ORAZIO: la gioia del banchetto e dell'amicizia
INVITO CONVIVIALE
ORAZIO, CARMINA, I,20
Raffinato esemplare di invito conviviale, motivo assai frequente in Alceo, tanto che gli alessandrini avevano intitolato “simposiaci” una intera raccolta di carmi di quest’ultimo, ma mentre in Alceo l’argomento centrale era quasi sempre ripreso dal mito eroico o da aspetti della vita della polis, in Orazio il carme è un semplice invito ad un amico. Nell'invito a Mecenate sono presenti i temi tipici della poesia oraziana: l'elogio della semplicità, sottolineato dal vile, modicis, e dal nec... neque che seguono, e quello dell'amicizia (Care Maecenas)
Vile potabis
modicis Sabinum
Care
Maecenas eques, ut paterni 5
Caecubum et prelo domitam Caleno |
TRADUZIONE
Vinello di Sabina in semplici boccali tu berrai: di quello che in un’anfora greca ho io stesso imbottigliato, con tanto di sigillo, il giorno in cui
Sarai certo abituato a degustare Cecubo e Caleno d’uva spremuta con il torchio; i miei bicchieri no, non sono mitigati da vitigni di Falerno o di Formia
collinare. (trad. M.Beck) |
CONTESTUALIZZAZIONE
1)- Sabinum- il Sabino veniva come ultimo nel catalogo enologico, ma questo Sabino era « vile » anche perché nuovo2)- graeca …testa - Terminata la fermentazione nei “dolia” (botti), il vino veniva conservato in anfore d’argilla (o in damigiane di vetro) con il collo chiuso da tappi di argilla o di sughero.
3-4) – conditum levi: - = ben travasato impeciai- conditum è voce tecnica
levi è da lino e indica l’otturazione del tappo (cortex) con gesso o con pece
datus…plausus- Mecenas, convalescente dalla malattia, viene applaudito in teatro
eques: dell’ordine equestre
9-12)- Caecubum…uvam- il Cecubo veniva primo nel catalogo enologico ed era dei vigneti di Fondi
Caleno- l’uva di Cales, in Campania (ipallage)
Falernae vites- anche il Falerno era vino pregiato e d’uso ufficiale e proveniva dal Massico, pure in Campania
Formiani…colles- vino di vigneti di Formia, cittadina laziale
NOTE STILISTICHE
Vile…modicis Sabinum cantharis : doppio iperbato incrociatoPotabis= tracannerai- il verbo, in evidente contrapposizione al bibes del v. 10, significa un bere alla buona e risponde bene al tono scherzoso dell’invito
Graeca quod: anastrofe
Testa- metonimia
5-6 simul et- anastrofe
7- redderet- è riferito anche a ripae per zeugma
9-12- prelo domitam Caleno…uvam: ipallage (l’aggettivo Caleno è riferito a prelo anziché ad uvam)
AD SODALES
ORAZIO, CARMINA, I, 37
Nonostante l’intento propagandistico di Orazio che traspare anche dalla deformazione di alcuni dati storici (vix una sospes navis: in realtà Cleopatra era riuscita a fuggire con sessanta navi)-“ab Italia”- in realtà il combattimento avvenne in acque greche), la figura della regina-preda che non si lascia vincere, ma preferisce darsi la morte, esce vera vincitrice di questo duello.
Le parole-chiave del carme sono da ricercarsi nel “fatale monstrum” posto in incipit di strofa, dove
Monstrum sta ad indicare “segno divino, prodigio” e fatale è riferito anch’esso ad una volontà superiore, il Fato. Cleopatra non appare quindi più come la nemica da vincere, ma si staglia isolata come un essere superiore, unico ed invincibile che non teme la spada e non si piega ad alcuna vigliaccheria per aver salva la vita, anzi preferisce darsi la morte con le proprie mani.
