l' uomo e l'universo
Aristotele
INTRODUZIONE
immagine di L.M.IzzoUN COSMO PERFETTO, FINITO, IMMUTABILE ED ETERNO
La visione più organica e completa dell'universo proveniente dall'antichità classica risale ad Aristotele, filosofo greco vissuto nel IV secolo a.C. Egli concepiva il cosmo come perfetto, finito, immutabile ed eterno, composto da una serie di sfere concentriche dotate di moto circolare uniforme intorno a un centro statico, la Terra. Al di fuori dell'universo non esistono né luogo né tempo, se non l'assoluto di un primo motore immobile e divino; tutto l'esistente è contenuto all'interno del moto perpetuo dei corpi celesti e condiziona la vita terrena.La concezione aristotelica, formalizzata dal cartografo ellenistico Tolomeo, venne ereditata dalla Chiesa e dalla scienza medievale, che coniugarono abilmente il sistema tolemaico con la visione cristiana dell'uomo e del mondo. La Terra manteneva così la sua centralità di pianeta "cardine" dell'universo, segno dell'attenzione che Dio rivolge all'uomo, ma nel contempo restava lontanissima da Lui, che realizzava nel mondo la sua volontà e la sovrintendeva dall'esterno, dall'Empireo e dall'eternità.
Attività di lettura
Aristotele, De caelo I, 9, 279a
È evidente dunque che fuori del cielo non c'è neppure luogo, né vuoto, né tempo. Perciò gli enti di lassù non son fatti per essere nel luogo, né li fa invecchiare il tempo, né si dà alcun mutamento in nessuno degli enti posti al di là dell'orbita più esterna, ma, inalterabili e sottratti ad ogni affezione, trascorrono essi tutta l'eternità in una vita che di tutte è la migliore e la più bastante a se medesima. [...] È di lassù che dipende, per gli uni più manifestamente, per gli altri meno visibilmente, anche l'essere e la vita di quant'altro esiste. Ed anche, come nelle trattazioni a carattere generale e divulgativo intorno alle cose divine, viene spesso in evidenza nel ragionamento che sempre il principio divino primo e supremo è di necessità sottratto ad ogni mutamento; ciò che, stando così, attesta la verità di quanto abbiamo detto. Non c'è infatti un altro ente ad esso superiore che possa imprimergli il movimento - questo sarebbe infatti più divino di esso -, né ha in sé nulla di vile, né è in difetto di alcuno dei beni ad esso propri. Ed è conformemente a ragione che il primo cielo si muove di un moto incessante: tutti i corpi infatti cessano di muoversi una volta pervenuti nel luogo ad essi proprio, mentre per il corpo circolare uno e il medesimo è il luogo donde il moto inizia ed in cui ha fine.
Domanda a Scelta Multipla
Come si configura secondo Aristotele lo stato degli enti
ipotizzabili oltre il cielo?
Sono inalterabili, eterni e completamente autosufficienti | |
Dipendono da ulteriori entità che imprimono loro il movimento | |
Si muovono di moto circolare uniforme |
Perché secondo Aristotele il moto circolare è perfetto?
Perché, data la sua ciclicità, non ha né inizio né fine | |
Perché la divinità viene in genere immaginata come sferica | |
Perché si sottintende la teoria palingenetica dell'eterno ritorno |
Che cosa significa "perfetto" secondo Aristotele?
Infinito e non intellegibile alla mente umana | |
Compiuto in se stesso e non necessitante di altro | |
Contenuto da altre entità con le quali si integra |
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