Lucrezio

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L'UOMO E L'UNIVERSO

 

Icona iDevice INTRODUZIONE
EPICURO E LA SFIDA AL CIELO
immagine di L.M.Izzo 
La poesia filosofica di Lucrezio, autore latino del I secolo a.C., si propone di introdurre nel mondo romano le teorie materialistiche greche, secondo le quali l’intero universo è regolato da processi puramente meccanici. In base a questa concezione, è del tutto insensato ipotizzare l’influsso di potenze sovrannaturali come gli dèi, e di conseguenza averne timore.
Il filosofo greco che per primo svelò questa verità al mondo per liberare gli uomini dal terrore superstizioso fu Epicuro (III secolo a.C.). Egli, al di sopra di un’umanità prona e in preda alla paura, osò levare gli occhi a quell’universo sterminato e, in qualche modo, profanarne i tabu millenari. Lucrezio ne tesse un mirabile elogio in questi versi, esaltando la sfida del singolo uomo contro la potenza minacciosa del cosmo.



Icona iDevice Testo
Lucrezio, Sulla Natura, I, 62-79
Testo latino


Lucrezio, Sulla Natura, I, 62-79
Traduzione


Humana ante oculos foede cum vita iaceret

in terris oppressa gravi sub religione,

quae caput a caeli regionibus ostendebat

horribili super aspectu mortalibus instans,

primum Graius homo mortalis tollere contra

est oculos ausus primusque obsistere contra;

quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti

murmure compressit caelum, sed eo magis acrem

inritat animi virtutem, effringere ut arta 70

naturae primus portarum claustra cupiret.

ergo vivida vis animi pervicit et extra

processit longe flammantia moenia mundi

atque omne immensum peragravit mente animoque,

unde refert nobis victor quid possit oriri, 75

quid nequeat, finita potestas denique cuique

quanam sit ratione atque alte terminus haerens.

quare religio pedibus subiecta vicissim

opteritur, nos exaequat victoria caelo.

Quando la vita umana sulla terra giaceva spregevole

davanti agli occhi, schiacciata dal peso della superstizione,

che mostrava la testa dalle regioni celesti

incombendo sugli uomini col suo aspetto terribile,

un uomo greco, mortale, osò per la prima volta

alzare gli occhi,e per primo sfidarla;

né la fama degli dèi, né i fulmini,

né il cielo col suo rumore minaccioso lo fermarono,

anzi gli eccitarono ancor più la fiera forza d’animo,

tanto che desiderò spezzare per primo

i cardini stretti delle porte della natura.

Allora la sua vivida forza d’animo ebbe la meglio e si spinse

ben al di là delle fiammeggianti mura del mondo,

e vagò con la mente e con l’animo attraverso lo spazio immenso,

e da lì ci riferisce quel che può nascere e quel che non può,

e infine secondo quale criterio ogni entità abbia un potere definito

e un termine altamente fissato. Ed ecco che la superstizione,

a sua volta calpestata, soccombe, e la vittoria ci avvicina al cielo.


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Il Graius homo, Epicuro, dà alla soluzione del problema cosmologico un significato
  
estetico
etico
escatologico

La religio , di cui parla Lucrezio al verso 2, è
  
Risultanza di conquiste della ragione, fondate sull’osservazione dei fenomeni naturali
Religione animistica e politeistica, che attribuisce ad esseri soprannaturali i fenomeni celesti
Fede in un dio , che ha creato l’universo e ad esso provvede

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Individuare  e commentare le espressioni che nei versi 72-79 indicano l’orgoglio di  Lucrezio  per l’intelligenza umana

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