ALDA MERINI
Le mie impronte digitali
prese in manicomio
hanno perseguitato le mie mani
come un rantolo che salisse la vena della vita,
quelle impronte digitali dannate
sono state registrate nel cielo
e vibrano insieme
ahimè
alle stelle dell'Orsa maggiore
....................
Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
né gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c'è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra siepe.
Voi entrate nell'uragano dell'universo
come coloro che si gettano nell'inferno
e trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire
e di chi sta per nascere.
.....................
Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
|
APPARATO DIDATTICO
-
Il testo della poetessa distingue nettamente un "noi" da un "voi". Chi si nasconde, secondo te, dietro queste persone?
-
Di quali "ingredienti" ha bisogno il poeta per produrre le sue opere?
-
Da quali versi del testo si percepisce nettamente la
"diversità dell'artista"?
|
ANTONIO LIGABUE
Antonio Ligabue è stato a lungo considerato un pittore naif e solo successivamente è stato inserito tra i grandi esponenti dell’espressionismo. La sua esperienza di vita, difficile e dolorosa fin dalla prima infanzia, emerge prepotentemente dalle sue opere che esprimono le sofferenze e le paure dell’uomo. Il suo approccio all'arte è decisamente autobiografico: i rifiuti affettivi ed i continui abbandoni lo portano a rappresentare la vita come una continua tortura.
Ligabue percepisce l'esistenza come combattimento perenne governato dalle leggi naturali; questo suo messaggio nasce dalla paura di non essere accettato dalla società, paura per la quale soffre profondamente, di cui si sente vittima, che lo porta ad isolarsi sempre di più, ma che lo spinge anche verso l'arte.
Nelle sue opere rappresenta la sua situazione di isolamento, il suo sentirsi preda e quindi vittima della società, con scene che ritraggono animali, vittime e carnefici della legge naturale del più forte.
|
OSCAR WILDE
"Il poeta viveva in campagna fra i prati e i boschi; ma ogni mattina si recava nella grande città a molte miglia oltre i colli nella nebbia azzurra. E ogni sera faceva ritorno. E nella luce del crepuscolo i bambini e la gente gli si riunivano intorno a sentirgli narrare tutte le cose meravigliose che aveva visto quel giorno nei boschi, e lungo il fiume, e sulle vette dei colli.
Narrava di come i piccoli fauni scuri si affacciavano a spiarlo dalle verdi foglie della foresta.
Narrava delle nereidi dalle verdi chiome che si erano levate dal lago di vetro, cantando per lui con le arpe.
Narrava anche del grande centauro che gli era venuto incontro sulla vetta del colle, e quindi era corso via al galoppo ridendo in una nuvola di polvere.
Queste ed altre cose meravigliose il poeta narrava ai bambini e alla gente che gli si riunivano intorno ogni sera mentre le ombre si facevano spesse e cadeva il grigio crepuscolo.
Narrava storie meravigliose delle stupende creazioni della sua mente, poichè egli era colmo di belle fantasie.
Ma un giorno il poeta, tornando dalla grande città e attraversando il bosco, vide per davvero i piccoli fauni scuri che lo spiavano attraverso le foglie verdi. E quando giunse al lago le nereidi dai capelli verdi si levarono per davvero dall'acqua di vetro e cantarono per lui con le arpe. E quando giunse sulla vetta del colle un grande centauro passò al galoppo in una nuvola di polvere, e rise.
Quella sera, quando la gente e i bambini gli si riunirono intorno alla luce del crepuscolo per sentire tutte le cose meravigliose che aveva visto durante il giorno, il poeta disse loro:
<Non ho niente da raccontarvi, perchè oggi non ho visto nulla>;
perchè quel giorno, per la prima volta in vita sua, aveva visto la realtà, e per un poeta, la fantasia è realtà e la realtà non è nulla.
"Il poeta"-
poesia in prosa raccontata da Oscar Wilde; testo in appendice a V. Holland, Son of Oscar Wilde, London 1954. Dall'introduzione de Il ritratto di Dorian Gray a cura di Masolino D'amico.
|
APPARATO DIDATTICO
-
In che cosa consiste, per il poeta, il fascino della fantasia?
-
E perchè, nel momento in cui essa diventa realtà, perde interesse ai suoi occhi?
-
Quale rapporto si stabilisce fra il poeta e la gente?
|