Tutta l’ode ha un andamento circolare, a partire dalle feste e dai banchetti romani alla notizia della morte di Cleopatra, il cui ritmo allegro e movimentato è tradotto nel movimento rapido dei versi iniziali, al flash back dei versi 5-12 che sarcasticamente investono la regina ed i suoi seguaci di connotazioni negative per arrivare all’apparizione di Ottaviano quasi novello “deus ex machina” di plautiana memoria che”adurgens” arriva a risolvere la situazione, quasi volando anch’egli, come losparviero della similitudine. Ecco che, nel punto centrale del carme però, ad Ottaviano “cacciatore”, si contrappone il “fatale monstrum” Cleopatra che della “molle colomba” mantiene ben poco, se non un attimo di paura, subito vinto dalla volontà di darsi una nobile morte.
A partire da questo momento il carme, anziché un elogio di Ottaviano, diventa quasi un elogio della regina che, in un crescendo di virile coraggio, si sofferma anche a guardare i resti della propria reggia prima di uccidersi. E’ come se il personaggio prendesse la mano al poeta e lo affascinasse con la sua grandezza. Il carme, iniziato con i festeggiamenti e con l’elogio di Ottaviano, si chiude col trionfo( “triumpho” ) della regina attraverso la morte.
Nunc
est bibendum, nunc pede libero
Contaminato cum grege turpium
Remis adurgens accipiter velut
|
TRADUZIONE
Ora si deve bere, ora battere la terra coi piedi
scalzi e ornare il letto degli dei – era ormai tempo – con vivande dei Salii, o
amici.
Prima d’ora era sacrilegio prendere il Cecubo dalle
cantine degli avi, per tutto il tempo che una regina preparava folli rovine al
Campidoglio e sterminio all’impero Con una mandria appestata di uomini turpi, incapace di sperare alcunché e inebriata dalla fortuna propizia. Ma diminuì la sua follia una sola nave superstite al fuoco e Cesare riportò la sua mente sconvolta dal Mareotico ai veri timori, incalzandola al volo dall’Italia con le sue navi come lo sparviero con le tenere colombe o il veloce cacciatore con la lepre sui campi nevosi dell’Emonia per dare alle catene quel prodigio del destino. Ma essa, cercando di morire più nobilmente, né da donna temette la spada né guadagnò remoti liti in cambio della veloce flotta, anzi osò vedere la reggia abbattuta con volto sereno e, coraggiosa, maneggiare i serpenti aspri, per assorbirne lo scuro veleno nel corpo, più fiera, dopo aver deciso la morte, come non accettando di esser portata via dalle navi liburniche per un superbo trionfo come donna comune lei, donna non umile. |
NOTE STILISTICHE
1: nunc..nunc= ripetizioneBibendum,pulsanda, tempus erat dapibus: due costruzioni simmetriche ed una diversa (variatio)
Salaribus dapibus= compl. di mezzo
v.7 dementis ruinas: enallage: folli rovine= rovine dovute alla follia
v.17 accipiter velut= anastrofe (similitudine)
fatale monstrum= all’inizio del verso mette in evidenza l’unicità del personaggio
monstrum= slittamento semantico da prodigio, essere eccezionale, in senso dispregiativo
VINO E BANCHETTO
COME MOMENTO DEL RICORDO E DELLA NOSTALGIA
ORAZIO, CARMINA II,6, AD SEPTIMIUM
Improvvisamente però quella dimensione magica e sognante viene interrotta dall’accenno alla propria morte pianta dall’amico, ma senza contrasti violenti, perché anche l’immagine della morte, così vicina alla vita (calentem favillam) viene come assorbita e sdrammatizzata dal paesaggio che la circonda e dalla presenza dell’amico.
Ille terrarum mihi praeter omnes 13 Angulus ridet, ubi non Hymetto Mella decedunt viridique certat Baca Venafro; Ver ubi longum tepidasque praebet Iuppiter brumas, et amicus Aulon Fertili Baccho minimum Falernis Invidet uvis. 25 Ille te mecum locus et beatae Postulant arces ; ibi tu calentem Debita sparges lacrima favillam Vatis amici. |
TRADUZIONE Più di tutti quell’angolo del mondo mi sorride, ove il miele è pari quello dell’Imetto e gareggia con Venafro la verde oliva, dove più lunga è primavera, il cielo miti inverni concede e l’Aulone, caro al fecondo Bacco, non invidia l’uva falerna. Quel luogo, quegli ameni colli, insieme ci vogliono: colà debito pianto sulle ceneri calde verserai del vate amico.
