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Tra tecnica e scienza

Aspetti tecnico-scientifici

COME SI FA UN RESTAURO logo

RESTAURO E DEGRADAZIONE: Il restauro di opere d’arte è un lavoro molto complesso e delicato, in quanto un restauratore (seguendo l’etica del restauratore) deve sempre avere rispetto dell’artista e non trasformare l’opera su cui agisce (al contrario del decoratore che interviene sull’opera). Il restauratore non lavora da solo, ma in una equipe, composta ad esempio da storici dell’arte e da chimici. Quest’ultimi sono fondamentali, in quanto l’opera (nel nostro caso una scultura) è soggetta ad agenti esterni che la trasformano. Trovandosi all’aperto, gli agenti più significativi sono: lo smog e l’inquinamento, le piogge acide, e infine, muschi, alghe e licheni, che coprono l’intera tomba. Questi fenomeni di degradazione si possono dividere in fisici (che possono essere gli sbalzi termici che causano spaccature nel marmo e di conseguenza entrano all’interno del marmo i vari muschi) e chimici (che comprendono le sostanze inquinanti, le piogge acide e l’effetto serra, che corrodono l’opera cambiando la sua composizione chimica). I prodotti utilizzati dal restauratore devono essere reversibili in modo che si possano sempre rimuovere in futuro qualora vengano fatti altri interventi di restauro. Tutto il lavoro va relazionato e fotografato per avere un resoconto del prima e del dopo. Molto importante dopo il restauro è la manutenzione, soprattutto se l’opera si trova all’aperto. Un esempio di restauro ben condotto è la tomba di bronzo di Berthe Grosso Bonnin dello scultore Baroni):
Durante il loro lavoro, i restauratori sono protetti da: guanti, occhiali, mascherina e a volte si aiutano con il bisturi.
PIOGGE ACIDE: L’acidità delle piogge è dovuta alla presenza di anidride carbonica che, combinandosi con l’acqua, da una soluzione debolmente acida: H2O+CO2 --> H2CO3. L’acidità è inoltre dovuta alla presenza di biossido di zolfo (SO2) e di biossido di azoto (NO2), che combinandosi con una molecola d’acqua, formano rispettivamente l’acido solforoso (H2SO3) e l’acido nitrico (2HNO3+NO->), che sono due acidi forti e abbassano il pH delle piogge. Le piogge acide sono una minaccia per il patrimonio monumentale e artistico. Il carbonato di calcio che costituisce il marmo, in presenza di acido solforico (trasportato dalle piogge acide), si trasforma in gesso: CaCO3+H2SO4 --> CaSO4+H2O+CO2 Il solfato di calcio si lascia facilmente dilavare quindi la superficie del monumento si corrode e diventa bianchissima. Nelle zone del monumento più riparate, si ha accumulo di
solfato di calcio (CaSO4) e di particelle carboniose, dovute alla combustione incompleta degli idrocarburi, dal riscaldamento domestico o industriale, che si depositano sotto forma di macchie scure. Offrono maggior resistenza alle piogge acide i materiali la cui composizione chimica è a base di silicio (porfidi e graniti).
ALGHE, MUSCHI E LICHENI: le alghe afferiscono ad un raggruppamento, rappresentato da organismi di struttura semplice, autotrofi, unicellulari o pluricellulari, che producono energia chimica per fotosintesi, generando ossigeno e che non presentano una differenziazione in tessuti veri e propri. i muschi sono piccoli vegetali molto primitivi, che crescono in luoghi umidi e sono privi di tessuto vascolare. Sono caratterizzati da fusti poco sviluppati e strutture fogliformi e possono accumulare nei loro tessuti grandi quantità di liquidi. I licheni, invece, sono derivanti dall'associazione di due individui: un organismo autotrofo e un fungo. Essi vivono in simbiosi, traendo vantaggio a vicenda: il fungo, eterotrofo, sopravvive grazie ai composti organici prodotti dalla fotosintesi dell'alga, mentre quest'ultima riceve in cambio protezione, sali minerali ed acqua. Siccome la tomba è situata in un ambiente molto umido sono cresciuti sopra di essa innumerevoli muschi, licheni e alghe che hanno trasformato la sua superficie fino a non farla più sembrare marmo. Per la rimozione di essi si è proceduto ad una spolveratura e successivamente all’applicazione di materiali chimici che ne hanno rimosso solo una parte poiché la restante è, ormai, diventata parte del monumento.
FORMAZIONE E RIMOZIONE CROSTA NERA: la crosta nera viene a formarsi da un accumulo di polveri e inquinamento che si depositano sulla scultura. Tra questa e la crosta nera si crea una fessura al cui interno c’è molta umidità e permette l’insediamento e la crescita di alghe, muschi e licheni. La crosta nera, dopo anni, diventa parte della scultura stessa e, con agenti chimici, si può provvedere alla rimozione parziale. La prima operazione da compiere è la spolveratura per poter applicare materiali di ripulitura veri e propri che sono in grado di togliere la cosiddetta polvere secolare. Si applica un impacco composto da polpa di carta e acqua demineralizzata e deionizzata e lo si lascia agire sulla scultura per un tempo prestabilito dalle prove di pulitura svolte precedentemente. Di conseguenza i microrganismi presenti nella crosta nera, muoiono, rilasciando a volte un colore che altera l’aspetto del marmo. Una volta rimosso l’impacco si risciacqua l’opera e si eliminano i resti con spazzole o con l’idropulitrice. A questo punto si usa il bicarbonato di sodio in soluzione satura (NaHCO3) o il carbonato di sodio (Na2CO3) insieme al bicarbonato di ammonio (NH4HCO3). Il risultato sarà un marmo molto bianco. Dopo di che si passa alla stuccatura con sabbia, calce e polvere di marmo e si applica il consolidante, per impregnare il marmo, il fissativo e la cera microcristallina (rende il marmo liscio e lucido e lo protegge nel tempo) . Grazie al consolidante si evita un futuro sgretolamento causato da agenti atmosferici. Oggigiorno per questa operazione viene usato il silicato di etile (C2H5)2SiO3), sostituendo il vecchio prodotto paraloid il quale rendeva il marmo troppo lucido; il silicato di etile risulta più naturale in quanto diviene parte del marmo stesso.

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