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I FILM

 

C

Il caimano

 

La trama in breve

Un produttore di B movie cerca l’idea giusta per salvare la sua casa di produzione dal fallimento. Coltiva un progetto, ma la sua vita viene sconvolta da una giovane sceneggiatrice che vuole realizzare un film su Berlusconi…

Recensione

Non scomoderò la categoria del “bello” per parlare di questo film: non è adeguata a discuterne e non è questo che il regista vuole.
Né mi addentrerò nelle polemiche, nelle accuse e nelle difese (tutto ciò spesso a priori…) pro e contro il film: ne sapete fin troppo…
Vi racconterò, piuttosto, come ho vissuto personalmente la proiezione, una settimana giusta prima delle elezioni.
Sono uscita dal cinema con la mente piena di pensieri e con una amarezza di fondo, nemmeno troppo sommessa, scaturita dall’immedesimazione nella vicenda del protagonista, cui dà corpo ed anima il sempre ottimo Silvio Orlando, la cui capacità di attrazione nei confronti dello spettatore è, a mio avviso, globale, nel senso che Orlando ti cala addosso con tutto ciò di cui è portatore cinematografico: storia, emozioni, passioni del personaggio ed è sempre così, almeno nei film che ha interpretato per Moretti.
Nel caso specifico, è una storia di sconfitte umane e professionali e di sogni che ogni volta cercano di riappropriarsi di se stessi, fino allo scioglimento finale.
Una storia per uno dei tanti che non si adeguano allo stile dominante e per i quali la sconfitta stessa è l’interfaccia pubblico.
Centro dell’azione è il nostro Paese e i cambiamenti del suo tessuto civile, politico, etico degli ultimi decenni. Tre storie si intrecciano nel film, in un nesso che ad alcuni è sembrato labile, ma che trovo corposamente inciso nello stile personalissimo ed estremamente riconoscibile di Nanni Moretti: un regista che non lascia indifferenti e che, in ogni caso, suscita grandi e contrastanti passioni.
Un film da vedere, in ogni caso, un film per riflettere ed una frase, un pensiero che non voglio definire profetico: ve la lascio così come si lasciano gli almanacchi: da sfogliare, da leggere, da dimenticare in un cassetto, da ritrovare al bisogno. Ecco la frase, tutta di Moretti e in cui c’è tutto Moretti:
“ È inutile fare un film sulla storia di Berlusconi perché tutti sanno già tutto e poi lui ha già vinto: ci ha cambiato la testa trent’anni fa”.

(Maria Zeno)

 

 

La cospirazione

 

Tratto dal romanzo di John Le Carré “Il giardiniere tenace” racconta l’amore di Justin Quaile, un Ralph Fiennes convincente e calibrato in ogni momento, e Tessa, interpretata da Rachel Weisz con una passione ed una mobilità espressiva notevole che le hanno appena meritato un oscar come miglior attrice non protagonista. Lui un diplomatico con la passione serena del giardinaggio, lei pasionaria sino in fondo, sino alla morte, che scopre un intrigo gigantesco, un complotto ai danni dell’uomo, inconsapevole e derelitto di un’Africa lontana nello spazio e nel tempo. Lo sfondo e il nodo problematico sono altri: un Kenia delle meraviglie, che pare uscito dai migliori libri di fotografie paesaggistiche, e lo sfruttamento sordido e tragico delle multinazionali del farmaco che fanno dell’Africa il terreno delle sperimentazioni più bieche.
Il cuore della vicenda è quello, il giallo si gioca lì, nella scoperta a piccoli passi della manipolazione sugli umani, i derelitti della terra, vittime inconsapevoli di un gioco più grande di loro, di noi tutti.È quello che non ha soluzioni, che non offre sbocchi positivi, che non si può arginare con le deboli forze di chi crede nella giustizia, come tentare di svuotare un oceano con un bicchiere. Atto di accusa, non politico, umano piuttosto, dito puntato contro un delitto i cui responsabili recitano la loro parte da protagonisti in un mondo /palcoscenico che può offrire solo foto di orrore alla messa in scena della vita e non soluzioni.
Regia, quella di Fernando Meirelles, a mio parere poco convincente nei ritmi narrativi in diversi punti, con scene da documentario che tolgono un po’ di respiro alla storia, rallentano ritmi e abbassano il livello della violenza dell’accusa, pur rimanendo pregevoli rimarcazioni della bellezza apparentemente incontaminata di un continente infelice. Più interessante il paesaggio umano, denso e tragico. Attenzione altalenante sulle due vicende parallele, di amore e morte. Un viaggio, in entrambi i casi, alla scoperta del “cuore” delle cose. Da vedere e da discutere

(Sonia Nicoletta Solomonidis)

 

 

Criminali da strapazzo

 

La trama in breve

Ray Zinkler, ex detenuto impiegato come lavapiatti, e sua moglie Frenchy decidono di aprire un negozio di biscotti; in realtà il negozio è solo una copertura per …
Recensione Chi ama Woody Allen, troverà in questa commedia brillante i classici ingredienti della sua comicità: la battuta bruciante, l’aria di chi è capitato per caso nella vita che vive, la sfortuna e l’arte di ridersi addosso…
La vicenda, in sé esile, è il classico plot narrativo degli inganni e della banda di piccoli malviventi in bilico fra sfortuna ed incapacità organizzativa.
Ricorda i nostrani soliti ignoti, la gang di ladruncoli, senza però che il film abbia il guizzo geniale della Commedia di Monicelli.
Tutto sommato, un paio d’ore di sano svago, qualche risata, ma insomma… siamo lontani dal grandioso Allen di Zelig o di La rosa purpurea del Cairo e, men che mai, di Manhattan.
Ne ho citati molti? Mi sa che devo dedicare al grande Allen una monografia!

(Maria Zeno)

 

 

 

La Classe

 

La trama in breve


François è un giovane professore di francese in una classe media di una scuola multirazziale della periferia parigina. Tenta, con il suo metodo d'insegnamento, di istruire gli alunni, consapevole che solo una buona istruzione potrà aiutarli ad uscire dalla loro condizione. Ma non tutti gli studenti capiscono le intenzioni del professore e spesso il senso di frustrazione e di emarginazione riaffiora in loro con atteggiamenti insolenti ed irrispettosi. Il professore si troverà dinanzi a un caso che lo metterà in una posizione difficile.


Recensione


Vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2008 il film, senza enfasi né retorica, mette in luce i reali problemi e la complessità del rapporto alunni-professori e le dinamiche di una classe eterogenea e multirazziale.
Presenta una scuola in difficoltà, priva di strumenti per far fronte ai comportamenti provocatori degli studenti, che, suo malgrado, si ritrova ad utilizzare solo sospensioni ed allontanamenti
È un film che permette di leggere la solitudine dei professori nell’affrontare quotidianamente classi difficili e ne rivela tutta la loro umanità attraverso una esplicita crisi "di rigetto" di un professore, stremato da situazioni ingestibili e faticose. Non dà né risposte né ricette, ma fotografa quella quotidianità scolastica, fatta di reazioni immediate e dinamiche contrapposte, sconosciute o quantomeno molto lontane dalla percezione che il resto della società ha della scuola.
Un film in cui ogni insegnante si riconosce nel difficile compito di gestire ed integrare le diverse culture, etnie e razze che sono presenti nelle classi di oggi.
Assolutamente da non perdere!


(Teresa Ducci)
 

 

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