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CONTESTUALIZZAZIONE
15-16) viridi…Venafro- cittadina che si trova in provincia di Isernia, nel Molise, ed è ancora famosa per i suoi uliveti.
18) Aulon – in greco significa vallata; famosa per le sue lane e i suoi vigneti
19-20) Falernis…uvis – il vino Falerno era prodotto nel territorio di Formia
24) calentem favillam – allude alla cremazione del corpo sul rogo
NOTE STILISTICHE
14-15 non dedecunt – litote
15-17) viridique…Venafro.. ver- allitterazione della v
18) Iuppiter- per metonimia indica il clima, regolato da Giove
brumas- metonimia per hiemes. Brumae da brevissuma (soot. Dies) indica
il giorno più breve dell’anno, cioè il solstizio d’inverno
3) debita lacrima – singolare collettivo
ORAZIO, CARMINA, II,7 AD POMPEIUM VARUM GRATULATIO
Varo è ora tornato alla vita civile e viene festosamente accolto da Orazio con brillanti e gioiose immagini conviviali. Il Massico avrà il potere di far dimenticare ogni avversità. Orazio ricrea l’atmosfera del convivio classico, durante il quale viene sorteggiato il re del banchetto che ha il potere di indicare il numero dei bicchieri che si potranno bere. L’animazione e la rapidità dei versi ricreano acusticamente il movimento e l’eccitazione di questa specie di orgia bacchica.
Longaque fessum militia latus Depone sub lauru mea, nec Parce cadis tibi destinatis. 20 Oblivioso levia Massico Ciboria exple, funde capacibus Unguenta de conchis. Quis udo Deproperare apio coronas Curatve myrto? Quem Venus arbitrum 25 Dicet bibendi ? Non ego sanius Bacchabor Edonis: recepto Dulce mihi furere est amico. |
TRADUZIONE Poi, sotto il mio alloro stenderai le membra logorate dalla lunga militanza, e largamente mescerai dagli orci riservati a te. Le coppe levigate riempile di Massico, di vino smemorante; versa balsami oleosi da capaci ampolle. Chi s’incarica, veloce, d’intrecciare lo stillante appio e il mirto in forma di ghirlande? Chi sarà da Venere indicato quale arbitro del bere? Nell’orgia non sarò meno sfrenato degli Edoni: dolce delirio, ora che l’amico ho riabbracciato |
23) conchis – sono vasi unguentari a forma di conchiglia
deproperare- indica l’azione frettolosa del puer che deve intrecciare i serti di apio e di mirto. Gli antichi credevano che le corone di mirto impedissero le esalazioni vinose.
25-26) quem…bibendi- allude all’uso conviviale di sorteggiare il re che avrebbe dettato le norme del convito e stabilito il numero di bicchieri da bere. Il sorteggio si faceva con gli astragali (tali) che avevano quattro facce utilizzabili. Se ne gettavano quattro per volta, o a mano o col bussolotto sopra la tavola: tra le moltissime combinazioni la peggiore era detta canis e presentava il numero uno, la migliore era Venus con numeri diversi.
Bacchabor- detto umoristicamente, quasi si accingesse ad un’orgia bacchica
Edonis- tribù della Tracia, proverbiale per l’intemperanza nel bere
NOTE STILISTICHE
18) longaque fessum militia latus: doppio iperbato incrociato
latus: sineddoche per corpus
21-22) oblivioso levia Massico ciboria: doppio iperbato incrociato
23-25) quis…quem: anafora
ORAZIO, EPISTULAE, I, 5
Si tratta di un invito per una cena modesta, dove però tutto sarà ben curato per onorare l’ospite che potrà abbandonarsi alle gioie del vino. Nel componimento vengono sviluppati i temi dell’amicizia, della ricerca della semplicità, della rinuncia alle ricchezze e alle vane speranze sul futuro, del carpe diem e soprattutto il tema della gioia di vivere che occupa il momento centrale dell’epistola e si esprime attraverso l’elogio della ebrietas, che ricorda Alceo, costante modello della poesia oraziana.
