Il vino nella poesia di Orazio
Testi a confronto
Testo
FRANCESCO REDI, DAL BACCO IN TOSCANA
EBBREZZA DI BACCO
EBBREZZA DI BACCO
INTRODUZIONE
FRANCESCO REDI
Francesco Redi nasce ad Arezzo nel 1626 e muore a Pisa nel 1698. Laureatosi in medicina e filosofia, divenne in seguito medico di corte della famiglia Medici. Esperto conoscitore di lingue e dialetti, fece parte dell’Accademia della Crusca, tra gli addetti alla correzione del Vocabolario.
Membro dell’Accademia del Cimento, a lui si devono interessanti scoperte biologiche, descritte nei suoi trattati, tra cui le Osservazioni intorno alle vipere e le Esperienze intorno alla generazione degli insetti. Di tutta la sua opera poetica è rimasto celebre il ditirambo Bacco in Toscana del 1685, un tripudiante elogio del vino, felicemente ritmato dal variare dei metri. Ha composto inoltre numerose odi, canzonette, sonetti nei toni leggiadri dell’Arcadia di cui fu uno dei fondatori.
Bacco, chiamato anche Dioniso- il suo culto non ha origine solo nell’antica Grecia, ma anche in regioni più orientali come l’Asia Minore. Egli era figlio di Zeus e di Semele, che però morì fulminata, perché incapace di sostenere la vista del dio in tutta la sua potenza. Zeus allora salvò il figlio che Semele portava in grembo, e lo nascose nella coscia, perché sfuggisse all’ira e alla gelosia di Era. Quando fu il tempo, Dioniso uscì fuori dalla coscia del padre, e fu così che “nacque due volte”, come significava appunto il suo nome. In epoca classica Dioniso divenne il dio del vino, della vite, che era la sua pianta sacra, e dei riti orgiastici. Egli veniva festeggiato con cortei e processioni festose e chiassose, a cui partecipavano Fauni, Satiri ed esseri legati alla terra e alla sua fertilità, nonché le Baccanti, donne invasate e in preda a delirio mistico. I cortei in onore del dio Dioniso sono all’origine delle prime rappresentazioni teatrali: la commedia, la tragedia e il dramma satiresco.
Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, e di Pasifae. Si innamorò dell’eroe Teseo e lo aiutò in
segreto a uscire dal Labirinto, dandogli un gomitolo che Teseo srotolò per poter ritrovare la via del ritorno. Arianna fuggì con l’eroe ateniese, ma questi l’abbandonò addormentata sull’isola di Nasso. Al suo risveglio, la giovane fu trovata da Dioniso, che, conquistato dalla sua bellezza, volle sposarla e portarla con sé sull’Olimpo.
Tutto il ditirambo in onore di Bacco è giocato su immagini che ne evocano altre, poi altre ancora, con frequenti riprese di motivi precedentemente cantati. La metrica molto varia e la scorrevolezza dei versi rendono quest’opera molto piacevole e a tratti mimetica degli sbalzi d’umore di chi è ubriaco per mezzo di improvvisi mutamenti di metro o di particolari accostamenti e ripetizioni di parole. Il protagonista è Bacco in persona, ubriaco, che parla e descrive strane sensazioni dovute all’effetto del vino.
Membro dell’Accademia del Cimento, a lui si devono interessanti scoperte biologiche, descritte nei suoi trattati, tra cui le Osservazioni intorno alle vipere e le Esperienze intorno alla generazione degli insetti. Di tutta la sua opera poetica è rimasto celebre il ditirambo Bacco in Toscana del 1685, un tripudiante elogio del vino, felicemente ritmato dal variare dei metri. Ha composto inoltre numerose odi, canzonette, sonetti nei toni leggiadri dell’Arcadia di cui fu uno dei fondatori.
Bacco, chiamato anche Dioniso- il suo culto non ha origine solo nell’antica Grecia, ma anche in regioni più orientali come l’Asia Minore. Egli era figlio di Zeus e di Semele, che però morì fulminata, perché incapace di sostenere la vista del dio in tutta la sua potenza. Zeus allora salvò il figlio che Semele portava in grembo, e lo nascose nella coscia, perché sfuggisse all’ira e alla gelosia di Era. Quando fu il tempo, Dioniso uscì fuori dalla coscia del padre, e fu così che “nacque due volte”, come significava appunto il suo nome. In epoca classica Dioniso divenne il dio del vino, della vite, che era la sua pianta sacra, e dei riti orgiastici. Egli veniva festeggiato con cortei e processioni festose e chiassose, a cui partecipavano Fauni, Satiri ed esseri legati alla terra e alla sua fertilità, nonché le Baccanti, donne invasate e in preda a delirio mistico. I cortei in onore del dio Dioniso sono all’origine delle prime rappresentazioni teatrali: la commedia, la tragedia e il dramma satiresco.
Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, e di Pasifae. Si innamorò dell’eroe Teseo e lo aiutò in
segreto a uscire dal Labirinto, dandogli un gomitolo che Teseo srotolò per poter ritrovare la via del ritorno. Arianna fuggì con l’eroe ateniese, ma questi l’abbandonò addormentata sull’isola di Nasso. Al suo risveglio, la giovane fu trovata da Dioniso, che, conquistato dalla sua bellezza, volle sposarla e portarla con sé sull’Olimpo.
Tutto il ditirambo in onore di Bacco è giocato su immagini che ne evocano altre, poi altre ancora, con frequenti riprese di motivi precedentemente cantati. La metrica molto varia e la scorrevolezza dei versi rendono quest’opera molto piacevole e a tratti mimetica degli sbalzi d’umore di chi è ubriaco per mezzo di improvvisi mutamenti di metro o di particolari accostamenti e ripetizioni di parole. Il protagonista è Bacco in persona, ubriaco, che parla e descrive strane sensazioni dovute all’effetto del vino.
Quali strani capogiri D’improvviso mi fan guerra? Parmi proprio che la terra Sotto i pié mi si raggiri; ma se la terra comincia a tremare, 5 e traballando minaccia disastri, lascio la terra, mi salvo nel mare. Vara, vara quella gondola Più capace e ben fornita, ch’è la nostra favorita. 10 Su questa nave, che tempre ha di cristallo, e pur non pave del mar cruccioso il ballo, io gir men voglio 15 per mio gentil diporto, conforme io soglio, di Brindisi nel porto, purché sia carca di brindisevol merce 20 questa mia barca. Su voghiamo, navighiamo, navighiamo infino a Brindisi: Arianna, brindis, brindisi. Oh bell’andare Per barca in mare Verso la sera Di primavera| Venticelli e fresche aurette 30 |
Dispiegando ali d’argento, sull’azzurro pavimento tesson danze amorosette, e al mormorio de’ tremuli cristalli sfidano ognora i naviganti ai balli. 35 Su voghiamo, navighiamo, navighiamo infino a Brindisi: Arianna, brindis, brindisi. Passavoga, arranca, arranca: 40 che la ciurma non si stanca, anzi lieta si rinfranca, quando arranca verso Brindisi: Arianna, brindis, brindisi. E se a te brindisi io fo 45 Perché a me faccia il buon pro, Arianuccia, vaguccia, belluccia, cantami un poco, e ricantami tu sulla mandola la cuccuruccu, la cuccuruccu, 50 la cuccuruccu; sulla mandola cuccuruccu. Passa vo’ Passa vo’ Passavoga, arranca, arranca; 55 Che la ciurma non si stanca, anzi lieta si rinfranca, quando arranca, quando arranca in verso Brindisi: Arianna, brindis, brindisi. 60 |
Testo
VINO COME SPUNTO PER RIFLESSIONI SUL SIGNIFICATO DELLA VITA
LORENZO DE’ MEDICI, IL TRIONFO DI BACCO E ARIANNA
LORENZO DE’ MEDICI, IL TRIONFO DI BACCO E ARIANNA
INTRODUZIONE
LORENZO DE' MEDICI (Firenze, 1449-92)
Uomo politico e letterato italiano, assunse dopo la morte del padre Piero di Cosimo, nel 1469, il governo di Firenze, consolidando la signoria con abili riforme costituzionali. Dopo la partecipazione alla guerra veneto-ferrarese e l’intervento risolutore nella Congiura dei baroni, divenne il supremo moderatore delle contese tra gli stati italiani.
Politico geniale, protettore di artisti, filosofi e letterati, fu egli stesso scrittore eclettico: dalla narrativa di tipo boccaccesco, alla lirica petrarchesca, al componimento comico-realistico che ha per modello Pulci, all’idillio rusticale Nencia da Barberino. Dopo il 1484 le sue opere sono pervase da un maggiore realismo. Scrisse molte opere destinate al popolo, come le Laudi, le Canzoni a ballo, i licenziosi Canti carnascialeschi, tra i quali è celebre la Canzone di Bacco, animata da un ritmo facile e incalzante.La sua opera riflette i caratteri dell’umanesimo fiorentino del secondo Quattrocento.
Bacco, chiamato anche Dioniso- il suo culto non ha origine solo nell’antica Grecia, ma anche in regioni più orientali come l’Asia Minore. Egli era figlio di Zeus e di Semele, che però morì fulminata, perché incapace di sostenere la vista del dio in tutta la sua potenza. Zeus allora salvò il figlio che Semele portava in grembo, e lo nascose nella coscia, perché sfuggisse all’ira e alla gelosia di Era. Quando fu il tempo, Dioniso uscì fuori dalla coscia del padre, e fu così che “nacque due volte”, come significava appunto il suo nome. In epoca classica Dioniso divenne il dio del vino, della vite, che era la sua pianta sacra, e dei riti orgiastici. Egli veniva festeggiato con cortei e processioni festose e chiassose, a cui partecipavano Fauni, Satiri ed esseri legati alla terra e alla sua fertilità, nonché le Baccanti, donne invasate e in preda a delirio mistico. I cortei in onore del dio Dioniso sono all’origine delle prime rappresentazioni teatrali: la commedia, la tragedia e il dramma satiresco.
Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, e di Pasifae. Si innamorò dell’eroe Teseo e lo aiutò in segreto a uscire dal Labirinto, dandogli un gomitolo che Teseo srotolò per poter ritrovare la via del ritorno. Arianna fuggì con l’eroe ateniese, ma questi l’abbandonò addormentata sull’isola di Nasso. Al suo risveglio, la giovane fu trovata da Dioniso, che, conquistato dalla sua bellezza, volle sposarla e portarla con sé sull’Olimpo.
Già Carducci aveva definito questa ballata “empito dell’allegria”, ed effettivamente essa contiene un invito a divertirsi il più possibile, il più presto possibile. Seppur per mettere in rilievo la malinconia, qui è cantata un’ebbrezza diffusa e vasta ed infatti, dietro il movimento cadenzato e rapido dei ritmi e delle rime che sembra riprodurre lo scorrere veloce del tempo, ritorna, ossessivo e martellante il ritornello che ammonisce sulla brevità della vita. La gioia, l’ebbrezza, l’amore e tutti gli aspetti più lieti sono, per così dire, “risucchiati” dal continuo ammonimento e risultano, quindi, venati di profonda malinconia.
Politico geniale, protettore di artisti, filosofi e letterati, fu egli stesso scrittore eclettico: dalla narrativa di tipo boccaccesco, alla lirica petrarchesca, al componimento comico-realistico che ha per modello Pulci, all’idillio rusticale Nencia da Barberino. Dopo il 1484 le sue opere sono pervase da un maggiore realismo. Scrisse molte opere destinate al popolo, come le Laudi, le Canzoni a ballo, i licenziosi Canti carnascialeschi, tra i quali è celebre la Canzone di Bacco, animata da un ritmo facile e incalzante.La sua opera riflette i caratteri dell’umanesimo fiorentino del secondo Quattrocento.
Bacco, chiamato anche Dioniso- il suo culto non ha origine solo nell’antica Grecia, ma anche in regioni più orientali come l’Asia Minore. Egli era figlio di Zeus e di Semele, che però morì fulminata, perché incapace di sostenere la vista del dio in tutta la sua potenza. Zeus allora salvò il figlio che Semele portava in grembo, e lo nascose nella coscia, perché sfuggisse all’ira e alla gelosia di Era. Quando fu il tempo, Dioniso uscì fuori dalla coscia del padre, e fu così che “nacque due volte”, come significava appunto il suo nome. In epoca classica Dioniso divenne il dio del vino, della vite, che era la sua pianta sacra, e dei riti orgiastici. Egli veniva festeggiato con cortei e processioni festose e chiassose, a cui partecipavano Fauni, Satiri ed esseri legati alla terra e alla sua fertilità, nonché le Baccanti, donne invasate e in preda a delirio mistico. I cortei in onore del dio Dioniso sono all’origine delle prime rappresentazioni teatrali: la commedia, la tragedia e il dramma satiresco.
Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, e di Pasifae. Si innamorò dell’eroe Teseo e lo aiutò in segreto a uscire dal Labirinto, dandogli un gomitolo che Teseo srotolò per poter ritrovare la via del ritorno. Arianna fuggì con l’eroe ateniese, ma questi l’abbandonò addormentata sull’isola di Nasso. Al suo risveglio, la giovane fu trovata da Dioniso, che, conquistato dalla sua bellezza, volle sposarla e portarla con sé sull’Olimpo.
Già Carducci aveva definito questa ballata “empito dell’allegria”, ed effettivamente essa contiene un invito a divertirsi il più possibile, il più presto possibile. Seppur per mettere in rilievo la malinconia, qui è cantata un’ebbrezza diffusa e vasta ed infatti, dietro il movimento cadenzato e rapido dei ritmi e delle rime che sembra riprodurre lo scorrere veloce del tempo, ritorna, ossessivo e martellante il ritornello che ammonisce sulla brevità della vita. La gioia, l’ebbrezza, l’amore e tutti gli aspetti più lieti sono, per così dire, “risucchiati” dal continuo ammonimento e risultano, quindi, venati di profonda malinconia.
Quant’è bella giovinezza
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto sia
Di doman non c’è certezza.
Quest’è Bacco e Arianna, 5
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti
Sono allegre tuttavia. 10
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non c’è certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti 15
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballon, salton tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza. 20
Queste ninfe anche hanno caro
Da loro essere ingannate:
non può fare Amor riparo
se non gente rozze e ingrate;
ora insieme mescolate 25
ballon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto sia
Di doman non c’è certezza.
Quest’è Bacco e Arianna, 5
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti
Sono allegre tuttavia. 10
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non c’è certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti 15
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballon, salton tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza. 20
Queste ninfe anche hanno caro
Da loro essere ingannate:
non può fare Amor riparo
se non gente rozze e ingrate;
ora insieme mescolate 25
ballon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
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Ipertesto sul vino in Orazio