORI ED AGLI UNGUENTI
ORAZIO, CARMINA, II,3, AD DELLIUM


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L’ode, indirizzata all’amico Dellio, riprende nella prima strofa il tema oraziano del vivere con moderazione, evitando ogni eccesso sia nella sorte avversa che in quella fortunata (aequam…mentem), successivamente introduce riflessioni sulla fugacità del tempo e sull’inevitabilità della morte (omnes eodem cogimur). All’interno di queste riflessioni compaiono accenni al tema della vita a contatto con la natura e al motivo simposiaco.
Nei versi 13- il poeta crea un forte contrasto tra gli elementi piacevoli e luminosi della vita ed i fili neri delle tre sorelle che rappresentano la morte. I due temi sono così strettamente intrecciati tra loro da gettare un’ombra scura anche sul delicato colore delle rose.
 
Metro: strofe alcaica (1-2 endecasillabi alcaici/3- enneasillabo alcaico/4 decasillabo alcaico) 

 Aequam memento rebus in arduis
Servare mentem, non secus in bonis
  Ab insolentti temperatam
    Laetitia, moriture Delli,

Seu maestus omni tempore vixeris,    5
Seu te in remoto gramine per dies
  Festos reclinatum bearis
    Interiore nota Falerni.

Quo pinus ingens albaque populus
Umbram hospitalem consociare amant  10
  Ramis et obliquo laborat
    Lympha fugax trepidare rivo :

Huc vina et unguenta et nimium breves
Flores amoenae ferre iube rosae,
  Dum res et aetas et sororum                15
  Fila trium patiuntur atra.

Cedes coemptis saltibus et domo
Villaque, flavus quam Tiberis lavit,
  Caedes, et exstructis in altum
    Divitiis potietur heres.                      20

Divesne prisco natus ab Inacho,
Nil interest, an pauper et infima
  De gente sub divo moreris,
    Victima nil miserantis Orci :

Omnes eodem cogimur, omnium        25
Versatur urna serius ocius
  Sors exitura et nos in aeternum
    Exsilium impositura cumbae.

 TRADUZIONE

Ricordati di mantenere l’animo sereno nelle avversità e ugualmente lontano dalla gioia sfrenata nella buona fortuna, o Dellio destinato a morire, sia che tu viva triste in ogni momento, sia che, sdraiato su un prato appartato, tu te la goda nei giorni di festa col Falerno di più vecchia etichetta.


A che scopo l’alto pino e il bianco pioppo godono di unire con i rami l’ombra ospitale? Perché l’acqua saltellante si affatica a scorrere nel tortuoso ruscello?


Ordina di portare qui i vini e gli unguenti e i boccioli troppo effimeri della rosa finché la prosperità e l’età giovanile e i fili neri delle tre sorelle lo permettono. Lascerai i pascoli montani acquistati e la casa e la villa che il biondo Tevere bagna; li lascerai, e delle ricchezze accumulate si impadronirà l’erede. Non importa nulla che tu sia ricco e discendente dell’antico Inaco, o che, povero e di oscura gente, tu indugi sotto la volta del cielo, vittima predestinata dell’Orco che non ha pietà di nessuno.

Tutti siamo spinti allo stesso luogo, la sorte di tutti è agitata nell’urna e presto o tardi uscirà e ci farà salire sulla barca verso l’eterno esilio.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTESTUALIZZAZIONE

1) aequam mentem – è un riferimento al tema oraziano della medietas, dell’equilibrio interiore
4) Delli- Quinto Dellio fu un personaggio inquieto della Roma del tempo di Orazio. Durante le guerre civili passò con disinvoltura da una parte all’altra: fu dapprima cesariano, poi parteggiò per gli uccisori di Cesare: dopo Filippi (dove militò con Orazio) si schierò con Antonio, ma in seguito fu consigleire di Augusto, tanto da essere definito desultor bellorum civilium “il saltimbanco delle guerre civili” (Seneca il Vecchio, Suas. I,7)
8)- interiore nota – la nota era l’etichetta messa sull’anfora per datare il vino in essa contenuto
Falerni- era un vino pregiato proveniente dalla Campania
15-16)- sororum…trium – le tre sorelle sono le Parche, che tessono i “neri fili”, con allusione alla morte
17-18)- coemptis saltibus – i pascoli- il prefisso –co dà l’idea dell’accumulo (comprati uno dopo l’altro)
villa- è la casa di campagna
21) – Inacho – è il nome del mitico fondatore di Argo, citato come esempio di sicura nobiltà d’origini
24) Orci- uno dei nomi dell’Ade
25-7) versatur urna…sors- l’immagine è suggerita dall’urna dove si mettono le tessere per l’estrazione a sorte: esse, prima o poi, (serius ocius) escono.
28) cumbae- è la barca di Caronte