Il motivo dell’invito a cena è un topos della poesia lirica (cfr. carme 13 di Catullo).
Ho posto quest’epistola a conclusione del mio lavoro di analisi e di confronto, in quanto meglio di ogni altro brano si presta a riassumere le molteplici tematiche oraziane collegate al bere e al banchetto, quali quella dell’amicizia, del carpe diem, del sapersi accontentare (aurea mediocritas), dell’ispirazione poetica, dello scioglimento delle angosce, della rivelazione dei segreti, della concretizzazione delle speranze, dello spirito di combattività che il vino sa infondere anche ai codardi, in una parola della gioia di vivere, seppur temporanea, che esso concede ai mortali.
Metro:esametro dattilico catalettico in disyllabum
Si potes Archiacis conviva recumbere lectis, |
TRADUZIONE
Se come invitato sei disposto a sdraiarti su un triclinio d’Archia, se ti adatti a mangiare misto di verdura in una ciotola modesta, t’attendo a casa mia, Torquato, in sul calar del sole. Berrai vino travasato al tempo del secondo consolato di Tauro, tra Minturno paludosa e Petrino in territorio di Sinuessa. Se ne hai di migliore, fammelo avere; altrimenti accetta la mia offerta. |
CONTESTUALIZZAZIONE
1) Archiacis..lectis: dal contesto si deduce che Archia doveva essere
di modeste condizioni; i “letti” sono i triclini sui quali i Romani si
sdraiavano- appoggiandosi su un gomito- per mangiare.
3) supremo…sole – “al calar del sole”, cioè, visto che siamo in
settembre (cfr. V, 9). Tra le diciassette e le diciotto. A Roma le cene
iniziavano presto e continuavano anche per tutta la notte.
5) Tauro – è Tito Statilio Tauro, console per la seconda volta nel 26
a.C. Si deve inoltre tener conto che i vini, dopo la fermentazione
negli orci, venivano travasati nelle anfore dove rimanevano almeno tre
o quattro anni, quindi quest’epistola è stata scritta tra il 23 e il 22
e non dopo il 20.(anno della pubblicazione del primo libro delle
Epistulae)
Il vino offerto a Torquato è stato travasato nella zona tra Minturno e
Petrino (intorno all’odierna Mondragone), una fascia costiera tra Lazio
e Campania, dove si produceva dell’ottimo vino.
9) et Moschi causam – il retore Mosco, accusato di veneficio, fu difeso da Torquato
nato Caesare- Ottaviano era nato il 23 settembre, quindi l’epistola è stata scritta il 22 settembre.
NOTE MORFOSINTATTICHE
1-3- si potes…recumbere..nec…times – protasi di un periodo ipotetico della realtà, la cui apodosi è manebo
Archiacis lectis- ablativo di luogo retto da recumbere
Conviva- apposizione predicativa del soggetto sottinteso (tu)
Olus omne- accusativo retto da cenare usato transitivamente
Modica patella- ablativo di luogo
4-5- iterum Tauro (sott. Consule)- ablativo assoluto con valore temporale
palustris = palustres
8-11- levis= leves
12 quo- avverbio interrogativo di moto a luogo, con valore di complemento di fine (a che scopo)
mihi fortunam- da legare con un sottinteso “concedis”
13-5- parcus..severus – aggettivi sostantivati soggetti di adsidet
insano – dativo di un aggettivo sostantivato
6-8- ebrietas – soggetto della prop. Interr. Ind. Introdotta da quid
ratas – part. Pass. Con valore passivo
artis=artes
19- fecundi calices..disertum – prop. Interr. diretta col pronome interrogativo posposto
fecere= fecerunt
20- contracta..in paupertate – compl. Di stato in luogo figurato con valore concessivo
NOTE STILISTICHE
2- patella- diminutivo di patina, ad indicare la sobrietà della cena
10- veniam somnumque – endiadi
20- contracta quem non in paupertate- anastrofe (quem) ed iperbato
contracta-solutum- ossimoro
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Ipertesto sul vino in Orazio