Le rane chiedono un re

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Le rane chiedono un re

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Attività di lettura

Fedro, I,2 

Giuseppe Giusti 

 

Athenae cum florerent aequis legibus,
procax libertas civitatem miscuit,
frenumque solvit pristinum licentia.
Hic conspiratis factionum partibus
arcem tyrannus occupat Pisistratus.
Cum tristem servitutem flerent Attici,
non quia crudelis ille, sed quoniam grave
omne insuetis onus, et coepissent queri,
Aesopus talem tum fabellam rettulit.
'Ranae, vagantes liberis paludibus,
clamore magno regem petiere ab Iove,
qui dissolutos mores vi compesceret.
Pater deorum risit atque illis dedit
parvum tigillum, missum quod subito vadi
motu sonoque terruit pavidum genus.
Hoc mersum limo cum iaceret diutius,
forte una tacite profert e stagno caput,
et explorato rege cunctas evocat.
Illae timore posito certatim adnatant,
lignumque supra turba petulans insilit.
Quod cum inquinassent omni contumelia,
alium rogantes regem misere ad Iovem,
inutilis quoniam esset qui fuerat datus.
Tum misit illis hydrum, qui dente aspero
corripere coepit singulas. Frustra necem
fugitant inertes; vocem praecludit metus.
Furtim igitur dant Mercurio mandata ad Iovem,
adflictis ut succurrat. Tunc contra Tonans
"Quia noluistis vestrum ferre" inquit "bonum,
malum perferte". Vos quoque, o cives,' ait
'hoc sustinete, maius ne veniat, malum'. 

 

Fedro riferisce la favola agli Ateniesi dei tempi di Pisistrato (VI secolo a.C.), paragonandoli alle rane che, dopo aver insistito per avere un sovrano, si ritrovarono in preda di un vorace serpente che le divorò tutte. In realtà l'autore latino maschera sotto quella degli Ateniesi la società romana dei suoi tempi, pavida e chiassosa, invitandola a contentarsi di sovrani nullafacenti ma innocui, per evitare di cadere dalla padella nella brace.

 

  

Al Re Travicello
Piovuto ai ranocchi,
Mi levo il cappello
E piego i ginocchi;
Lo predico anch’io
Cascato da Dio:
Oh comodo, oh bello
Un Re Travicello !

Calò nel suo regno
Con molto fracasso;
Le teste di legno
Fan sempre del chiasso.
Ma subito tacque,
E al sommo dell’acque
Rimase un corbello
il Re Travicello.

Da tutto il pantano
Veduto quel coso,
E’ questo il Sovrano
Così rumoroso?
(S’udì gracidare)
Per farsi fischiare
Fa tanto bordello
Un Re Travicello?

Un tronco piallato 
Avrà la corona? 
O Giove ha sbagliato, 
Oppur ci minchiona.
Sia dato lo sfratto 
Al Re mentecatto, 
Si mandi in appello 
Il Re Travicello ».

Tacete, tacete; 
Lasciate il reame, 
O bestie che siete, 
A un Re di legname. 
Non tira a pelare, 
Vi lascia cantare, 
Non apre macello 
Un Re Travicello.

 Là là per la reggia 
Dal vento portato, 
Tentenna, galleggia; 
E mai dello Stato 
Non pesca nel fondo: 
Che scenza di mondo! 
Che Re di cervello 
E’un Re Travicello!

Se a caso s’adopra 
D’intingere il capo, 
Vedete? di sopra 
Lo porta daccapo 
La sua leggerezza. 
Chiamatelo Altezza, 
Chè torna a capello 
A un Re Travicello.

Volete il serpente 
Che il sonno vi scuota? 
Dormite contente 
Costì nella mota,
O bestie impotenti:
Per chi non ha denti,
E' fatto a pennello
Un Re Travicello!

Un popolo pieno 
Di tante fortune, 
Può farne di meno 
Del senso comune. 
Che popolo ammodo, 
Che Principe sodo, 
Che santo modello 
Un Re Travicello!

Giuseppe Giusti, autore fiorentino dell'Ottocento, allude con sarcasmo ancora maggiore ai regnanti imbelli e inefficaci del suo tempo, continuando a preferirli ai tiranni crudeli, che farebbero il male del popolo. Il quale deve, suo malgrado, scegliere con rassegnazione il male minore.

   

Immagine di Teresa Ducci

rane

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Completare la traduzione con le espressioni mancanti

Mentre Atene fioriva con leggi giuste, l'eccesso di libertà creò disordini tra i cittadini e allentò l'antico freno.

Allora il tiranno Pisistrato con una cospirazione occupa la rocca della città.

Gli Attici si lamentavano , non perchè lui fosse crudele, ma perchè loro non erano abituati  a quel regime , e allora Esopo raccontò questa favoletta.

Le rane, vagando libere per le paludi, chiesero con grande strepito a Giove un re che con la forza contenesse i costumi dissoluti. Il padre degli dei si mise a ridere e diede loro , che appena inviato atterrì quella razza paurosa con il movimento dell'acqua e il fragore improvviso . Poi, dal momento che giaceva immobile in mezzo al fango, una delle rane tirò fuori la testa dallo stagno e chiamò a raccolta le altre. Quelle, deposta la paura, per avvicinarsi e come una folla petulante saltano sopra al legno. Dopo averlo , mandarono a chiedere a Giove un altro re, perchè quello che era stato dato loro era inutile. Allore Giove inviò loro un serpente, che cominciò con i denti voraci. Esse invano cercavano di scappare; la paura bloccava loro la voce. Poi si rivolgono a Mercurio, perchè dica a Giove di venire in aiuto delle poverette. Ma il Tonante rispose: "Dal momento che non avete voluto tenervi il bene, ora sopportatevi il male".

E anche voi cittadini, disse Esopo, tenetevi questo male, perchè non ne venga uno peggiore.

Studio di un caso
Parodia di Giacomo Ferrera

Le rane libere

nei loro stagni

a Giove chiesero

con alti lagni

la bella grazia

d'avere un Re

e gracidavano

gre gre, guè guè.

Giove bonario

udì l'appello;

gettò nell'acqua

Re Travicello.

Le rane dissero:

gre gre, guà guà,

sovrano simile

per noi non va.

A questa replica

Giove furente

alle pettegole

gettò un serpente.

Le rane tremano,

ognuna scappa;

intanto il rettile

già se le pappa.

Ma le superstiti

di quel convito

rorganizzarono

un bel partito.

Gente abilissima

tosto si manda

dovunque a svolgere

la propaganda:

è per il popolo,

per il suo bene.

Votate Biscia,

che vi conviene!

La voce perfida

ormai dischiude

le vie recondite

della palude,

s'espande rapida,

divien teoria,

scienza, politica,

filosofia.

Il serpe mangia

tutto contento:

dominio in crescita,

rane in aumento...

Ed i politici,

ben tutelati,

rischi non corrono

d'esser mangiati.

Anzi, amministrano

tutto il potere,

prendono il popolo

per il sedere.

 

Provate a svolgere l'analisi metrica della poesia di Giusti e della versione parodiata moderna. Quali sono le somiglianze e quali le differenze? Sortiscono effetti diversi? E se sì, quali?

Immagini di Teresa Ducci e Lucia Maria Izzo

bastone