NOTE STILISTICHE

1) rebus in arduis: anastrofe
2) non secus – litote
5-6) seu..seu- anafora
6-7) enjambement
8) nota metonimia per amphora
9-12)- quo…quid- variatio
pinus ingens albaque populus: chiasmo
obliquo…rivo- iperbato
13-14) breves/ flores – enjambement
14-15) sororum fila trium - iperbato
15-6)- et aetas et sororum – polisindeto
fila trium…atra – doppio iperbato incrociato
17-19)- caedes…cedes- anafora ed epanalessi (ripresa di un concetto appena espresso, con qualche cambiamento)
flavos quam- anastrofe
21) prisco…ab Inacho- iperbato
22-3) infima de gente- anastrofe ed enjambement
25) omnes…omnium – anafora con poliptoto
26)- serius ocius- asindeto
27-28) enjambement ed omoteleuto (exitura…impositura)
27 ipermetro (ha una sillaba in più del normale)

NOTE MORFOSINTATTICHE

1) memento- imperativo futuro (da memini) con valore di imperativo presente, legato a servare
2) in bonis (sott. Rebus)
3-4) ab insolenti…laetitia- abl. Di allontanamento retto dal part. Perf. Temperatam
3) moriture: part. futuro con funzione predicativa e valore causale
5-8) maestus- riferito al soggetto di vixeris e ha valore predicativo
omni tempore- abl. di tempo
vixeris…bearis-futuri anteriori retti dai due correlativi seu…seu
bearis= beaveris dal verbo arcaico beare
9) quo- avverbio di moto a luogo figurato che introduce una prop. Interrogativa diretta
11-12) ramis- ablativo strumentale
13-4) huc- avverbio di moto a luogo retto da ferre iube
brevis= breves è da unire a flores da cui dipende il genitivo epesegetico amoenae rosae
15-16) dum atra- prop. Temporale
17) cedes- futuro di cedo
coemptis saltibus et domo villaque- abl. Di allontanamento retti da cedes
18) flavos= flavus
lavit – da lavere
19-20 exstructis divitiis- abl. Strumentale dipendente da potietur
in altum- moto a luogo retto da exstructis
moreris- cong. Pres di moror
sub divo- sotto il cielo
victima- apposizione del soggetto
nil miserantis è riferito ad Orci
nil= nihil- accusativo avverbiale
sors serius ocius- più tardi, più presto: comparativi avverbiali collegati per asindeto

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EFFETTI “FILOSOFICI” DEL VINO
ORAZIO, CARMINA, III, 21, AD AMPHORAM


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Personificando l’anfora, Orazio intesse l’elogio del vino nei suoi molteplici effetti: dalla malinconia che può produrre in alcuni individui, all’allegria, all’irascibilità, al desiderio erotico, alla sonnolenza, al dolce turbamento, al risveglio della virtù, allo stimolo di confessare le più profonde inquietudini, alla rimozione della paura.
Quest’ode pare proprio racchiudere in sé una “summa” di quasi tutti gli aspetti legati al vino che il poeta ha cantato finora.

Struttura metrica: strofe alcaica (tetrastica tricola):1-2- endecasillabi alcaici/3: enneasillabo alcaico/4: decasillabo alcaico 


O nata mecum consule Manlio,
Seu tu querellas sive geris iocos
Seu rixam et insanos amores
Seu facilem, pia testa, somnum,

Quocumque lectum nomine Massicum 5
Servas, moveri digna bono die,
Descende, Corvino iubente
Promere languidiora vina.

Non ille, quamquam Socraticis madet
Sermonibus, te negleget, horridus: 10
Narratur et prisci Catonis
Saepe mero caluisse virtus.

Tu lene tormentum ingenio admoves
Plerumque duro; tu sapientium
Curas et arcanum iocoso 15
Consilium retegis Lyaeo ;

Tu spem reducis mentibus anxiis
Viresque et addis cornua pauperi,
Post te neque iratos trementi
Regum apices neque militum arma. 20

Te Liber et si laeta aderit Venus
Segnesque nodum solvere Gratiae
Vivaeque producent lucernae,
Dum rediens fugat astra Phoebus.

TRADUZIONE

O mia coetanea (era console Manlio quando siamo nati), contieni forse voci lamentose? Sprazzi d’allegria? Oppure battibecchi e dissennati amori? Contieni, anfora bonaria, un quieto sonno?

Con qualunque etichetta tu conservi in te raccolto il Massico, meriti che un giorno singolare ti rimuova. E allora scendi, visto che Corvino è intenzionato ad ammannirci vini un po’ più blandi.


Imbevuto com’è di dialoghi socratici, pure non s’impunterà sino a disdegnarti: dicono, del resto, che Catone stesso (quello antico) amasse ravvivare la virtù tuffandola nel vino.

Un dolce turbamento infondi in animi per solito gagliardi, tu che le inquietudini dei saggi e le loro più segrete riflessioni sai svelare tra i sollazzi di Lieo, tu che in spiriti angosciati ridesti la speranza e vigore difensivo aggiungi al povero, tanto che avendoti bevuto non paventa più le ire delle teste coronate e le armi dei soldati. Libero e (qualora voglia, lieta, intervenire)
Venere e le Grazie aliene dal troncare il nodo che le unisce e inestinguibili lucerne ti prolungheranno fino a che, Febo metterà le stelle in fuga.
(trad. M. Beck)

NOTE SINTATTICHE

1)    Console Manlio – ablat. Assoluto
5-8) quocumque..servas – prop. Relativa
quocumque..nomine –  ablat. di modo -per qualunque scopo
digna- vocativo, collegato con pia testa
moveri: infinito passivo retto da digna
Corvino iubente – ablativo assoluto con valore causale
Promere languidiora  vina – infinito retto da iubente
9-10) quamquam..madet: prop. Concessiva (sogg. Ille)
horridus-. Predicativo riferito al soggetto ille
11-2) narratur…virtus – costruzione personale di narror
(il sogg. è virtus prisci Catonis)
mera – ablat. di mezzo
13-16) ingenio duro – dativo retto da admoves
plerumque – avverbio da collegare a duro
sapientium = sapientum
17-20) viris = vires
pauperi – dativo da collegare a cornua
trementi – dativo da collegare a pauperi
iratos..apices – c. oggetti retti da trementi
21-24 te – oggetto di producent
si laeta aderit Venus – prop. Condiz.
Nodum sovere dum…Phoebus –prop. Temporale retta
 da dum e con sogg. Phoebus

NOTE STILISTICHE

2-4) seu…seu – anafora
13-21) Tu…tu…tu…Te – anafora con poliptoto
13) lene tormentum – ossimoro
18) et addis – anastrofe (=addisque et vires et cornua)
19) iratos..apices – ipallage (iratos è riferito logicamente a regum)

CONTESTUALIZZAZIONE

4) pia testa – l’anfora è detta pia, probabilmente perché il vino che contiene è sacro a Bacco. Testa indica propriamente ‘coccio di terracotta’, poi, per sineddoche è passato a indicare qualsiasi recipiente fatto di terracotta

5) Massicum – vino particolarmente apprezzato

7) descende – le anfore di vino erano riposte in una zona alta della casa (apotheca), sopra il camino, in modo che il vino invecchiasse meglio.
Corvino iubente – M.Valerio Messalla Corvino
9-10 Socraticis…sermonibus – con allusione alla filosofia in genere
10) prisci Catonis – Catone il Censore
16) Lyaeo – Bacco, da lyo (sciolgo), infatti Bacco era capace di sciogliere gli affanni
21) Liber – epiteto di Bacco
24) Phoebus – Apollo era venerato anche come il dio del sole
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Ipertesto sul vino in Orazio